Pietro Anastasi: differenze tra le versioni

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*{{NDR|«Talvolta la critica ha sottolineato certe presunte lacune tecniche»}} Spesso capitava che anticipassi il pallone. Però rimaneva li, tra i miei piedi. Ed io, a quel punto, potevo fare la giocata desiderata.
*{{NDR|«Si è sempre considerato un centravanti?»}} Ho spesso giocato con il {{NDR|numero}} nove, ma il centravanti non l'ho mai fatto. Mi piaceva allargarmi, spaziare, servire i compagni.
*{{NDR|«E il Varese com'è che la scova in Sicilia?»}} Per caso. Il direttore dportivosportivo varesino Casati era al Cibali per assistere a Catania-Varese. Sarebbe dovuto ripartire con la squadra, ma lasciò il posto in aereo a una donna incinta. Il rinvio del volo di ritorno gli consentì di seguire il giorno dopo, sempre al Cibali, Massiminiana-Paternò. Anche se finì 0-0, mi vide e prese nota. Ero felice perché andavo in B a diciotto anni, avrei avuto una bella vetrina e qualche soldo in più. Ma avevo paura, perché andavo lontano per un'avventura che avrebbe potuto finire subito.
*{{NDR|Riferito all'approdo nella Juventus}} Il primo impatto con il mondo bianconero fu istruttivo. Era estate e andai in sede a incontrarmi per la prima volta con i nuovi dirigenti non pensando alla forma. Avevo una maglietta e un normale paio di pantaloni. Il presidente [[Vittore Catella|Catella]] mi disse: "La prossima volta si presenti in giacca e cravatta".
*{{NDR|Riferito al rapporto con l'allenatore [[Heriberto Herrera]]}} Un uomo molto rigido, maniacale. Incuteva timore [...]. Durante uno dei primi allenamenti mi trattò malissimo davanti ai compagni. Stavamo facendo una seduta tattica, io non ero abituato a certi metodi. A un certo punto mi dice: "Basta, ''cono'' {{NDR|stupido}}, vada fuori". Mi mandò via e fece entrare al mio posto [[Gianfranco Zigoni|Zigoni]] per farmi vedere come andava fatto il movimento. A me vennero le lacrime agli occhi dalla rabbia.