Elena Ferrante: differenze tra le versioni

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*Mi ero accorta da tempo che ognuno si organizza la memoria come gli conviene, tuttora mi sorprendo a farlo anch’io. (p. 391)
*Sapevo che da ragazzine i Solara ci erano sembrati molto belli, che andavano avanti e indietro per il rione sul loro Millecento come i guerrieri antichi sui carri da guerra, che una sera ci avevano difeso in piazza dei Martiri dalla gioventù agiata di Chiaia, che Marcello avrebbe voluto sposare Lila ma che poi aveva sposato mia sorella Elisa, che Michele aveva capito con grande anticipo le qualità straordinarie della mia amica e l’aveva amata per anni in un modo così assoluto che aveva finito per smarrire se stesso. Proprio mentre mi accorgevo di sapere quelle cose scoprii che erano importanti. Segnalavano come io e mille e mille altre persone perbene di tutta Napoli eravamo state dentro il mondo dei Solara, avevamo partecipato all’inaugurazione dei loro negozi, avevamo comprato paste nel loro bar, avevamo festeggiato i loro matrimoni, avevamo comprato le loro scarpe, eravamo stati ospiti nelle loro case, avevamo mangiato alla stessa tavola, avevamo preso in modo diretto o indiretto il loro denaro, avevamo subìto la loro violenza, e avevamo fatto finta di niente. Marcello e Michele erano volenti o nolenti parte di noi come lo era Pasquale. Ma mentre nei confronti di Pasquale, pur tra mille distinguo, era stata tracciata subito una linea di separazione netta, la linea di separazione nei confronti di persone come i Solara era stata ed era, a Napoli, in Italia, incerta. Più saltavamo indietro inorriditi, più la linea ci includeva. (p. 410)
*Mi immaginavo che {{NDR|Lila}} si rifugiasse in biblioteca, come mi aveva raccontato Pietro. O che vagasse per Napoli, facendo caso a ogni palazzo, a ogni chiesa, a ogni monumento, a ogni lapide. O che mescolasse le due cose: prima esplorava la città, poi frugava nei libri per informarsi. (p. 468)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==