Manlio Cancogni: differenze tra le versioni

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*Dopo Caporetto<ref>Battaglia di Caporetto, {{cfr}} [[w:Battaglia di Caporetto|voce su Wikipedia]].</ref> erano divenuti famosi «i caimani del Piave»<ref>Caimani del Piave, {{cfr}} [[w:Caimani del Piave|voce su Wikipedia]].</ref>, Erano arditi<ref>Arditi, {{cfr}} [[w:Arditi|voce su Wikipedia]].</ref> specializzati nel traversare di nottetempo il fiume. Nudi, col corpo dipinto in modo da confondersi con il colore torbido dell'acqua e con la vegetazione delle rive, attraversavano a nuoto la corrente per andare a uccidere le vedette austriache. I «caimani» erano celebrati come esseri di leggenda, benché molti di coloro che si fregiavano di quel titolo, avessero fatto solo qualche bagno nelle acque fredde del Piave.<br>La leggenda nascondeva la realtà. Nascondeva fra l'altro che gli arditi erano in maggioranza ex detenuti, condannati spesso per omicidio o altri gravissimi reati, gente che si era arruolata nei reparti di assalto per riavere la libertà. (Capitolo primo, p. 13-14)
 
*Centinaia di ragazzi quel giorno<ref>Il 15 aprile 1919, a Milano, nazionalisti, fascisti, allievi ufficiali e arditi assaltarono e devastarono la sede del quotidiano socialista Avanti! {{cfr}} [[w:Avanti!|voce su Wikipedia]].</ref>diventarono fascisti. La vista della strage di tanta carta stampata li aveva esaltati. Sognavano di far subire la stessa sorte ai registri delle scuole, alle cattedre, e magari a qualche professore.<br>«L<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' non c'è più! L<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' non c'è più!» cantavano i fascisti tornando sui loro passi. Giunti in via Paolo da Cannobio si ammassarono sotto le finestre del ''Popolo d'Italia'' per renderrendere omaggio a Mussolini. (Capitolo primo, p. 27-28)
 
*L'indomani {{NDR|delle aggressioni degli squadristi}}, i contadini, i capilega o qualche dirigente socialista, andavano dai carabinieri a denunciare le bastonature, i ferimenti, le uccisioni, gli incendi, il saccheggio: i carabinieri li cacciavano via, e, se insistevano, li arrestavano. Avevano l'ordine di fare così. Nessuno osava testimoniare contro il capitano [[Cesare Forni|Forni]] che si faceva vedere in pubblico durante il giorno, alto e grosso, con la faccia spavalda, come se niente fosse accaduto. Eppure tutti sapevano che era alla testa delle squadre. (Capitolo terzo, p. 69)