Geminello Alvi: differenze tra le versioni

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*La parte della [[mente]] che gli italiani applicano per capire l'economia, ossia la circonvoluzione del [[cervello]] dove si riflettono le chiacchiere dei [[Giornale|giornali]], è tra le più malmesse. I pregiudizi vi s'avvinghiano tra pochi fatti, composti spesso di [[verità]] scadute. (p. 82)
*La nostra è nazione di distratti in cui tutto si scorda a [[memoria]], in leggerezza, lasciando dietro di sé un profumo di non certezza. Al quale poco si bada, ché proprio tutto in Italia partecipa di un elemento d'aria: il [[bene]], il [[male]] e persino il [[rimorso]], chè un pentirsi già pentito prima di dirsi.
*L'introduzione di una nuova moneta non può avere fortuna senza [[politica]] monetaria e fiscale in un perfetto coordinamento. Degli economisti capaci del loro mestiere questo lo dovevano saperlo. Ma una professione di troppi marxisti indrottinari a trent'anni, evoluti a liberali finti a cinquanta, era molto intenta a fare il tifo in politica. E quanti di questi tifosi dell'euro s'erano mai studiati la riforma monetaria tedesca del 1948 o i bimetallismi della Francia ottocentesca? (p. 92-93)
*Il grande male dell'Italia sono i difetti che rovinano lo [[Stato]]; era quello che doveva riformarsi e non la [[lira italiana|lira]]. (p. 99)
*In Italia il criterio di [[successo]] di una politica economica [...] è la diminuzione del residuo della pubblica amministrazione, quindi le tasse e spese statali. Ci hanno provato con troppa timidezza. Erano del resto quasi tutti una volta democristiani, complici della fine dello Stato in Italia. (p. 111)