Ernst Gombrich: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: Raffaello: composizione perfetta e bellezza delle figure
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===Citazioni===
*Non si deve mai dimenticare, parlando dell'arte primitiva, che l'aggettivo non vuole alludere a una conoscenza primitiva che gli artisti avrebbero del loro compito. Tutt'altro: molte tribù antichissime hanno raggiunto un'abilità sbalorditiva nello scolpire, nell'intrecciare canestri, nel conciare il cuoio o nel lavorare metalli. Se pensiamo con quali rozzi strumenti ciò viene eseguito, non possiamo non meravigliarci della pazienza e della sicurezza di tocco acquistata da questi artigiani in secoli e secoli di specializzazione. (1. ''Strani inizi'', ''Popoli preistorici e primitivi. L'America antica'', p. 44)
*Forse nessun'altra invenzione architettonica esercitò un'influenza più duratura dell'arco trionfale, che i romani eressero in tutto il loro impero: Italia, Francia, Africa settentrionale e Asia. L'architettura greca in generale era composta da elementi identici, e lo stesso si può dire anche del Colosseo: gli archi trionfali, invece, adoperano gli ordini per incorniciare e mettere in risalto il grande passaggio centrale affiancandogli aperture più strette. Era una disposizione atta a essere usata nella composizione architettonica quasi come si usa un accordo in musica. (5 ''I conquistatori del mondo'', ''Romani, buddisti, ebrei e cristiani (I-IV secolo d.C.)'', p. 117)
*Come [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] aveva raggiunto la padronanza perfetta del corpo umano così [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] era riuscito a toccare la meta verso la quale aveva teso invano la generazione precedente: la composizione perfetta e armoniosa di figure in libero movimento.<br />Un altro elemento nell'opera di Raffaello suscitò l'ammirazione dei contemporanei e dei posteri: la pura bellezza delle figure. Terminata che ebbe Raffaello la ''Galatea'', un cortigiano gli domandò dove avesse mai trovato, al mondo, una modella di tanta bellezza. Egli rispose che non copiava una determinata modella, ma seguiva «una certa idea» che gli si era formata in mente. (15. ''L'armonia raggiunta, ''La Toscana e Roma. L'inizio del Cinquecento'', p. 320)
*Al [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]] la paura del brutto pareva una debolezza spregevole: cercava la verità, la verità quale gli appariva; non aveva il gusto dei modelli classici né alcun rispetto per la «bellezza ideale». (19. ''Visione e visioni'', ''L'Europa cattolica. Prima metà del Seicento'', p.392)