Albert Sánchez Piñol: differenze tra le versioni

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Creata pagina con "'''Albert Sánchez Piñol''' (1965 - vivente), scrittore e antropologo spagnolo. ==''Pagliacci e mostri''== *{{NDR|Riguardo Jean-Bedel Bokassa:}} Se lo si accusa di esser..."
 
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*La [[Repubblica Centrafricana]] era uno stato povero. Benché nel sottosuolo vi fossero alcuni giacimenti di minerali assai preziosi, la stragrande maggioranza della popolazione non viveva certo grazie a queste risorse. La posizione geografica non incoraggiaca gli interscambi; Bangui si trovava lontano dalle rotte commerciali con l'aggravante che nemmeno i paesi vicini disponevano di buone vie di comunicazione. Il peggio era però l'ossatura politica. La sovranità statale era una congettura. Parigi esercitava una tutela non esplicita, lì e in altri paesi dell'area. (p. 47)
*Bokassa aveva la rara capacità di saper mesolare comicità e tragedia. Credeva davvero che il trattamento riservatogli fosse ingiusto. Scrisse al Papa. Nessuna risposta. Scrisse al Segretario Generale dell Nazioni Unite. Nessuna risposta. Scrisse ad Amnesty International! Lui, che a suo tempo era stato uno dei governanti più denunciati dall'organizzazione a tutela dei diritti umani, ne chiedeva ora la protezione. Dimenticava che non c'era motivo per difenderlo. Il castello di sua proprietà, dove abitava, era un autentico palazzo che contrastava con i penitenziari che aveva creato in Centrafrica. (p. 56)
*L'Africa nera è fortemente condizionata da tutto quello che accade nella [[Repubblica Democratica del Congo]], l'ex Zaire. Uno stato immenso, settantatré volte più grande della Catalogna, ricco di rame, cobalto, diamanti, uranio e altre risorse strategiche. Una voce lucida sosteneva che «chi controlla lo Zaire, controlla l'Africa». Un'altra più lugubre sosteneva che «L'Africa ha la forma d una pistola e lo Zaire è il grilletto». Sarebbe dunque nefasto se un bandito qualunque arrivasse a controllare questa pistola geopolitica.</br>[[Mobutu Sese Seko]] non fu un ladro qualsiasi: è assai probabile che si sia trattato del peggior cleptomane a memoria d'uomo. La sua rapacità era del tutto priva di misura. Godendo di assoluta impunità, rubò tanto e tanto a lungo che il suo regno corsaro sembra frutto di una mente allucinata. (p. 77)
*La biografia di Joseph-Désiré Mobutu non è affatto degna di nota. Formatosi in una scuola cattolica, ben presto si arruolò nell'esercito coloniale. Diversamente da altri dittatori però, essendo destinato a una sezione di economato, non combatté mai. Qui sta il punto chiave della parabola vitale del giovane sergente. La scienza delle finanze dovrebbe dedicare approfondite ricerche a questo oscuro ufficio dell'amministrazione militare. Non sappiamo quali concrete lezioni abbia applicato Mobutu, doveva trattarsi di pura magia, fatto sta che nel decennio successivo egli era già diventato l'uomo più ricco del continente Africano. (p. 78)
*Alle masse si presentò come il patriota che restaura l'ordine. Curioso patriottismo il suo, in verita: un militare che, per debellare l'opposizione armata, non esita a far ricorso a mercenari stranieri.</br>Mobutu però non diede mai di sé l'immagine del tipico macellaio africano. A livello planetario, il suo berretto in pelliccia di leopardo, gli occhiali scuri e il bastone d'avorio, gli conferivano quell'aura un po' paternalistica e un po' pittoresca. La sua immagine, veneranda. I suoi modi, affabili. Il suo gusto per i vini francesi, eccellente. Quasi tutti i governi erano disposti a perdonargli che si proclamasse il Messia, il Redentore o il Timoniere. A ben guardare, non doveva essere per niente facile governare un paese immenso come lo Zaire. (pp. 78-79)