Alessandro Spina: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Alessandro Spina==
*A Isfahan visitai una volta una bottega dove dinanzi a un grande telaio verticale una donna, con alla destra e alla sinistra tre giovinette, annodava un tappeto. Udire le parole di Cristina al Collegio di Musica o sull'Aventino non è che replica di quell'immagine, sorprenderla in bottega mentre con un gran foglio davanti annoda le frasi. Il nodo è un segreto di noi orientali, che così procediamo nel compiere la tela. Per questo, Lilla<ref>Sorta di titolo onorifico con cui nelle piccole corti barbaresche dell'Africa del Nord si usava rivolgersi alle principesse reali. Cfr. G. Campo – A. Spina, ''Carteggio'', nota a p. 220 e A. Spina ''Conversazione in Piazza Sant'Anselmo e altri scritti'', p. 78.</ref> [[Cristina Campo|Cristina]], la Sua opera ci appartiene. Ha rubato il nostro tempo, cioè il nostro computo del tempo − e così ci onora. (da ''Lettera di A. Spina a C. Campo del 1 novembre '71'', in ''Cristina Campo − Alessandro Spina, Carteggio'', Editrice Morcelliana, Brescia, 2007, ISBN 9788837221850, p. 219)
*[[Jean de La Bruyère|La Bruyère]] scrive: <br/> «''Celui qui n'a égard en écrivant qu'au goût de son siècle songe plus à sa personne qu’àqu'à ses écrits: il faut toujours tendre à la perfection, et alors cette justice qui nous est quelquefois refusée par nos contemporaines, la posterité sait nous la rendre»''.<ref>Traduzione: «Chi, scrivendo, tiene in considerazione soltanto il gusto del proprio secolo si cura più della sua persona che dei suoi scritti: si deve sempre tendere alla perfezione, e allora questa giustizia che ci è talvolta rifiutata dai nostri contemporanei, la posterità sa rendercela.»</ref> <br/> Ecco un ritratto ''preordinato'' di Cristina. Quanto agli amici, è ovvio che sono i primi posteri. (da A. Spina ''Conversazione in Piazza Sant'Anselmo, Parte prima'', in ''Conversazione in Piazza Sant'Anselmo e altri scritti'', Editrice Morcelliana, Brescia, 2002, ISBN 8837218885, p. 84)
*{{NDR|Sulle ''Lettere a Mita''}} Come nelle fiabe da lei tanto amate, Cristina, senza neanche proporselo, entra nella gara del romanzo e stravince perché ha in mano il talismano che schiude le porte: il talento appunto.<br/> Forse l'opera che è ''anche'' un romanzo, è una delle rare possibilità oggi di scrivere un romanzo. D'altronde ogni opera d'arte ha un legame oscuro, e talvolta risolutivo con ciò che è involontario. ''Bisogna asciugare la vita a mano a mano che sgorga'', dice [[Sébastien-Roch Nicolas de Chamfort|Chamfort]]. Qui la vita ci lascia la sua ombra mobile, la vita è fuggita e l'ombra resta, come se la scrittura fosse ombra consolidata (è nell'ombra appunto che la vita si perpetua). Tutto ciò è lontano quanto mai da ogni ''progetto'' letterario [...] (da ''Fra romanzi d'''intrattenimento'' e romanzi ''castigo'', il romanzo ''ingenuo'' di Cristina Campo'', Parte seconda in ''Conversazione in Piazza Sant'Anselmo e altri scritti'', p. 162)