Paolo Bertetto: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su ''[[Nosferatu il vampiro]]''}} Il castello del conte Orlok è una reggia dell'incubo, fatta di architetture ogivali, di passaggi oscuri, d arredi inquietanti. È uno spazio dove si nasconde il mistero e si realizzano riti demoniaci. La nave invasa dal vampiro è una sorta di veliero fantasma in cui le vele e gli alberi sono lo scenario allucinato della presenza del male. La città quasi deserta, invasa dalla peste, è un ossario architettonico, un cimitero urbano di rara suggestione. Sono spazi segnati dall'esistenza del male, che domina poi attraverso l'estensione minacciosa delle tenebre che invadono tutto l'orizzonte visivo. Il lavoro di regia potenzia in modo straordinario la suggestione dei contrasti di luce ed ombra e la lotta del male per affermarsi ovunque. (p. 36)
*[[Dottor Mabuse|Mabuse]] è una sorta di Superuomo negativo, che riprende esplicitamente il modello nietzschiano e ne cita apertamente il concetto di «volontà di potenza». Mabuse è un personaggio polimorfo che assume identità e fattezze diverse: la sua moltiplicazione di personalità riflette la crisi, la divisione e la proliferazione del soggetto, che costituiscono uno dei temi essenziali della cultura e dell'arte del Novecento. (p. 39)
*{{NDR|Su ''[[La corazzata Potëmkin]]''}} La sequenza della scalinata è giustamente famosa per la maestria drammatica dell'organizzazione del visibile e della tensione emotiva, realizzata grazie a straordinarie tecniche di montaggio e di ripresa. [...] Coordina punti di ripresa diversi, dettagli di grande forza visiva, gesti di differente intensità drammatica e piani diversi delle immagini per costruire un'esplosione di pathos che non può lasciare indifferente le spettatore. La rappresentazione della repressione dei cosacchi è trasformata in un vettore di pathos crescente, orchestrato attraverso un insieme di conflitti grafici e spaziali, di accensioni violente, di immagini forti di sangue, di ferite, di dolore e di morte. Queste immagini sono montate in contrappunto visivo con le inquadrature degli stivali, dei fucili e dei repressori stessi, che Ėjzenštejn distribuisce, scandendo il ritmo ossessivo e minaccioso della violenza poliziesca. Le inquadrature sono poi caratterizzate dall'estrema brevità, dal crescendo progressivo del ritmo, dalla intensificazione dei contrasti sino a produrre una vera esplosione visivo-dinamica emozionale. (p. 63)
 
==Bibliografia==