Alan Dean Foster: differenze tra le versioni

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*Dal corpo devastato e ormai inerte del soldato emerse qualcosa di simile a una placenta, che cominciò a gonfiarsi e a tendersi sopra il suo dorso come una sacca di pelle. Lei mandò un grido, schizzando gocce di sangue dalle labbra. Il sangue di Ledward.</br>Lacerata dall'interno, la placenta si squarciò per tutta la sua lunghezza. La creatura che ne affiorò era piccola, aveva appena le dimensioni di un normale gatto domestico. Con la forma allungata, la pelle bianca e quasi traslucida e il cranio vagamente umanoide, sembrava provenire direttamente dall'inferno. Sulla testa e sui fianchi era imbrattata dal muco e dai brandelli della carne di Ledward.</br>Sollevandosi distese le articolazioni, rivelando arti sottili e lucidi di amnio. Poi strotolò una lunga coda appuntita. Non aveva occhi o orecchie, ma uno stretto foro grinzoso rivelava la presenza di una bocca non ancora pienamente formata. L'epidermide era liscia, levigata. Un odore dolciastro e nauseabondo, simile a quello di un medicinale andato a male, invase l'infermeria. Nel corpo dilaniato del soldato, il cuore continuava a pompare sangue, ma il flusso iniziava a rallentare. (p. 159)
*«Io e la dottoressa Elizabeth Shaw eravamo gli unici superstiti della ''Prometheus'', una missione finanziata dalla Weyland Industries. Siamo atterrati qui dieci anni fa, con la nave aliena che avete visto sulla montagna. Per la verità è stata l'astronave stessa a portarci qui: era programmata per tornare su questo pianeta. A bordo c'era un'arma biologica: un virus, in un certo senso. E parte di quel carico si è attivata. Io ero ai comandi di pilotaggio, ma in mancanza di istruzioni da una torre di controllo l'astronave è atterrata per conto suo. In modo piuttosto brusco, come avrete potuto notare.» Si zittì per un momento.</br>«Purtroppo Elizabeth è morta nello schianto. L'impatto è stato molto violento. Io stesso sono sopravvissuto soltanto perché il mio sistema è più... resistente. [...] I risultati della fuoriuscita dell'agente patogeno lui avete visti. Perciò sapete di che cosa è capace. Quando gli abitanti di questo mondo se ne sono resi conto, hanno disattivato tutte le loro astronavi per impedire che il virus potesse diffondersi negli altri pianeti. Di conseguenza, in tutti questi anni, io sono rimasto naufrago, come Crusoe sulla sua isola.»</br>Nel dirlo, un umano avrebbe sorriso, ma David era rimasto impassibile. Aveva una personalità piuttosto strana, persino per un androide. D'altra parte, il totale isolamento su un mondo alieno, senza nessuno con cui comunicare - né un umano né un computer o altre forme di intelligenza artificiale -, poteva giocare brutti scherzi alle menti più equilibrate, comprese quelle dei modelli avanzati come lui. (pp. 191-192)
*«[...] L'agente patogeno - o il costrutto genetico realizzato dagli Ingegneri, come li chiamavamo noi - è progettato per infettare qualsiasi forma di vita non botanica. La sua unica funzione è riprodursi. È la sua ragione di vita: un istinto programmato con l'ingegneria genetica. Uccide riproducendosi: un metodo di guerra piuttosto elegante, se ci pensate. O di 'sperimentazione', se preferite. Un modo molto accurato per liberare un pianeta da ogni organismo indesiderato. Il virus non si ferma fino a quando è in grado di trovare un ospite vivente. A quel punto lo insemina e passa oltre. Come avete visto, il periodo di incubazione, mutazione e maturazione è di una rapidità sbalorditiva. A quel punto il virus 'rinasce'.»</br>«Il patogeno in sé ha una longevità impressionante [...] In un ambiente adatto, può restare dormiente per centinaia se non migliaia di anni, e quando si presenta un ospite adeguato si risveglia e dà inizio al suo ciclo. In mancanza di un controllo esterno, basta un solo esemplare per rendere inabitabile un intero pianeta.» (p. 192-193)
 
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