Etna: differenze tra le versioni

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*Nei primi giorni del dicembre 1888, venivo dal Pireo sopra un piccolo piroscafo mercantile, che doveva lasciarmi a [[Messina]]. Il mare ci castigò con una delle sue più matte burrasche, calmandosi poi, mentre ci avvicinavamo alla [[Sicilia]]. Salito sul ponte io guardai al firmamento cristallino e vidi una bianca curva seguirlo fino a un punto che mi sembrò lo zenit. Allora chiesi che fosse mai quello che gli occhi scoprivano. Mi fu risposto: «È l'elevazione dell'Etna che s'inarca per adattarsi alla curva del cielo».<br>Illusione? Realtà? Posso solo dire che non ho più dimenticato questa straordinaria visione. ([[Bernard Berenson]])
*Per vedere il cratere stesso e la lava, dobbiamo ancora salire fino a quel dorso di monte, sul quale nel 1883 i santi furono esposti contro la lava. Ancora pochi passi, e siamo arrivati sul piccolo rialto: davanti ai nostri occhi si stende, in tutto il suo terribile splendore, il campo dell'eruzione.<br>Ogni parola sarebbe vana per dipingere siffatto spettacolo, che supera ogni opinione e vince ogni descrizione. Avevo assistito, anni addietro, a una eruzione del Vesuvio; ma quale differenza tra quella e questa del monte siciliano. Il Vesuvio è un bambino in confronto a questo gigante! ([[Augusto Schneegans]])
*Si vede l'Etna dalla piana di Randazzo. E sembra il Fuji soprattutto quando i pendii sono innevati, ma attraversati da sciare infuocate. Una piana fertilissima, verso Randazzo. La vegetazione, i noccioleti, le gole dell’Alcantara, un incanto. ([[Toni Servillo]])
*Stamani mi sono levato alle ore 4'45 e mi sono messo al balcone della mia stanza per vedere l'[[alba]] sul'Etna. Il suo colore era [[argento]] e viola sopra un delicato rossore, che sembrava vermiglio di dentro. In vetta un diadema di [[neve]], e sotto, la collana delle nubi. La grande altezza della montagna non appariva tale per via dei suoi morbidi e lunghi fianchi. ([[Bernard Berenson]])
*''Tuona di orrende rovine | e vomita nel cielo una nube nera | fumante d'un turbine di pece e di ardenti faville''. ([[Publio Virgilio Marone]])