Aldo Palazzeschi: differenze tra le versioni

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*La [[vita]] è come l'acqua, deve correre, guai se si ferma, baca.<ref>Da ''Vita'', in ''Tutti i romanzi'', vol. II, a cura di Gino Tellini, Mondadori, Milano, 2005.</ref>
*Le bellezze naturali mi incantano, ma la [[bellezza]] creata dall'uomo mi esalta, ragione per cui adesso io amo tanto [[Venezia]], perché lì è soltanto l'uomo che opera, è soltanto l'uomo che ha agito, che ha creato e da una pozzanghera ha tirato fuori questo grande miracolo.<ref>Dall'intervista televisiva di Carlo Mazzarella, ''Incontro con Aldo Palazzeschi'', 2 marzo 1965.</ref>
*Le città italiane hanno conservato e conservano aspetti della provincia, e ciò è un bene, non siamo ancora arrivati alle babeliche metropoli di milioni e milioni di abitanti, dove in genere la vita diventa un inferno.<ref>Dall'intervista di Rodolfo De Angelis, [http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/ritagliostampa/bncr_1963567/001 ''Colloquio con Palazzeschi''], s.t., 17-18 marzo 1955.</ref>
*{{NDR|Su [[Papa Giovanni XXIII]]}} Ma questo Papa è intelligente?, siamo sicuri che è intelligente? Tutti dicono che è simpatico, che è un bravo curato di campagna, che è meglio dell'altro... Ma lì in Vaticano ci vuole uno che la sappia lunga, un curato di campagna può essere la miglior persona del mondo, ma non può bastare! Io conosco Roncalli da quando era patriarca di Venezia: beh, le dirò francamente, se è intelligente, in che misura, non sono ancora riuscito a capirlo.<ref name=Ch63>Dall'intervista di Adolfo Chiesa, [http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/riviste/UM10029066/1963/n.11 ''Palazzeschi in salottino''], XV, 11, 12 marzo 1963, p. 11.</ref>
*Nel [[romanzo]] lo scrittore spiega tutte le sue facoltà, fra le quali la poesia tiene il primo posto: non vi aleggia come un angelo custode, ma ne è l'intima sostanza, proprio come facevano i nostri avi col poema.<ref name=Picchinov49>Dall'intervista di Mario Picchi, ''Sono nato poeta, muoio prosatore'', ''La Fiera letteraria, IV 46, 13 novembre 1949, pp. 1-2.</ref>
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*Il senso della [[poesia]] è nell'umanità quale è stato sempre e quale sempre sarà. La umanità vive inconsciamente la sua parte di poesia, o ne ha percezioni vaghe e fugaci, inafferrabili e informi. La poesia è nell'umanità come l'oro nelle grandi sabbie aurifere: tocca al poeta individuarlo, raccoglierlo e formarlo in piccole sbarre.
*La popolarità della [[poesia]] è una illusione. Popolare è invece la rettorica che le masse non possono oltrepassare e di cui si cibano abbondantemente. La poesia medesima diviene rettorica una volta preda delle masse. Le masse sono più forti della poesia. In ogni paese coloro che sono capaci di creare la poesia come coloro che hanno la capacità di intenderla, sono creature di eccezione, al di fuori della normalità.
 
{{Intestazione|Dall'intervista di Grazia Livi, ''La mia ricetta della felicità'', ''Epoca'', XIV, 651, 17 marzo 1963, p. 77}}
 
*[...] c'è qualcosa che non mi piace. Per esempio il gran baccano che si fa oggi attorno a un artista. Oggi non è l'opera che conta, ma è il personaggio: bisogna assolutamente costruire il personaggio, inventare il personaggio. [...] E invece in arte il personaggio non dovrebbe esistere, gli si dovrebbe proibire di comparire dietro la sua opera.
*Ho l'impressione che tutto questo progresso non porti affatto alla felicità, né alla sicurezza dell'uomo. Anzi, l'uomo è meno tranquillo, meno felice, in fondo, e gli si è senz'altro indebolito il sentimento religioso. Per colpa della scienza. E, invece, per vivere tranquillamente ci vuole una religione: via, non ci son dubbi.
*I giovani si adattavano alla loro situazione. Mentre oggi aspirano a una quantità di cose a cui un tempo non pensavano nemmeno. Vogliono tante cose anche perché corrono dietro ai popoli con un alto tenore di vita. [...] oggi si va galleggiando verso la superficialità.
*Il telefono io lo considero una violazione di domicilio.
*Il vero signore di cinquant'anni fa era modestissimo, cercava di passare inosservato. Il signore di oggi, invece, si vuol far rimarcare per forza e la sua ricchezza fa di tutto per buttarla in faccia a chi non ce l'ha. E così il volto di intere città è completamente cambiato. Firenze, per esempio, io me la ricordo ancora nella sua atmosfera granducale: era la città del centesimino, con la piccola gente che faceva la piccola vita sobria, corretta, con le donnine che andavano a prendere il latte col bricchettino. Oggi, invece, tutto questo è scomparso e ha ceduto il passo a una media borghesia che mangia bene, che spende: una serie di facce un po' anonime, grevi, che io non riconosco più passeggiando per il Ponte Vecchio, sui Lungarni.
*Io credo che l'artista debba spaziare al di sopra di tutti i problemi alla moda — oggi per esempio c'è la mania della scienza, della sociologia — e si debba occupare di ben altri problemi: quelli spirituali che riguardano l'uomo e che lo riguarderanno in eterno.
*Io penso che ci siamo portati un po' troppo sulle questioni pratiche. Oggi si dà una grande importanza ai nuovi bisogni, gli si corre dietro addirittura. Le faccio un esempio: un tempo la gente che aveva la pariglia e la carrozza, quanto sarà stata? Uhm, non più dell'un per cento della popolazione. Tutti gli altri si contentavano del proprio stato. Oggi, invece, tutti vogliono avere la carrozza, ovvero l'automobile, e se non ce l'hanno si sentono minorati.
*La scienza si impadronisce della natura e la sviscera fino a raggiungere gli astri, ma nello stesso tempo l'uomo spiritualmente se ne allontana.
*La vita cinquant'anni fa era più sentimentale. C'erano dei valori risorgimentali, dei sentimenti precisi e la gente ci si adeguava. No, non era ipocrisia, ma piuttosto erano gli artifizi del vivere. C'era un grande spirito di sacrificio e molta rassegnazione alle cose. Una donna, per esempio, sapeva che sposarsi e avere dei figli voleva dire salire un calvario. Lo sapeva, ci si adeguava, e questo le dava una gran forza. Oggi, invece, ho l'impressione che ci sia molta intolleranza, che il concerto dei rapporti umani sia molto più utilitario, e in un certo senso fisiologico. C'è molto realismo.
 
{{Intestazione|Dall'intervista di Enzo Siciliano, [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1117_01_1973_0250_0003_16212672/ ''Palazzeschi si diverte''], ''La Stampa'', 24 ottobre 1973}}