Bhagavadgītā: differenze tra le versioni

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*Quando un uomo vede che tutti gli esseri separati esistono nell'[[Uno (filosofia)|Uno]], che Si è espanso nei molti, allora si fonde con Brahman. ('''Il Beato''', XIII: 30)
*O Eroe dal Braccio Possente! I guna che nascono da Prakriti – sattva, rajas e tamas<ref>Bontà, passione e negligenza.</ref> – imprigionano saldamente nel corpo l'Incarnato Imperituro. ('''Il Beato''', XIV: 5)
*Essi (i saggi) parlano di un eterno albero ashvattha, con le radici in alto e i rami in basso, le cui foglie sono i Veda. Chi conosce quest'albero della vita è un conoscitore dei Veda. I suoi rami si sviluppano in altezza e in profondità, crescendo sulle guna; le sue gemme sono gli oggetti dei sensi; in basso le sue radici si ramificano, legate agli atti, nel mondo degli uomini. In questo mondo non se ne discerne la forma, né la fine, né il principio, né le dimensioni. Bisogna, con l'arma solida della rinuncia, troncare anzitutto questo [[Aśvattha]] dalle radici potenti, e poi ricercare il luogo dal quale non si ritorna... ('''Il Beato''', XV: 1-34) <ref>Citato in [[Mircea Eliade]], ''Trattato di storia delle religioni'', Bollati, 99: "L'albero cosmico". ISBN 978-88-339-1849-5</ref>
*Permeando la terra con la Mia energia vitale (ojas), Io sostengo tutti gli esseri; e diventando la linfa lunare (soma), nutro tutte le forme vegetali. ('''Il Beato''', XV: 13)
*Io (il Signore) sono oltre il perituro (Prakriti) e sono anche superiore all'Imperituro (Kutastha). Per questo nei mondi e nei Veda (nella percezione intuitiva delle anime liberate) sono glorificato col nome di Purushottama, l'Essere Supremo. ('''Il Beato''', XV: 18)