Jean Cau: differenze tra le versioni

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*La Juventus è adorata dai tifosi che ne sono gelosi, la sorvegliano passo passo, ne conoscono tutti i pregi ma sono pronti a rimproverarle impietosamente i minimi difetti, la obbligano ad essere bella e sempre giovane malgrado gli ottant'anni e più, criticano appena delude ma cadono in ginocchio appena, dopo l'adulterio della sconfitta, ritorna verso di loro con la vittoria. Insomma la Juve è una donna, un'amante e una madre tutto assieme. È Venere che qualche volta ti mette le corna ed allo stesso tempo è la Madonna sempre vergine. Pagana e cattolica.<ref>Citato in [[Giovanni De Luna]], ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0017/articleid,0895_02_1990_0039_0017_18512268/ La Juve delle passioni e le anime di Torino]'', ''La Stampa'', 12 febbraio 1990, p. 17.</ref>
==Citazioni da ''Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo'' (Ciarrapico, Roma 1985)==
*Il cavaliere, non potete immaginarlo, senza ridere, preso in un qualsiasi dialogo. Possiede appena alcune parole e queste non potrebbero essere scambiate con un compagno come leggere palle colpite dalla racchetta. Lui dice, '''', o dice, ''no''. Afferma o rifiuta senza attorcigliare di commenti quel che dice. Non si può discutere con lui, è troppo semplice. Le parole di lui pronunciano l’Universale e formulano il Tutto. Non sa cavillare, ma vivere nel vero e morire per testimoniarlo con la sua morte. Sa che gli avvocati non sono mai così loquaci come quando difendono cause abominevoli. Odia quella setta. Io anche. È vestita di nero. Il cavaliere monologa certezze nette. (p. 51)
*Il bastardo è il cane del cavaliere, e questi è il cane del suo dio. Non è il dio dei papi, né dei teologi né dei chierici saputi che sfogliano libri ingialliti. Il suo dio è semplicissimo, composto dal Buon Dio dalla Madonna e da Nostro Signore Gesù Cristo. Non vi sono discussioni, non vi sono problemi. Dio esiste, categoricamente. Il Diavolo anche. Il Sole anche. Tutto è vero. (p. 42)
*Ho avuto certi risvegli, la notte e ho saputo che l’importante non è Dio, ma la fede in lui. Nulla esiste. Tutto è l’affermazione di questo Niente. (p. 43)