Anna Maria Ortese: differenze tra le versioni

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*Oh i buoni [[cane|cani]]! Esprimeva un tal sentimento quell'occhio grande, umile e fiero a un tempo; scintillante, in presenza del padrone, di pazza allegria, ma stranamente triste nei solitari riposi, seminascosto tra l'orecchio e la zampa. (p. 77)
*Caro Ciolì, caro Tull, voi tutti, nobili animali che racchiudeste nello sguardo tanta bontà e dolore, a volte tanta schietta allegria di bimbi ed altre tanta cupa malinconia di schiavi: ho l'impressione che non proprio la terra nera vi ospiti, la terra dei luoghi sconsolati ove vi posero, indugiando, le nostre mani; ma non so quale strada aperta verso l'orizzonte accompagni il vostro cammino, che mai non avrà termine: come non ne ha quello del dolore senza peccato, della passione senza parole, della generosità senza speranza. (p. 79)
*Volli spiegarmi il perché i delitti contro gli animali mi sembrassero così orribili, quasi superiori a quelli consumati dall'uomo contro l'uomo, e capii che il loro orrore era nella ''perversità''. Di solito, si uccide un uomo per un motivo. Ma il torturare e poi uccidere un animale innocuo, da parte di ragazzi come di uomini, era invece piacere puro, divertimento gratuito, ottenuto a spese di creature più deboli, era, infine, ''il desiderio di conoscere il dolore attraverso gli spasimi di un altro'', era [[sadismo]]. (p. 83)
*L'uomo vive avulso dalla Natura, in questa grande casa passa come un servo o un padrone, quasi mai come un figlio o un fratello. E, invece, tutto ciò che tocchiamo è meravigliosamente vivo e permeato della sensibilità e dolcezza dello Spirito che ha generato l'Uomo: un cavallo, un uccello, una farfalla, e persino la vipera e l'orrido rospo, non sono, in diversa maniera, meno rispettabili dell'uomo. Essi palpitano. Chi è che palpita in essi, se non lo stesso Dio che ci rende coscienti? Alcuni non vogliono chiamarlo Dio. Lo chiamino come vogliono: è evidente che tutto ciò che vive è espresso da quest'Uno, che nei momenti più alti della vita si chiama Intelligenza, ma più spesso non è che sensibilità, e non bisogna offenderlo e tormentarlo, ma dedicargli rispetto e tenerezza infinita. (pp. 83-84)
*È la paura e lo stupore, e insieme un leggero senso di pena, che abbiamo riprovato lunedì scorso nella piazza di Porta Volta, davanti la cupola verde del [[Circo Togni|Circo Massimo Togni]]. Quelle bandiere sventolanti nel cielo uniforme di Milano, quei volti impastati di bianco e di rosso dei clown, quei lontani barriti di elefanti, rendevano più vivo il contrasto col traffico delle macchine e il passaggio della folla lungo le strade, confondendoci le idee sulla validità dei due mondi così brutalmente posti l'uno di fronte all'altro. [...] Solo riaffiorerà più acuta la pena per le bestie ammaestrate: i cavalli, fatti per il libero vento, che vanno a passo di danza anziché a sfrenato galoppo di prateria; gli elefanti, nati per vivere nella pace delle grandi foreste, ridotti a seguire il cenno della bacchetta e il colpo di pungolo; i leoni, imprigionati tra quattro sbarre di ferro, seduti sugli sgabelli come inquieti scolari. (pp. 97-98)
 
==Citazioni su Anna Maria Ortese==