Georg Wilhelm Friedrich Hegel: differenze tra le versioni

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==''La fenomenologia dello spirito''==
*Il bocciolo dilegua nel dischiudersi del fiore, e si potrebbe dire che quello viene confutato da questo; allo stesso modo, la comparsa del frutto mette in chiaro che il fiore è un falso modo di esistere della pianta, e il frutto ne prende il posto come verità di essa. Queste forme non si limitano a essere differenti, ma, in quanto reciprocamente incompatibili, si rimuovono a vicenda. La loro natura fluida ne fa però, nel contempo, momenti dell'unità organica, in cui non soltanto esse non sono in contrasto, ma l'una non è meno indispensabile dell'altra: ed è solamente questa pari necessità a costituire la vita del tutto. (''Prefazione''prefazione; 2008)
*Spacciare il proprio [[assoluto]] {{NDR|quello di [[Friedrich Schelling|Schelling]]}} per la notte in cui, come si suol dire, tutte le vacche sono nere, è l'ingenuità dovuta alla vacuità dudi conoscenza. (''Prefazione''prefazione; 2008)
*Dell'[[assoluto]], bisogna dire che è essenzialmente risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità; e appunto in questo consiste la sua natura: essere qualcosa di effettivo, soggetto, o divenire-se-stesso. (''Prefazione''prefazione; 2008)
*Contribuire al fatto che la [[filosofia]] si avvicini alla forma della scienza – alla meta in cui possa deporre il proprio nome di amore per il sapere per diventare sapere reale, – è ciò che io mi sono proposto. (''Prefazione''prefazione; 2006)
*Il vero è l'intero, e l'intero è un processo. (prefazione; 1973)
*La coscienza che propone la legge del suo cuore, avverte dunque resistenza da parte di altri, perché essa contraddice alle leggi altrettanto singole del cuore loro.<ref>fenomenologia dello spirito, cit., vol. 1, p. 315.</ref>
*La coscienza infelice è la coscienza di sé come dell'essenza duplicata e ancora del tutto impigliata nella [[contraddizione]]. Assistiamo così alla lotta contro un nemico, contro cui la vittoria è piuttosto una sottomissione: aver raggiunto un [[contrario]] significa piuttosto smarrirlo nel suo contrario. La coscienza della vita, la coscienza dell'esistere e dell'operare della vita stessa, è soltanto il dolore per questo esistere e per questo operare; quivi infatti come consapevolezza dell'essenza ha soltanto la consapevolezza del suo contrario, ed è quindi conscia della propria nullità. Da questa posizione essa inizia la sua ascesa verso l'intrasmutabile.
*Il signore è la coscienza che è per sé; ma non più soltanto il concetto della coscienza per sé, anzi coscienza che è per sé, la quale è mediata con sé da un'altra coscienza.
*La fenomenologia dello spirito è la storia romanzata della coscienza che via via si riconosce come spirito.
:''Die Phänomenologie des Geistes ist die romantisierte Geschichte des Bewusstseins, das sich mit der Zeit als Geist erkennt''.
*Il vero è l'intero, e l'intero è un processo. (prefazione; 1973)
*Questa coscienza infelice ''scissa entro se stessa'' è così costituita che, essendo tale contraddizione della sua essenza ''una'' coscienza, la sua prima coscienza deve sempre avere insieme anche l'altra. In tal modo, mentre essa ritiene di aver conseguito la vittoria e la quiete dell'unità, deve immediatamente venire cacciata da ciascuna delle due coscienze. (vol. I; 1973, p. 174)
*Tale coscienza deve pertanto innalzare all'assoluto divenir-uno il rapporto inizialmente esteriore verso quell'intrasmutabile figurato, come fosse un'effettualità estranea. Il movimento nel quale la coscienza inessenziale si adopera a raggiungere questo esser-uno è un triplice movimento, secondo la triplice relazione che essa assumerà in rapporto al suo al di là che ha forma e figura: in primo luogo come ''coscienza pura'', poi come ''essenza singola'', comportantesi verso la ''effettualità'' come appetito e lavoro, e in terzo luogo come ''coscienza del suo essere-per-sé''. (vol. I; 1973, pp. 178 sg.-179)
*Il rapporto del quale si è qui sopra discusso, dell'organico con la natura degli elementi, non esprime l'essenza dell'organico stesso; questa essenza è invece contenuta nel ''concetto finalistico''. Invero a questa coscienza osservativa quel concetto non è l'essenza propria dell'organico; anzi, a quella coscienza medesima il concetto cade fuori dell'essenza, e quindi è poi soltanto quell'estrinseco rapporto ''teleologico''. Solamente, l'organico come testé fu determinato è esso stesso proprio il fine reale; infatti, poiché l'organico "conserva se stesso" pur nel rapporto ad Altro, esso viene appunto ad essere quella naturale essenza in cui la natura si riflette nel concetto, e in cui i momenti di causa e di effetto, di attivo e di passivo, che nella necessità sono posti l'uno di fronte all'altro, vengono contratti in unità. (vol. I; 1973, pp. 216 sg.-217)
*La coscienza che propone la legge del suo cuore, avverte dunque resistenza da parte di altri, perché essa contraddice alle leggi altrettanto singole del cuore loro.<ref>fenomenologia dello spirito, cit., (vol. 1I; 1973, p. 315.</ref>)
 
==[[Incipit]] di ''Lezioni sulla filosofia della religione''==