Mary Shelley: differenze tra le versioni

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*Imparate dal mio esempio, se non dalle mie parole, quanto sia pericoloso acquisire la [[conoscenza]] e quanto sia più felice l'uomo convinto che il suo paese sia tutto il mondo, di colui che aspira a un potere più grande di quanto la natura non conceda. (1991, p. 54)
*Niente è più doloroso per la mente umana della calma mortale dell'inattività e del disincanto che fa seguito alle emozioni provocate da una rapida successione di eventi, cancellando dall'anima ogni speranza e anche ogni paura. (2011, p. 111)
*Poteva essere l'uomo a un tempo possente, virtuoso e magnifico, eppure così vizioso e vile? [...] Per lungo tempo non riuscii a concepire come un uomo potesse spingersi ad assassinare il suo amico, o anche perché ci fossero leggi e governi [...]. Sentii parlare di divisione di proprietà, di ricchezze immense e di squallida miseria, di ceto, di discendenza e di nobiltà. [...] Ed io che ero? [...] Ero dotato di un aspetto spaventosamente deforme e ripugnante; non ero neppure della stessa natura dell'uomo. (cap. XII; 1992, p. 108, capitolo XII)
*Io mi nutro diversamente dall'uomo; non uccido l'agnello e il capretto per soddisfare il mio appetito: le ghiande e le bacche mi forniscono tutto il sostentamento necessario. La mia compagna avrà la mia stessa natura, e si accontenterà dello stesso nutrimento. Avremo delle foglie secche per letto, il sole splenderà su di noi come sull'uomo, e farà maturare il nostro cibo. Il quadro che ti presento è pacifico e umano: ammetti che potresti negarlo solo per un capriccioso esercizio di potere e crudeltà. (mostro di Frankenstein: 2016, p. 173)
*{{NDR|[[Ultime parole dai libri|Ultime parole]]}} «Ma presto – gridò con impeto triste e solenne – morirò e non sentirò più quello che sento adesso. Presto queste brucianti miserie si estingueranno. Salirò trionfante sul mio rogo funebre, ed esulterò nell'agonia delle fiamme divoratrici. La luce di questa conflagrazione svanirà; il vento disperderà le mie ceneri nel mare. Il mio spirito riposerà in pace; o, se penserà, non penserà certo in questo modo. Addio.» (mostro di Frankenstein: 1995, p. 291)
 
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*Mary Shelley, ''Frankenstein'', traduzione di Chiara Zanolli e Laura Caretti, Oscar Mondadori, Milano 2006.
*Mary Shelley, ''Frankenstein: ''ossia'' Il moderno Prometeo'', traduzione di Simona Fefè, Oscar Mondadori, Milano 2011. ISBN 978-88-04-50845-8
*Mary Shelley, ''Frankenstein: ''ossia'' Il moderno Prometeo'', traduzione di Simona Fefè, Oscar Mondadori, Milano, 2016. ISBN 978-88-04-67143-5
*Mary Shelley, ''Matilda'', traduzione di Mirella Billi, Marsilio Editore, Venezia, 2005.
*Mary Shelley, ''L'ultimo uomo'', traduzione di Maria Felicita Melchiorri, edizioni Giunti, Firenze 1997.