Steve Perry: differenze tra le versioni
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===Citazioni===
*All’esterno si annunciava una bella giornata di sole, rallegrata dai fiori primaverili che stavano sbocciando e dai germogli verde brillante delle prime foglie sui rami degli alberi. La scena idilliaca era però
*Un tempo quella era stata l’aula di una scuola, ma ora tutti i monitor dei computer erano spenti e l’unica fonte di luce era il vetro rotto della finestra. Un corpo umano giaceva sul pavimento, mutilato, parzialmente divorato: una massa rigonfia pullulante di larve di mosca. I vermi si contorcevano in quei fetidi resti il cui avanzato stato di decomposizione aveva attirato formiche e numerosi altri insetti. Era ormai impossibile stabilire il sesso del cadavere sopra il quale, sul muro, spiccavano alcune lettere alte mezzo metro e tracciate con una bomboletta spray. La scritta diceva:</br>DARWIN ESTIS KORECTO.</br>Darwin aveva ragione.</br>Era l’epitaffio lasciato dal morente? O forse quella persona era arrivata troppo tardi per vedere la scritta, per comprenderne il significato prima di entrare a far parte egli stesso della catena alimentare? Parole come quelle avevano una loro efficacia, ma nella giungla armi, zanne e artigli erano indubbiamente più potenti della penna. (p. 7)
*Indubbiamente era possibile passare da parte a parte gli alieni con proiettili perforanti o farli saltare in aria con le bombe, ma sarebbe stato un enorme dispendio di soldi e materiale. Lui invece era convinto che il modo migliore di combattere una creatura bestiale consistesse nel rivoltargli contro un essere altrettanto feroce. Una macchina bellica in grado di abbattere un nemico dopo l’altro perché sapeva esattamente che cosa passava nella loro testa, perché era simile a loro. Come un serpente reale che uccide una vipera o un cane da caccia che insegue la selvaggina e non si arrende finché non l’ha stanata. La soluzione del problema era dolorosamente ovvia. All’inizio non la pensava così, non fino a quando si rese conto di come agivano gli alieni. Ora invece era un accanito sostenitore della teoria. I poteri di un tempo non esistevano più e adesso spettava a lui, soltanto a lui, concludere la partita. Ed era assolutamente sicuro che ce l’avrebbe fatta. (p. 37)
*Devo ammettere che vi invidio, tutti e tre. Voi vi siete scontrati con i nemici più feroci, con i soldati più fedeli che l’uomo abbia mai conosciuto. Un esercito perfetto, impavido, forte, pressoché inarrestabile. Il fatto che siate ancora vivi è di per sé un risultato eccezionale. Un colpo di fortuna, sicuramente, ma non per questo meno eroico. (p. 49)
*— Sta cercando di allevare alieni addomesticati?</br>— Con me come capo, il mio esercito potrebbe dare il via alla riconquista della Terra, — cominciò a spiegare Spears. — Rifletteteci. Quale miglior sistema? In natura quelle creature si comportano come le formiche e potendo contare su truppe dello stesso calibro e strategie e tattiche adeguate non lascerei loro nessuna via di scampo.</br>Newt fece per replicare, ma Hicks la prevenne sferrandole un calcio sotto il tavolo. Lei richiuse la bocca.</br>— Idea grandiosa, signore, — si complimentò Hicks. (p. 49)
*Una regina aliena occupava il centro di un enorme locale: una mostruosa sacca sporgeva dalla parte inferiore del corpo, che aveva l’aspetto di un disgustoso intestino traslucido. La sacca, sostenuta da un
*Non sto dicendo che dovremmo andare loro incontro sorridenti e abbracciarli. Non credo che riusciremmo mai a dividere lo stesso mondo con gli alieni; sono troppo simili a com’eravamo noi mezzo milione di anni fa, troppo egocentrici per rispettare forme di vita diverse. No, non sto suggerendo nulla del genere. Ma si presume che l’uomo sia un essere intelligente e civile. La guerra invece è stupida e la distruzione di un’intera specie è un’azione efferata, disumana. (p. 60)
*— Abbiamo svolto alcuni test di condizionamento sulla regina, che non sembra particolarmente preoccupata della sorte degli individui adulti della sua specie. Abbiamo provato a ucciderne alcuni davanti ai suoi occhi e lei non ha avuto reazioni visibili di nessun tipo. Ma appena minacciamo o distruggiamo una delle uova si agita immediatamente.</br>— Una cosa del tipo riporta qui il bastone o uccido i cuccioli?</br>— Qualcosa del genere, esatto. E sembra che funzioni. La regina controlla i fuchi, anche se non comprendiamo se ciò avvenga mediante comunicazioni telepatiche, onde radiopatiche a frequenza estremamente bassa o altro. Noi... ecco... abbiamo an-che introdotto un soggetto umano in una stanza piena di fuchi alieni con un uovo e un saldatore con il quale minacciava di bruciarlo. Il tutto in presenza della regina. Nessuna di quelle creature gli ha torto un capello.</br>— Cristo santo, ne avete di sangue freddo! (p. 61)
*La regina era gigantesca, più grande di altre sue simili. Una forza della natura, inarrestabile, a cui era impossibile resistere, un’entità proveniente da una civiltà remota. Era la Distruttrice dei Mondi, una divoratrice di anime e solo un pazzo poteva pensare di opporvisi.</br>La regina incombeva minacciosa, con le quattro mascelle interne che si spalancavano e fuoriuscivano in sequenza come gli incastri di una scatola cinese, in grado di dilaniare e divorare qualunque cosa, dal topo all’elefante. Ma a lei non interessavano né topi né elefanti. Voleva altre prede. Voleva... (p. 73)
*Prima di lasciare l’edificio, Spears fece una piccola deviazione per raggiungere una delle camere delle uova più recenti. Sul pavimento spiccavano solamente dieci, dodici uova deposte al massimo un paio di giorni prima. Grazie ai dispositivi di
*Spears sogghignò accarezzando l’uovo, come fosse la testa di un cane fedele. Le regine aliene erano in grado di riprodursi mediante una sorta di partenogenesi modifi-cata, mentre i fuchi erano prevalentemente neutri. Esistevano tuttavia alcuni maschi sessuati che, stando a quanto avevano scoperto i tecnici di laboratorio, erano in grado di accoppiarsi. Quando i maschi sessualmente attivi raggiungevano un numero critico, cominciavano a battersi a morte tra di loro finché non ne rimaneva uno solo, l’unico che aveva il diritto di accoppiarsi con una regina. Il cerimoniale che accompagnava i preliminari dell’accoppiamento era particolarmente aggressivo e solo se il maschio sopravviveva a quella lotta, ben più violenta degli scontri avuti con gli altri suoi simili, la regina accettava di sottomettersi a lui.</br>Ma il trionfo del maschio era di breve durata. Pochi secondi dopo la conclusione di quel dispotico atto sessuale, la regina uccideva il malcapitato amante. A tale proposito, gli scienziati blateravano di diversità genetica, ma la cosa era irrilevante. Di fatto, se non c’erano maschi a disposizione, la regina era in grado di fare tutto da sé. E, nel caso in cui mancasse anche la regina, uno dei fuchi subiva quella che gli esperti definivano una tempesta ormonale al termine della quale il maschio stesso si trasformava in regina.</br>Il generale scosse la testa senza smettere di sorridere. Quei bastardi erano maledettamente efficienti. Proprio quello che serviva a un comandante sul campo. In pochi mesi sarebbe stato possibile allevare e addestrare nuove schiere di soldati e anche se uno solo sopravviveva alla lotta, si poteva ricominciare tutto daccapo, all’infinito. (p. 75)
*— La regina ha imparato a ubbidire ai comandi del generale, — esordì Powell appoggiandosi a una paratia e fissando il pavimento.</br>— A ubbidire? — ripeté Hicks incredulo.</br>Erano dentro la piccola nave già da molto tempo e Hicks cominciava a sentire i muscoli intorpiditi, ma voleva ascoltare tutto ciò che Powell era in grado di dirgli prima che qualcuno, o qualcosa, li interrompesse.</br>— Ha iniziato ad addestrarla come un cane, usando l’accendino. Ha ordinato a un soldato di bruciare un uovo con un lanciafiamme proprio sotto gli occhi della regina, poi, quando lei si è calmata, ha fatto entrare un uomo nella stanza in cui era rinchiusa e nel momento in cui lei si è lanciata sulla preda ha fatto scattare l’accendino e lo ha avvicinato a un altro uovo. La regina ha imparato velocemente. Si potrebbe rimanere per ore nel locale in cui è rinchiusa insieme a una decina di fuchi senza il pericolo di essere toccati. È tutt’altro che stupida, quella.</br>— Eppure, — continuò Powell, — sembra strano che sia pronta a sacrificare i fuchi senza esitare e che invece ubbidisca a Spears pur di proteggere le uova.</br>Hicks si strinse nelle spalle. — Non dobbiamo dimenticare che è una creatura aliena. Probabilmente segue impulsi diversi dai nostri. Forse la sua responsabilità cessa nel momento in cui quelle dannate cose si schiudono.</br>— È quello che sostiene anche Spears. Comunque sia, lei è in grado di controllare i fuchi. Se ciò avvenga telepaticamente o mediante un potere basato sull’empatia, non possiamo saperlo perché qui non disponiamo delle attrezzature necessarie per stabi-lirlo. Certamente non si serve di suoni, odori o segnali visivi, di questo siamo sicuri. In alcuni test abbiamo isolato un fuco in un locale sigillato ermeticamente a una notevole distanza dalla regina, senza che egli avesse alcuna possibilità di vederla o sentirla, eppure Spears è riuscito a fargli fare quello che voleva. (p. 78)
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*Su altri pianeti, mondi di dimensioni modeste, si adottavano misure specifiche per controllare la situazione meteorologica di superficie. Su un pianeta a controllo climatico non si correva il rischio che le truppe s’impantanassero nel fango o congelassero nella neve nei momenti meno opportuni. E un buon comandante doveva pensare anche a quelle cose. Molte battaglie erano state perdute in passato non a causa del nemico ma per le piogge torrenziali o per l’abbassamento della temperatura. Il kamikaze, o Vento Divino, un tempo aveva salvato l’antico impero terrestre nipponico da un’invasione dal mare; migliori condizioni atmosferiche all’inizio della Guerra d’Indipendenza ne avrebbero rovesciato le sorti a favore degli stati del sud e le guerre australiane, l’azione poliziesca acturiana e il conflitto Berringetti si sarebbero conclusi diversamente se non avessero risentito in un modo o nell’altro dei capricci di una ecologia naturale. Quanto doveva essere irritante venire sconfitti da un banale monsone pur sapendo di essere superiori in numero e forze, di possedere vantaggi tattici a livello di terreno e di equipaggiamento e di poter implementare strategie nettamente migliori rispetto al nemico. Una sfortuna del genere avrebbe trasformato in credente anche un ateo. (p. 85)
*Spears teneva la pistola a spruzzo di vernice a cinque centimetri dal cranio dell’alieno. La creatura aveva la bocca chiusa, ma l’odore del suo alito pestilenziale si sentiva ugualmente. Non ci avrebbe messo nulla a ucciderlo, Spears lo sapeva, ma sapeva anche che non l’avrebbe fatto. La regina aveva capito perfettamente che cosa sarebbe accaduto a lei e alle sue preziose uova se i fuchi avessero osato anche solo sfiorarlo con i loro artigli. Era essenzialmente una questione di controllo, di potere, e lui aveva entrambi. Per scoprire il tallone di Achille degli alieni c’erano voluti tempo e fatica, ma una volta individuatolo aveva avuto il coltello dalla parte del manico. Quello era il loro unico punto debole e lui sapeva perfettamente come sfruttarlo. (p. 86)
*Hicks non temeva la morte. Correva a perdifiato verso quello che considerava il luogo più sicuro su quel piccolo pianeta ma se non ce l’avesse fatta a raggiungerlo, beh, pazienza. Da quando aveva incontrato per la prima volta gli alieni, molto tempo prima, gli pareva di vivere una vita in prestito. Quanti anni erano passati da allora? Dodici, quattordici anni standard? Newt all’epoca ne aveva dieci, ma per essere sicuro doveva domandarle quanti ne aveva adesso. In teoria avrebbe dovuto morire con gli altri della sua squadra, invece non era andata così e lui aveva cercato di
*Spears risvegliò per prima la regina, lasciandola all’interno della gabbia. Lei lo guardava attraverso le spesse pareti trasparenti mentre lui accendeva e spegneva ripe-tutamente l’accendino, in modo che la fiammella si riflettesse sul robusto materiale plastico dalla lucentezza cristallina.</br>— Oh, sì, lo so che ti ricordi di me. È giunta l’ora che i tuoi piccoli si preparino a battersi. Se farai quello che ti chiedo, se i miei nuovi soldati mi ubbidiranno, potrai deporre migliaia, milioni di uova. Capisci quello che dico.</br>Appoggiò le palme delle mani sulla superficie di plastica.</br>La regina voltò impercettibilmente la testa nella sua direzione, ma non accennò a muoversi.</br>In ogni caso lui non aveva bisogno di nessuna conferma. Era sicuro che lei avesse compreso qual era il suo ruolo. Indubbiamente non aveva capito le parole, ma il senso di quel gesto minaccioso sì. La regina era abbastanza intelligente da individuare un collegamento tra causa ed effetto. I fuchi, al contrario, erano stupidi, privi di inizia-tiva. Lei no: lei lo riconosceva, si ricordava di lui, dell’unico uomo capace di incuter-le paura. Spears sogghignò. Aveva ripreso il controllo della situazione. Il piano procedeva come stabilito e di lì a poco avrebbe ottenuto la ricompensa per tutte le sue fatiche. (p. 165)
*La regina si fermò davanti a Spears, guardandolo dall’alto dei suoi quattro metri di statura.</br>— Proprio così, puttana! Sono l’uomo che ha il fuoco! Quello che ti cuoce i bambini! Osa solo sfiorarmi e vedrai che bella frittata mi preparo!</br>Al pari dei cani, gli alieni non erano in grado di sorridere. Tuttavia, dal modo in cui la regina muoveva le mascelle, pareva proprio che stesse ridendo. Allungò uno dei piccoli arti superiori e colpì l’accendino facendolo volare via.</br>— Maledizione!</br>Poi afferrò Spears e lo sollevò da terra. Bestemmiando e divincolandosi, lui si tolse il sigaro di bocca e cercò di bruciarla con l’estremità ardente. Stava accadendo il peggio! Non doveva, non poteva finire così! Lui aveva sempre tutto sotto controllo!</br>La regina allungò un arto e strinse tra i possenti artigli il collo del generale.</br>— No, non fatelo! Non datele retta! Sono io il vostro comandante! Ubbidite ai miei ordini! Fermatela! Fermatela!</br>Non poté aggiungere altro. Il suo ultimo pensiero fu che qualcuno aveva commesso un errore. Ed ebbe anche il tempo di capire che quel qualcuno era proprio lui, che la regina stava solo aspettando il momento buono e che quel momento era arrivato...</br>Con un movimento fulmineo la regina decapitò Spears. Lo fece con la stessa facilità con la quale un uomo strappa un fiore dallo stelo. Gettò il corpo nel fango, ai piedi della rampa, sollevò la testa del generale per un istante, poi si sbarazzò anche di quella. (pp. 168-169)
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