Clive Cussler: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Opere: Aggiunto informazioni
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
template:destra
Riga 5:
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Alta marea''===
<div style=text-align:right>{{destra|''10 dicembre 1948''<br>''Acque sconosciute''</div>}}
Le onde, già violente, diventavano più forti a ogni assalto del vento, e a tarda sera la bonaccia del mattino si era trasformata, come il dottor Jekyll, nella furia di Mister Hyde. Le creste di spuma bianca in cima alle onde alte come torri si rifrangevano in cortine di spruzzi salmastri, mentre le acque in tempesta e le nubi nere si fondevano sotto la sferza di una tormenta di neve in arrivo. Ormai era impossibile riconoscere il confine fra le acque e il cielo. Gli uomini a bordo del transatlantico ''Princess Dou Wan'', impegnato nella lotta contro le onde che s'innalzavano come montagne prima di abbattersi sulla nave, erano ignari del disastro incombente su di loro, a pochi minuti di distanza.
 
===''Atlantide''===
<div style=text-align:right>{{destra|''7120 a.C.<br>Attuale baia di Hudson, Canada''</div>}}
L'intruso proveniva dallo spazio. Era un corpo celeste nebuloso, antico quanto l'universo stesso, nato dal grembo di un'immensa nube di ghiaccio, rocce, polvere e gas nello stesso periodo in cui si erano formati i pianeti esterni del sistema solare, 4,6 miliardi di anni prima. Non appena le sue particelle disperse si erano condensate in una massa solida del diametro di oltre un chilometro e mezzo, aveva cominciato a sfrecciare in silenzio nel vuoto dello spazio, descrivendo un percorso che lo aveva portato verso un sole lontano, a metà strada dalle stelle più vicine, dopo un viaggio durato molte migliaia di anni.
 
===''Cyclops''===
<div style=text-align:right>{{destra|''9 marzo 1918<br>Mar dei Caraibi''</div>}}
La ''Cyclops'' aveva meno di un'ora di vita davanti a sé. Entro quarantacinque minuti, infatti, si sarebbe trasformata in una tomba collettiva per gli uomini a bordo: 309 persone in tutto, tra passeggeri e membri dell'equipaggio; una tragedia imprevista, una crudele beffa, che la cristallina serenità del cielo e il mare calmo e deserto non lasciavano minimamente supporre. Perfino i gabbiani che veleggiavano ormai da una settimana nella scia della nave, proseguivano con languida indifferenza nel loro volo planato alternato a improvvise picchiate, come se i loro sensi acuti, placati da quella dolce atmosfera, non presagissero il minimo allarme.
 
===''Dragon''===
<div style=text-align:right>{{destra|''6 agosto 1945''<br>''Isola di Shemya, Alaska''</div>}}
Il diavolo stringeva una bomba nella mano sinistra, un forcone nella destra, e sogghignava compiaciuto. Sarebbe apparso minaccioso se non fosse stato per le sopracciglia esageratamente folte e gli occhi a mezzaluna. Gli davano più l'aspetto di un folletto addormentato per l'espressione malvagia che ci si sarebbe aspettata dal padrone dell'inferno, benché indossasse il consueto vestito rosso e gli spuntassero le corna regolamentari e una lunga coda cuspidata. Stranamente le unghie dei piedi, simili ad artigli, erano avvinghiate a un lingotto d'oro marcato 24 carati.
 
Riga 29:
 
===''L'oro dell'inca''===
<div style=text-align:right>{{destra|''1533 d.C.''<br>''Un mare dimenticato''</div>}}
Vennero dal sud con il sole del mattino, baluginanti come fantasmi in un miraggio del deserto, mentre avanzavano sull'acqua accesa dai riflessi del sole. Le vele rettangolari di cotone delle imbarcazioni erano afflosciate, inerti, sotto il placido cielo azzurro. Non echeggiava neppure un comando mentre, in uno strano silenzio, gli uomini affondavano e spingevano i remi. In alto, un falco scendeva e risaliva come se guidasse i timonieri verso un'isola brulla che s'innalzava al centro del mare interno.
 
===''La città perduta''===
<div style=text-align:right>{{destra|''Alpi francesi, agosto 1914''</div>}}
Librandosi al di sopra delle maestose vette incappucciate di neve, Jules Fauchard lottava per la propria vita. Qualche minuto prima, il suo aereo si era schiantato contro un invisibile muro d'aria con una forza tale da fargli scricchiolare i denti. Le correnti ascensionali e discendenti scuotevano il leggero velivolo come un aquilone legato a un filo. Lo stomaco in subbuglio, Fauchard si opponeva alla turbolenza con la perizia acquisita grazie ai severi istruttori di volo francesi. D'un tratto, superata la zona perturbata, si abbandonò sollevato alla dolce brezza, ignaro di essere sull'orlo del disastro.
 
===''La stirpe di Salomone''===
<div align=right>{{destra|''Un luogo remoto, 900 a.C. circa''</div>}}
Il mostro emerse dalla foschia mattutina alla luce perlacea dell'alba. L'enorme testa dal muso allungato e le narici dilatate avanzò in direzione della riva verso il punto in cui se ne stava appostato il cacciatore, un ginocchio a terra e la corda dell'arco tesa contro la guancia, gli occhi puntati su un cervo che brucava l'erba della palude. Un gorgoglio giunse all'orecchio dell'uomo, che volse lo sguardo verso l'acqua. Con un grido di raccapriccio, buttò l'arco e balzò in piedi. Spaventato, il cervo scomparve fra i boschi, seguito dal cacciatore terrorizzato.
 
===''Missione Eagle''===
<div style=text-align:right>{{destra|''15 luglio 1966''<br>''Oceano Pacifico''</div>}}
Facendosi schermo con una mano dal fulgore del sole, la ragazza fissò gli occhi nocciola sullo spettacolo della procellaria che planava elegantemente nella scia del bastimento, volteggiando sopra il picco di carico poppiero. Ammaliata, rimase diversi minuti a contemplare l'ineguagliabile grazia con cui l'uccello marino si librava in volo, finché, con moto subitaneo d'impazienza, non si drizzò a sedere sulla malandata sedia a sdraio, consunta dalla salsedine, e sulla schiena abbronzata apparvero i segni rossi, distanziati a intervalli regolari, impressi dalle stecche dello schienale.<br>
Si guardò intorno, ma del personale addetto al ponte di coperta neanche l'ombra, perciò ne approfittò per riassettarsi pudicamente il reggiseno a balconcino del succinto bikini e mettersi così più a suo agio.
 
===''Morsa di ghiaccio''===
<div align=right>{{destra|''Aprile 1848<br>Stretto di Victoria<br>Oceano Artico''</div>}}
Il grido echeggiò per la nave come il ruggito di una belva ferita, una sorte di lugubre invocazione alla morte. Alla prima voce se ne unì una seconda, poi una terza, finché l'oscurità non fu squarciata da un macabro coro di lamenti. Finita l'ossessiva serie di gemiti, un silenzio inquietante regnò per qualche attimo, poi l'anima torturata diede inizio a una nuova litania. Fra l'equipaggio, i pochi ancora lucidi ascoltavano augurandosi una fine meno straziante.
 
===''Odissea''===
<div style=text-align:right>{{destra|''1190 a.C. circa<br>Una città fortificata, sulla collina vicino al mare''</div>}}
Era una messa in scena semplice ma astuta, concepita da un uomo che conosceva bene la curiosità dei suoi simili. E perfettamente adatta allo scopo. Brutta e massiccia, la struttura arrivava a sei metri d'altezza, sostenuta da grosse gambe di legno che partivano da una piattaforma. Su quelle gambe era stato costruito un alloggiamento a sezione triangolare con le estremità aperte. Da uno degli angoli superiori della struttura sporgeva una protuberanza arrotondata con due feritoie, come due occhi. I fianchi erano coperti di pelli. La piattaforma che sosteneva le gambe giaceva orizzontale sul terreno. Gli abitanti di Ilio non avevano mai visto niente di simile prima di allora.
 
===''Onda d'urto''===
<div style=text-align:right>{{destra|''17 gennaio 1836''<br>''Mar di Tasman''</div>}}
Fra i quattro clipper costruiti nel 1854 nei cantieri navali di Aberdeen, in Scozia, uno si distingueva dagli altri. Era il ''Gladiator'': aveva una stazza di 1256 tonnellate, con una lunghezza di sessanta metri, una larghezza di dieci e tre alberi imponenti che svettavano verso il cielo con una giusta inclinazione. Era uno dei clipper più veloci che fossero mai scesi in mare, ma risultava anche difficile da governare in condizioni di tempo avverse, a causa delle sue linee troppo fini. Gli affibbiarono il soprannome di ''ghoster'', riservato alle navi che erano in grado di sfruttare anche il minimo alito di vento; in effetti era assai improbabile che il ''Gladiator'' facesse una traversata lenta a causa della bonaccia.<br>
Eppure, per un destino maledetto e imprevedibile, era condannato all'oblio.
 
===''Recuperate il Titanic!''===
<div style=text-align:right>{{destra|''aprile 1912''</div>}}
Il passeggero che occupava la cabina 33 del Ponte A si agitava e rigirava nella angusta cuccetta; era tutto sudato e la sua mente era come perduta in un oscuro incubo. Era un individuo piuttosto basso, non raggiungeva neppure il metro e sessanta, aveva radi capelli bianchi e una fisionomia scialba, la cui unica caratteristica di rilievo era un paio di sopracciglia folte e scure. Teneva le mani incrociate sul petto, le dita contratte in uno spasimo ricorrente. Dimostrava una cinquantina d'anni, la pelle avvizzita aveva il colore e la grana del cemento dei marciapiedi, le rughe sotto gli occhi erano incavate e formavano dei solchi profondi. Eppure fra dieci giorni avrebbe compiuto appena trentaquattro anni.
 
===''Sahara''===
<div style=text-align:right>{{destra|''2 aprile 1865''<br>''Richmond, Virginia''</div>}}
Sembrava galleggiare sopra la nebbia spettrale della sera come un mostro minaccioso che sorgesse dal limo primordiale. La sagoma bassa spiccava nera e lugubre contro lo sfondo degli alberi della riva. Come fantasmi, immagini indistinte d'uomini si muovevano sui ponti sotto l'inquietante chiarore giallo delle lanterne, mentre rivoli di umidità scorrevano lungo le fiancate grigie e cadevano nella corrente torpida del fiume James.
 
===''Salto nel buio''===
<div style=text-align:right>{{destra|''Maggio 1914''<br> </div>}}
<div style=text-align:right>{{destra|''Nella parte settentrionale dello Stato di New York''<br> </div>}}
I lampi che si susseguivano all'orizzonte con crescente frequenza annunciavano un violento temporale, mentre il ''Manhattan Limited'' divorava fragorosamente la strada ferrata che tagliava la parte più settentrionale dello Stato di New York. La densa colonna di fumo nero che usciva dalla locomotiva lasciava trasparire a malapena le stelle che punteggiavano il cielo notturno. Nella cabina, il macchinista levò dalla tasca della tuta un cipollone d'argento e strizzò le palpebre per leggere l'ora al riverbero del forno. Non era il temporale imminente a preoccuparlo, ma l'inesorabile scorrere del tempo, che minacciava di non fargli rispettare l'orario.
 
===''Tempesta al Polo''===
<div align=right>{{destra|''Prussia orientale, 1944''</div>}}
La Mercedes-Benz 770 W150 Grosser Tourenwagen pesava più di quattro tonnellate ed era corazzata come un Panzer. Nonostante la mole, la limousine da sette posti sembrava fluttuare come un fantasma sul soffice strato di neve appena caduta, scivolando a fari spenti accanto ai campi di granoturco addormentati, scintillanti sotto il riflesso azzurrino della luna.
 
===''Tesoro''===
<div style=text-align:right>{{destra|''15 luglio 391 d.C.''<br>''Una terra sconosciuta''</div>}}
Una luce fioca e palpitante guizzava bizzarramente nella tenebra della galleria. Un uomo vestito d'una tunica di lana che gli scendeva sotto il ginocchio si fermò ed alzò sopra la testa una lampada a olio. Il chiarore fievole illuminò una figura umana racchiusa in una bara d'oro e cristallo e gettò un'ombra grottesca e tremula contro la parete levigata. L'uomo dalla tunica fissò per qualche attimo gli occhi ciechi, quindi abbassò la lampada e si voltò.<br>
Studiò la lunga fila delle figure immobili immerse in un silenzio di morte, così numerose che sembravano allinearsi all'infinito prima di sparire nell'oscurità della grande caverna.
Riga 84:
 
===''Virus''===
<div style=text-align:right>{{destra|''Buckley Field Colorado''<br>''gennaio 1954''</div>}}
Il Boeing C-97 Stratocruiser sembrava una cripta. Forse l'immagine era suggerita dalla gelida notte invernale, forse dalle folate di neve che si ammucchiava sulle ali e sulla fusoliera in una coltre di ghiaccio. Le luci tremule della cabina di pilotaggio che filtravano attraverso il parabrezza e le ombre fuggevoli degli specialisti addetti alla manutenzione contribuivano ad accentuare la sensazione di disagio.
 
===''Walhalla''===
<div style=text-align:right>{{destra|''Giugno 1035<br>In un luogo imprecisato dell'America settentrionale''</div>}}
Avanzavano nella caligine mattutina come spettri, silenziosi e irreali a bordo di navi fantasma. Alle due estremità delle navi s'inarcavano prore alte e serpentine, sormontate da draghi sinuosi scolpiti nel legno, coi denti scoperti in un ringhio minaccioso e gli occhi penetranti fissi in avanti nella nebbia, alla ricerca di vittime. I draghi, destinati a incutere paura agli equipaggi nemici, erano ritenuti anche una protezione contro gli spiriti maligni che vivevano in mare.