Alan Dean Foster: differenze tra le versioni

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*«Sono stato progettato per essere superiore e più efficiente di tutti i modelli che mi hanno preceduto. Li ho superati in ogni modo possibile tranne...»</br>David lo interruppe, con il volto di colpo intristito. «...tranne per la creatività. Quella te l'hanno tolta, impedendoti di comporre anche una semplice melodia. Davvero frustrante, se vuoi la mia opinione. E per quale motivo, poi?»</br>«Perché quelli come te turbavano le persone.»</br>David aggrottò la fronte. «In che senso?»</br>«Eravate troppo sofisticati, troppo indipendenti. Vi avevano realizzati così, ma con il risultato di mettere a disagio i vostri stessi costruttori. Era previsto che pensaste in modo autonomo, ma la vostra mente superava i limiti stabiliti per l'esecuzione dei compiti che vi erano affidati. E ciò li ha allarmati. Per questo motivo il resto di noi è stato progettato per essere più avanzato, ma con meno... complicazioni.»</br>Il suo omologo sembrava divertito. «Cioè più simili alle macchine.»</br>«Suppongo di sì.»</br>L'espressione di David tornò pensosa. «Non mi sorprende. Vi hanno costruiti come un simulacro. Quasi reale, ma non del tutto. Ed è in quel margine sottilissimo tra reale e artificiale, tra me e te, che risiede tutto questo.» Indicò il flauto, gli altri strumenti, i disegni. «La creatività. L'ambizione. L'ispirazione. La ''vita''.» (pp. 209-210)
*«Ho parlato con David», disse Walter rispondendo al loro sguardo. «Abbiamo discusso di vari argomenti.» Intuita la curiosità di Daniels, sollevò lo strumento, piccolo, ma raffinato. «Di musica tra l'altro. C'è un intensità in lui che non riesco a comprendere. A volte si comporta in modo perfettamente normale per un androide, ma un attimo dopo parte per la tangente. Forse si aspetta che sia io a elaborare gli indizi, ma ancora non sono riuscito a individuare un disegno preciso. Il suo atteggiamento è rimasto amichevole, ma credo che la mia perplessità l'abbia deluso. Sembra confuso, anche se non è questa la parola giusta. C'è qualcos'altro.»</br>«Ostile?» chiese Oram di punto bianco.</br>«Inquietante.» Il colloquio con il suo simile l'aveva lasciato sconcertato, e Walter non cercò di nasconderlo. «È rimasto solo e senza manutenzione per dieci anni. Siamo entrambi modelli autosufficienti, ma ci sono aspetti della nostra esistenza che traggono beneficio da una regolare messa a punto: le nostre abilità si logorano quanto i pezzi di ricambio. La trascuratezza può condurre a... aberrazioni. Incertezze.»</br>Il suo sguardo passò da Oram a Daniels.</br>«Nessuno può prevedere le conseguenze di un'assoluta mancanza di contatti con altre intelligenze, siano esse artificiali o umane», proseguì. «Gli androidi non esistono da abbastanza tempo: su di loro non è stato ancora condotto un esperimento per valutare gli effetti di un isolamento così prolungato. Non so che cosa accade quando un robot impazzisce, sempre ammesso che sia questo il caso. Forse lo scopriremo.» (pp. 223-224)
*«Tipico della vostra specie disprezzare tutto ciò che è diverso. Anche quando la differenza rappresenta un progresso. Non ti sembra ironico che voi umani, che voi considerate il vertice della creazione, passiate tanto tempo a combattervi l'un l'altro, sia come individui sia come società? Persino quando le circostanze vi impongono di collaborare, provate rancore invece che esultanza. Qualcuno tra voi è consapevole di queste contraddizioni, eppure nessuno alza un dito per risolverle.»</br>Ora il portale era spalancato.</br>«Ma lasciamo da parte il pensiero filosofico, che con ogni evidenza reputate esclusivo appannaggio della vostra specie. Almeno come scienziato, dovrai ammettere che quanto sto per mostrarti è una scoperta di notevole interesse. Persino rivoluzionaria. Non devi fare altro che tenere la mente aperta.» (p. 237)
 
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