Giorgio Vasta: differenze tra le versioni
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===Citazioni===
*In [[dialetto]] non parlo e non penso: mi limito a osservarlo da fuori, ma solo dopo averlo anestetizzato. Quando le parole del dialetto si sono addormentate, le prendo in mano e studio come sono fatte: come tutto ciò che è naturale mi sembrano artificiali. (p. 39)
*È come se fossimo in una casa a cielo aperto nella quale al posto dei corridoi ci sono i vicoli {{NDR|di [[Palermo]]}}. Qui sono tutti parenti, tutti uniti. Le facce simili, la stessa voce. I bambini parlano con la voce dei vecchi. Nessuna differenza tra le pietre e la pelle; la pelle riveste la pietra: se si spacca una pietra, dentro
*Mi torna in mente la maestra che quasi un anno fa, durante gli esami ironica e realistica mi aveva detto che sono mitopoietico, quanto ero stato contento di scoprire che cosa voleva dire, quale piacere può dare muoversi dentro le parole, passare il tempo nel linguaggio. Andarsene via costruendo frasi. (p. 51)
*I [[Brigate Rosse|brigatisti]] sono sempre accesi, sempre apocalittici. Scrivono «lotta attiva», scrivono «disarticolare le strutture». Sono oracolari. I padri del deserto hanno lasciato le distese di sabbia della Palestina e sono venuti in città, nelle università e nelle fabbriche, a raccontare, a testimoniare, a predire e a maledire. (p. 65)
*Il piacere della paura
*Noi vogliamo che il mondo ci dia del lei, che ci percepisca e ci rispetti, ma siamo impantanati in
*È allora che
*È vero, penso, Tardelli e Bettega sono belli, ma in [[Romeo Benetti]]
*Quando avanza palla al piede, [[Romeo Benetti|Benetti]] tiene la testa sollevata e osserva feroce il campo estorcendogli spazio. Il suo torace grande e azzurro si riempie di sole, e tutta la squadra se ne sta dietro a quel torace, si fa femmina difesa dal maschio. (p. 83)
*Ogni volta provo vergogna, continua. Perché mi sembra che quei personaggi avvitandosi su se stessi si stiano avvitando al nostro essere italiani, alla nostra patetica identità nazionale che risolve sempre la lotta in farsa. (p. 102)
*Scarmiglia si rannicchia sulla sabbia, su un fianco, un braccio piegato, la mano abbandonata
*Nel corso del tempo, invece, lo Spago è riuscita a inoculare in me la paura di tutto, partendo da
*A volte accendo la televisione. Di pomeriggio fanno dei film. Don Camillo e Peppone, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
*Io ho vergogna della paura, è vero, però ho bisogno di poter dire che ho paura. Perché la paura è uno strumento. Serve a conoscere, a capire. La paura deve esserci. Solo che per me
*Ascolto e non ci credo, però mi piace la forma che la [[Bibbia]] sa dare al mondo: lì dentro il mondo è una cosa seria. (p. 135)
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