Elena Ferrante: differenze tra le versioni

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*{{NDR|A Nino Sarratore}} Volli ricordargli che avevo una vita mia di soddisfazioni, che se ero stata capace di abbandonare le mie figlie e Pietro, potevo anche fare a meno di lui, e non tra una settimana, non tra dieci giorni: subito. (p. 50)
*{{NDR|Adele rivolgendosi a Elena}} Una donna separata, con due figlie e le tue ambizioni, deve fare i conti con la realtà e stabilire a cosa può rinunciare e a cosa no. (p. 58)
*{{NDR|Franco Mari rivolgendosi a Elena}} Noi che volevamo fare la rivoluzione siamo stati quelli che anche in mezzo al caos si inventavano sempre un ordine e facevano finta di sapere esattamente come stavano andando le cose. (p. 71)
*Qui dico solo che quando vidi privo di vita quel corpo che conoscevo intimamente, che era stato felice e attivo, che aveva letto tanti libri e si era esposto a tante esperienze, provai insieme repulsione e pietà. Franco {{NDR|Franco Mari}} era stato una materia viva intrisa di cultura politica, di propositi generosi e speranze, di buone maniere. Ora dava un orribile spettacolo di sé. Si era sbarazzato in un modo così feroce di memoria, linguaggio, capacità di attribuire senso, che mi sembrò evidente l’odio per se stesso, per la propria epidermide, per gli umori, per i pensieri e le parole, per la piega brutta del mondo che l’aveva avvolto. (p.110)
*{{NDR|La madre rivolgendosi a Elena}} Non ti vantare con me, non sei nessuno. Quello che ti credi di essere, per la gente normale è niente. Io qui sono rispettata non perché ho fatto te, ma perché ho fatto Elisa. Lei, che non ha studiato, che non s’è presa nemmeno la licenza media, è diventata una signora. E tu che hai preso la laurea dove sei finita? Mi dispiace solo per le due bambine che sono così belle e parlano così bene. A loro non hai pensato? Con quel padre stavano crescendo come i bambini della televisione, e tu che fai, le porti a stare a Napoli? (p.118)