Alan Dean Foster: differenze tra le versioni

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*— Fammi ricapitolare. Gli alieni hanno paralizzato i coloni che non hanno ucciso, li hanno portati nel processore e li hanno imbozzolati per servirsene come incubatrici. — Ripley indicò la stanza dove i cilindri di stasi conservavano i rimanenti campioni di mostriciattoli.</br>— Il che significherebbe un mucchio di quei parassiti, giusto? Uno per ogni colono. Almeno un centinaio, calcolando un tasso di mortalità di un terzo durante la lotta finale per uscire.</br>— Sì, il ragionamento fila, — ammise senza difficoltà Bishop.</br>— Ma questi cosi, queste mostruose forme parassitarie, nascono da uova. Perciò dove sono le uova dalle quali provengono? Quando il tizio che ha trovato per primo la nave aliena ce lo ha riferito, ha detto che c’erano un sacco di uova all’interno, ma non ha mai precisato quante, e nessun altro è andato a controllare dopo di lui. E non tutte quelle uova potevano essere in grado di svilupparsi.</br>— Il punto, a giudicare dal modo in cui la colonia è stata invasa, è che non credo che l’alieno abbia avuto il tempo di trasportare uova, dalla nave a qui. Il che starebbe a dimostrare che devono provenire da qualche altra parte.</br>— Questa è la questione fondamentale. — Bishop fece ruotare la sedia per guardarla in faccia. — Ci ho pensato continuamente da quando abbiamo afferrato per la prima volta la vera natura del disastro.</br>— Qualche idea più o meno brillante?</br>— Senza altre prove concrete, non è più di una supposizione.</br>— Va’ avanti e supponi, allora.</br>— Potremmo fare un parallelo con certe specie di insetti dotate di un sistema organizzativo ad alveare. Una colonia di formiche odi termiti, per esempio, è retta da una singola femmina, la regina, la quale è la produttrice delle uova.</br>Ripley si accigliò. Dalla navigazione interstellare all’entomologia, un salto mentale a cui non era preparata. — Anche le regine nascono dalle uova?</br>Il sintetico annuì. — Sì, certo.</br>— Cosa succederebbe se non ci fossero state uova regine a bordo della nave che ha portato qui quei cosi?</br>— Nelle società di insetti non esistono “uova regine” finché le operaie non decidono di crearne una. Formiche, api, termiti, tutte usano essenzialmente lo stesso metodo. Scelgono un uovo comune e nutrono la pupa elaborando uno speciale cibo con un alto contenuto di certi ingredienti. Quello delle api, per esempio, viene chiamato gelatina reale. I componenti chimici della gelatina agiscono mutando la composizione della pupa in maturazione, di modo che ciò che ne risulta alla fine è una regina e non un’altra operaia. Teoricamente da qualsiasi uovo potrebbe nascere una regina. Perché gli insetti scelgano un determinato uovo è qualcosa che non sappiamo ancora.</br>— Stai dicendo che una di quelle cose produce tutte le uova?</br>— Be’, non esattamente come siamo abituati a vedere. Solo se regge l’analogia con gli insetti. Supponendolo, ci potrebbero essere altre somiglianze. Un’aliena regina, analogamente a un’ape o ad una termite regina, potrebbe essere fisicamente molto più grande degli alieni che abbiamo incontrato finora. Una termite regina ha un addome talmente gonfio di uova da non riuscire assolutamente a muoversi da sola. Viene nutrita e curata dalle operaie, coperta dai fuchi e difesa da guerrieri altamente specializzati. È anche quasi innocua. D’altra parte, un’ape regina è molto più pericolosa delle operaie perché può pungere parecchie volte. Lei è il centro della loro vita, quasi letteralmente la madre della loro società.</br>— Sotto un certo aspetto siamo fortunati che l’analogia non regga fino in fondo. Formiche ed api si sviluppano da uova direttamente in larve, pupe ed adulti. Ogni embrione alieno invece ha bisogno di un ospite nel quale maturare. Altrimenti Acheron ne sarebbe completamente ricoperto. (p. 102-103)
*Gigantesca apparizione nella foschia rosata, la regina aliena sovrastava il suo grappolo di uova come un enorme, scintillante Buddha insettiforme. Il teschio irto di zanne era l’incarnazione dell’orrore. Sei arti – due gambe e quattro braccia armate di artigli – sporgevano grottescamente da un addome dilatato. Gonfio di uova, comprendeva un grosso sacco tubolare sospeso all’intrico di tubi e condutture mediante una membrana, come se un lungo tratto d’intestino fosse stato drappeggiato tra i macchinari.</br>Ripley si rese conto di essere passata sotto il sacco un momento prima. Dentro il recipiente addominale, innumerevoli uova ribollivano verso un ovopositore pulsante, come in una disgustosa catena di montaggio. Qui emergevano luccicanti e viscide per essere raccolte da minuscoli fuchi. Quelle versioni in miniatura dei guerrieri alieni correvano avanti ed indietro per soddisfare i bisogni delle uova e della regina. Ignoravano lo spettatore umano in mezzo a loro, concentrati unicamente nella mansione di trasportare il carico in un posto sicuro. (p. 145)
 
== [[Explicit]] ==
*Intorno a loro i sistemi della Sulaco ronzavano rassicuranti. Ripley raggiunse il reparto medico e tornò nella stiva trascinandosi dietro una barella. Bishop le assicurò che era in grado di aspettare. Con l’aiuto della barella caricò delicatamente Hicks immerso nel sonno e lo trasportò all’infermeria. L’uomo aveva l’espressione tranquilla, soddisfatta. Aveva dimenticato tutto, godendosi gli effetti dell’iniezione di Bishop.</br>Quanto all’androide, era adagiato sul ponte, con le mani incrociate sul petto e gli occhi chiusi. Ripley non poteva dire se era morto o addormentato. Menti migliori della sua l’avrebbero stabilito una volta tornati sulla Terra.</br>Nel sonno, Hicks aveva perso molto della sua virile rudezza da marine. Ora sembrava un uomo come tutti gli altri. Più bello, però, e certamente più stanco. Tranne che non era un uomo come tutti gli altri. Se non fosse stato per lui sarebbe morta, e anche Newt. Soltanto la Sulaco sarebbe sopravvissuta, un contenitore vuoto in attesa del ritorno di uomini che non sarebbero mai tornati.</br>Pensò di svegliarlo, poi decise di no. In un battibaleno, una volta assicuratasi che i suoi segni vitali erano stabili e che la cicatrizzazione procedeva, lo avrebbe sistemato in una delle capsule da ipersonno.</br>Si voltò ad esaminare la camera del sonno. Tre capsule da attivare. Se era ancora vivo, Bishop non ne avrebbe avuto bisogno. Il sintetico avrebbe probabilmente trovato l’ipersonno frustrante e limitativo.</br>Newt la guardò di sotto in su. Stringeva due dita di Ripley, mentre percorrevano insieme il corridoio. — Stiamo per andare a dormire?</br>— Certo, Newt.</br>— Possiamo sognare?</br>Ripley fissò il faccino e sorrise.— Sì, tesoro, possiamo sognare tutte e due, adesso. (p. 152)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==