Alessandro Baricco: differenze tra le versioni

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*Ora tu pensa: un [[pianoforte]]. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. ''Tu'' sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88. ''Tu'' sei infinito. ''Questo'' a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu/<br>Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi/<br>Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita/<br>Se quella tastiera è infinita, allora/<br>Su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio/<br>Cristo, ma le vedevi le strade?/<br>Anche solo le strade, ce n'è a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una/<br>A scegliere una donna/<br>Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire/<br>Tutto quel mondo/<br>Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce/<br>E quanto ce n'è/<br>Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? A viverla.../<br>Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.<br>Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro. (pp. 56-57)
*Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. (p. 58)
*I [[desiderio|desideri]] stavano strappandomi l'[[anima]]. Potevo viverli, ma non ci sono riuscito.<br>Allora li ho ''incantati''. (p. 58)
*Il [[padre]] che non sarò mai l'ho incontrato guardando un [[bambino]] morire, per giorni, seduto accanto a lui, senza perdere niente di quello spettacolo tremendo, bellissimo, volevo essere l'ultima cosa che guardava al mondo, quando se ne andò, guardandomi negli occhi, non fu lui ad andarsene ma tutti i figli che mai ho avuto. (p. 59)
*È un lavoro di cesello. Ho disarmato l'infelicità. Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri. Se tu potessi risalire il mio cammino, li troveresti uno dopo l'altro, incantati, immobili, fermati lì per sempre a segnare la rotta di questo viaggio strano che a nessuno ho raccontato se non a te/ (p. 60)