Arthur Schnitzler: differenze tra le versioni

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==''Doppio sogno''==
===[[Incipit]]===
«Ventiquattro schiavi mori spingevano remando la sfarzosa galera che doveva portare il principe Amgiad al palazzo del califfo. Ma il principe, avvolto nel suo mantello di porpora, se ne stava solo, sdraiato in coperta, sotto l'azzurro cupo del [[cielo]] notturno disseminato di [[stella|stelle]] e il suo sguardo...».<br>La piccola aveva letto fin lì ad alta [[voce]]; ora, quasi all'improvviso, le si chiusero gli [[occhio|occhi]]. I genitori si guardarono sorridendo, Fridolin si chinò su di lei, le baciò i capelli biondi e chiuse il [[libro]] che si trovava sulla tavola non ancora sparecchiata. La bambina lo guardò come sorpresa.<br>«Sono le nove,» disse il [[padre]] «è ora di andare a letto». E poiché anche Albertine si era accostata alla bambina, le [[Mano|mani]] dei genitori si incontrarono sulla fronte amata mentre i loro sguardi si scambiavano un tenero [[sorriso]], che non era rivolto più solo alla bambina. (1999)
 
===Citazioni===
*L'orologio della torre del municipio scoccò le sette e mezzo. D'altronde non importava che ora fosse; il [[tempo]] gli era completamente indifferente. Non provava interesse per nulla e per nessuno. Sentì una leggera [[compassione]] per se stesso. Molto fuggevolmente, non proprio come un proposito, gli venne l'[[idea]] di recarsi a una qualsiasi stazione, partire, non importava per dove, sparire per tutti coloro che lo avevano conosciuto, ricomparire in qualche luogo all'estero e incominciare una nuova [[vita]], sotto spoglie diverse. Si ricordò di certi strani casi clinici che conosceva dai libri di psichiatria, delle cosiddette doppie esistenze: un [[uomo]] spariva improvvisamente dalla vita normale, veniva dato per disperso, ritornava dopo pochi mesi o dopo anni, senza ricordare dove era stato tutto quel tempo, finché in seguito qualcuno con cui s'era incontrato da qualche parte in un [[paese]] lontano lo riconosceva, ma lui non aveva più [[memoria]] di [[nulla]]. E in forma più lieve a più d'uno doveva capitare la stessa cosa. Per esempio dopo aver fatto un sogno? Certo, ci si ricordava… Ma sicuramente c'erano anche dei sogni che si dimenticavano del tutto, dei quali non restava più traccia, tranne un certo strano stato d'animo, uno stordimento misterioso. Oppure si ricordavano solo più tardi, molto più tardi, e non si sapeva più se si era fatta un'esperienza reale o soltanto sognato. Soltanto… soltanto…! (1999)
*– Cosa dobbiamo fare, Albertine?<br/>Lei sorrise, e dopo una breve esitazione rispose: – Ringraziare il destino, credo, di essere usciti indenni da tutte le avventure, da quelle reali e da quelle sognate.<br/>– Ne sei proprio sicura? – domandò Fridolin.<br/>– Così sicura, come intuisco che la realtà di una notte, anzi, persino quella di un'intera vita umana non rappresenta la sua più intima verità.<br/>– E nessun sogno, – aggiunse lui con un lieve sospiro, – è soltanto un sogno. (2011, p. 112)
*Lei gli prese la testa fra le mani e la adagiò affettuosamente sul proprio petto. – Ora siamo svegli, – disse, – e lo resteremo a lungo.<br/>Per sempre, avrebbe voluto correggerla Fridolin, ma prima che potesse pronunciare quelle parole lei gli posò un dito sulle labbra e mormorò, come tra sé: – Mai indagare il futuro. (2011, p. 112)
 
===[[Explicit]]===
Così giacquero entrambi in silenzio, entrambi si assopirono anche un po', vicini l'uno all'altra, in un sonno senza sogni, finché alle sette, come ogni mattina, udirono bussare alla porta, e con i rumori consueti della strada, un vittorioso raggio di luce attraverso lo spiraglio delle tende e un chiaro riso di bambina dalla stanza accanto, cominciò il nuovo giorno. (2011, p. 112)
 
==''La contessina Mizzi''==