Toscana: differenze tra le versioni

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*Nessuno ci vuole bene (e a dirla fra noi non ce ne importa nulla). E se è vero che nessuno ci disprezza (non essendo ancora nato, e forse non nascerà mai, l’uomo che possa disprezzare i toscani), è pur vero che tutti ci hanno in sospetto. Forse perché non si sentono compagni a noi (compagno, in lingua toscana, vuol dire eguale). O forse perché, dove e quando gli altri piangono, noi ridiamo, e dove gli altri ridono, noi stiamo a guardarli ridere, senza batter ciglio, in silenzio: finché il riso gela sulle loro labbra
*Di fronte a un toscano, tutti si sentono a disagio. Un brivido scende nelle loro ossa, freddo e sottile come un ago. Tutti si guardano intorno inquieti e sospettosi. Un toscano apre la porta ed entra? Un silenzio impacciato lo accoglie, una muta inquietudine s’insinua, là dove prima regnavano l’allegria e la confidenza. Basta l’apparizione di un toscano, perché una festa, un ballo, un pranzo nuziale, si mutino in una triste, tacita, fredda cerimonia. Un funerale al quale prenda parte un toscano, diventa un rito ironico: i fiori si mettono a puzzare, le lacrime seccano sulle gote, le gramaglie cambian colore, perfino il cordoglio dei parenti del morto sa di beffa. Basta che fra il pubblico ci sia un toscano col suo risolino in bocca, e subito l’oratore si turba, la parola gli si sgonfia sulle labbra, il gesto gli si ghiaccia a mezz’aria.
*Guardate come un toscano cammina. Cammina a testa ritta, col petto in fuori e le mele strette. Tira diritto guardando fisso davanti a sé, con quel risolino sulle labbra che par dipinto, tanto par vero. Si direbbe che non guarda e non vede: come uomo che sta ai fatti suoi, e di quelli degli altri non si impiccia. Eppure, così camminando a testa ritta, gli occhi fissi davanti a sé, guarda e vede tutto, né mai gli càpita che guardi senza vedere, perché il toscano vede anche senza guardare. Non sorride per grata, amabile disposizione dell’animo, né per orgogliosa compassione: ma per malizia, e dirò, anzi, per spregio.
*Guardate come un toscano cammina. Cammina a testa ritta, col petto in fuori e le mele strette.
Tira diritto guardando fisso davanti a sé, con quel risolino sulle labbra che par dipinto, tanto par vero. Si direbbe che non guarda e non vede: come uomo che sta ai fatti suoi, e di quelli degli altri non si impiccia. Eppure, così camminando a testa ritta, gli occhi fissi davanti a sé, guarda e vede tutto, né mai gli càpita che guardi senza vedere, perché il toscano vede anche senza guardare. Non sorride per grata, amabile disposizione dell’animo, né per orgogliosa compassione: ma per malizia, e dirò, anzi, per spregio.
 
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