Romano Bracalini: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*L'aulica aristocrazia piemontese aveva tradizioni di severità e bigotteria. Diplomatici e viaggiatori erano unanimi nel riconoscere che non esisteva in Italia una città più regolare e noiosa di [[Torino]]: "il cortigiano vi è fastidioso, il cittadino assai triste, il popolo devoto e superstizioso"<ref>La definizione era del marchese De Sade. {{NDR|N.d.A}}</ref>. (II Madame Marguerite, p. 28)
 
*Margherita {{NDR|nei ricevimenti al Quirinale}} ci teneva a mostrarsi minuziosamente informata su ogni ospite. Ci pensavano le sue dame a fornirle un cenno biografico di ciascuno, e lei imparava a memoria le parole da dire. Era capitato che mancando un invitato, aveva rivolto al secondo la lezione imparata per il primo. La situazione era diventata comica, ma nessuno aveva osato informarla dell'errore. Così i celibi erano stati scambiati per maritati, i matematici per poeti; e così via fino alla tragica conclusione della serata. (VI Il Quirinale di Bilial, p. 80)
 
*Quando la regina venne riammessa nella stanza {{NDR|ove giaceva il corpo del marito, il re Umberto, ucciso da Gaetano Bresci}}, si gettò sul cadavere avvolto nel sudario pronunciando la frase famosa con la quale molti giornali intitolarono gli articoli commemorativi: "Questo è il più grande delitto del secolo".<br>[[Umberto I di Savoia|Umberto]] fu pianto ma non rimpianto. [[Luigi Capuana]] affermò che "c'era nel suo animo qualche cosa di chiuso, d'impenetrabile, di cui era indizio un invincibile scetticismo e un grave scoramento", ma che questa morte lo riscattava poiché "il sangue aveva virtù espiatorie"<ref>"Natura e Arte", N. 18, anno 1900, 15 agosto. {{NDR|N.d.A}}</ref>. (XIX Per quel suo sangue vermiglio, p. 240)