Jonathan Safran Foer: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 24:
PROLOGO AL COMINCIAMENTO DI UN MOLTO RIGIDO VIAGGIO<br>
 
Il mio nome per la legge è Alexander Perchov. Ma tutti i miei amici mi chiamano Alex, perché è una versione del nome più flaccida da pronunciare. Mia madre mi chiama Alexi-basta-di-ammorbarmi perché sempre la ammorbo. Se volete sapere perché sempre la ammorbo, è perché sempre sono in altri posti con amici, e seminando tanta moneta e eseguendo così tante cose che possono ammorbare mia madre. Mio padre mi chiamava Shapka per il cappello di pelliccia che calzavo in testa anche nei mesi d'estate. Poi ha smesso di dirmi così perché gli ho ordinato di smettere di dire così. Mi sembrava un nome bambinoso, e io invece mi sono sempre pensato un uomo molto potente e inseminativo. <!--(p. 7)-->
 
===Citazioni===
Riga 33:
*Si scambiavano a vicenda la grande bugia salvatrice – che il nostro [[amore]] per le cose sia più grande del nostro amore per il nostro amore per le cose – recitando di buon grado le parti che scrivevano per sé, creando di buon grado le finzioni necessarie alla vita, e credendoci. (p. 102)
*Dallo spazio gli [[Astronauta|astronauti]] vedono quelli che [[Fare l'amore|fanno l'amore]] come puntolini di luce. (p. 117)
*''Questo è [[amore]]'', pensava lei, ''sì o no? Quando noti l'[[assenza]] di qualcuno, e detesti quell'assenza più di ogni altra cosa. Ancora più di quanto ami la sua presenza.'' (p. 148)
*''Non ha sofferto'', le dissero. ''Anzi, non ha provato niente''. Questo la fece piangere ancor di più, e più forte. La [[morte]] è la sola cosa nella vita di cui sia necessario essere coscienti mentre accade. (p. 152)
*Tutto è quello che è perché tutto è stato quello che è stato. (Alexander, p. 174)
*Tutti eseguiscono [[Cattiva azione|cattive azioni]]. Anch'io. Anche il Babbo. E anche tu le eseguisci. Una persona [[Cattiveria|cattiva]] è un uomo che non compiange le sue cattive azioni. (Alexander, p. 175)
*Prima credevo che l'[[umorismo]] fosse l'unico modo di misurare quanto è meraviglioso e terribile il mondo, per festeggiare la grandezza della vita. Capisci cosa voglio dire? [...] Ma adesso credo tutto il contrario. L'umorismo è una maniera di ritrarsi da questo mondo meraviglioso e terribile. (Jonathan, p. 190)
*Sapeva che ''ti [[Amore|amo]]'' vuol dire anche: ''ti amo più di chiunque altro ti ami o ti abbia mai amata, o ti amerà'', e anche: ''io ti amo in un modo in cui nessuno ti ama, o ti ha mai amato, o ti amerà mai'', e anche: ''ti amo in un modo in cui non amo nessun'altra e non ho mai amato nessun'altra e non amerò mai nessun'altra.'' (p. 205)
Riga 42:
*{{Maiuscoletto|Gli [[ebrei]] hanno sei [[sensi]]}}<br/>Tatto, gusto, vista, odorato, udito... [[memoria]]. Mentre i gentili fanno esperienza del mondo mediante i sensi tradizionali e usano la memoria solo come strumento di second'ordine per interpretare i fatti, per gli ebrei la memoria non è meno primaria della puntura di uno spillo, o del suo argenteo luccichio, o del gusto del sangue che sprigiona dal dito. L'ebreo è punto da uno spillo e ricorda altri spilli. È solo riconducendo la puntura dello spillo ad altre punture – quando sua madre tentava di aggiustargli la manica con il suo braccio dentro; quando le dita di suo nonno si addormentarono accarezzando la fronte madida di suo bisnonno; quando Abramo saggiò il coltello per essere sicuro che Isacco non sentisse dolore – che l'ebreo appura perché faccia male.<br/>Quando un ebreo incontra uno spillo domanda: ''Che cosa mi ricorda?'' (pp. 237-238)
*L'[[arte]] è quella cosa che ha attinenza soltanto con se stessa – l'esito di un tentativo riuscito di fare un'opera d'arte. Purtroppo non ci sono esempi di arte, né buoni motivi di pensare che esisterà mai l'arte. (Tutto quello che si è fatto è stato fatto con uno scopo, ogni cosa ha un fine che esiste al di fuori di essa, ad es. ''Io voglio vendere questo'', oppure ''Voglio che questo mi renda famoso e benvoluto'', oppure ''Voglio che questo mi completi'', o peggio ancora ''Voglio che questo completi gli altri''.) Tuttavia continuiamo a scrivere, dipingere e comporre. Ci comportiamo con stoltezza? (pp. 241-242)
*Un [[Manufatto|artefatto]] è il prodotto di un tentativo riuscito di ricavare una bella cosa senza scopo, senza utilità, da un fatto al tempo passato. Non può mai essere arte, e non può mai essere un fatto. Gli [[ebrei]] sono gli artefatti del [[Giardino dell'Eden|Paradiso Terrestre]]. (p. 242)
*[[Dio]] ama i plagiari. E così sta scritto: «Dio creò l'uomo a Sua immagine, a immagine di Dio lo creò». Dio è il plagiario originale. Con carenza di fonti ragionevoli da cui rubacchiare – l'uomo creato a immagine di che? Degli animali? – la creazione dell'uomo fu un plagio riflessivo; Dio depredò lo specchio. Quando operiamo un [[plagio]], creiamo a nostra volta ''a immagine'', e partecipiamo del compimento della Creazione. (p. 246)
*Gli [[ebrei]] sono le cose che Iddio ama. Poiché le rose sono bellissime, dobbiamo dedurre che Iddio le ami. Di conseguenza, le rose sono ebree. Allo stesso modo, le stelle e i pianeti sono ebrei, tutti i bambini sono ebrei, l'«arte» bella è ebrea (Shakespeare non era ebreo, ma Amleto sì), e il sesso, quando venga praticato fra moglie e marito in posizione buona e acconcia, è ebreo. E la Cappella Sistina è ebrea? Sarà d'uopo che lo crediate. (p. 247)
*La [[fine del mondo]] è giunta spesso, e continua a giungere spesso. Impietosa, implacabile, latrice di tenebra su tenebra, la fine del mondo è una cosa a cui siamo ben adusi, un fatto abituale, che abbiamo ritualizzato. È nostro dovere tentare di scordarcene in sua assenza, di riconciliarci con essa quando non è negabile, e di ricambiare il suo abbraccio quando infine viene a noi come fa sempre. (p. 250)
*Io non so cosa fare, Jonathan, e desidero che mi dica cosa tu pensi che sia la [[cosa giusta]]. So che non è necessario che ci sia una cosa sola giusta. Potrebbero esserci due cose giuste. Potrebbero non esistere cose giuste. (Alexander, p. 259)
*''Mi trovi meravigliosa?'' gli chiese lei un giorno mentre erano appoggiati al tronco di un acero pietrificato. <br /> ''No'', lui rispose. <br /> ''Perché?'' <br /> ''Perché ci sono tante ragazze meravigliose. Immagino che oggi centinaia di uomini abbiano chiamato meravigliose le loro innamorate, ed è solo mezzogiorno. Non puoi essere come centinaia di altre.'' (p. 273)
*''Più [[amore|ami]] qualcuno'', pensava, ''e più dirglielo è difficile.'' Lo stupiva che persone sconosciute non si fermassero a vicenda in strada per dire ''Ti amo''. (p. 279)
Riga 55:
 
===[[Explicit]]===
In casa tutti sono a letto tranne che me. Sto scrivendo questo alla luminosità della televisione, e mi dispiace tanto se adesso è difficile da leggere, Sasha, ma la mia mano trema così tanto, e non è per debolezza che andrò nel bagno quando sono sicuro che stai dormendo, e non è perché non riesco a sopportarlo. Lo capisci? Sono al completo della felicità, ed è questo che devo fare e che farò. Tu mi capisci? Camminerò senza fare rumore, e aprirò la porta nel buio e{{Sic|<!--si conclude senza punto-->}} <!--(p. 327)-->
 
==''Molto forte, incredibilmente vicino''==