Il Farinotti: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
m Automa: Sostituzioni normali automatiche di errori "tipografici".
Riga 14:
*Il genio ha colpito ancora. Dopo più di vent'anni di carriera c'è veramente da togliersi il cappello davanti ad un uomo, prima ancora che regista, capace come nessuno mai prima nel campo del cinema d'animazione (e non solo) di riuscire a centrare sempre e comunque l'obbiettivo che ogni cineasta dovrebbe avere come scopo unico: emozionare. E di emozioni, quest'opera di [[Hayao Miyazaki]] ne offre davvero. ''Howl's Moving Castle'' è un ulteriore tassello nel mosaico che il regista giapponese sta componendo col passare degli anni, che mescola l'attenzione alle tematiche ambientali, all'utilizzo malsano della tecnologia, che propone esseri umani calati in universi fantastici ed immaginari, dove creature soprannaturali insegnano all'uomo come vivere e quali valori seguire e difendere. (''[[Il castello errante di Howl]]'', pp. 387-388)
*Un attore minore, Jason Evers, recita, produce, dirige, sceneggia (le ultime tre cose sotto pseudonimo) questo horror che tratta in modo triviale un'idea discreta. (''[[Il cervello che non voleva morire]]'', p. 410)
*Il film è diventato un vero fenomeno di incassi, record italiano assoluto, ma non solo. Ha confermato la prevalenza dell’idiomadell'idioma toscano nel nostro cinema (I Cecchi Gori c’entrerannoc'entreranno pure qualcosa) e riconfermato il precedente ''[[I laureati|Laureati]]'' di Pieraccioni. Questo successo abnorme ha comunque delle spiegazioni. Una è il naturale “volano”"volano" del film (che ha tenuto le sale per un anno), che a un certo punto “deve”"deve" essere visto da tutti perché fa moda. Poi naturalmente c’èc'è la grana della regia e della storia. Si può parlare di film medio che manca al nostro cinema, di sapori di commedia all’italianaall'italiana eccetera, ma in questo caso c’èc'è una ragione ”tattile”"tattile", immediata, che capiscono tutti subito: è un film pulito, fuori dai contesti grigi, tristi, omologati, spesso malamente sociali del cinema nostrano. Presenta qualcosa che non si vedeva dai tempi di ''[[Poveri ma belli]]'': la felicità di vivere. Una felicità, che non sarà aderente al nostro momento storico, ma è una bella fortuna che qualcuno ce la descriva almeno nella finzione. Certo, come rovescio della medaglia abbiamo dovuto affrontare il potente riflusso-marketing con la [[Natalia Estrada|Estrada]] che ci ha assediato dalle tv, dai manifesti e dalle passerelle di moda, ma tant’ètant'è, certe vie sono obbligate. (''[[Il ciclone]]'', p. 432)
*Sicuramente film d'attori, tutti al massimo delle loro possibilità con stili a confronto. [[Montgomery Clift|Clift]], con la tensione interna di matrice Actor's Studio, [[Frank Sinatra|Sinatra]], letteralmente miracolato da questo ruolo che lo rilanciò dopo un brutto periodo, [[Deborah Kerr]], attrice e diva inglese affascinante e morbosa, e soprattutto [[Burt Lancaster|Lancaster]], capace di esprimersi nell'azione esattamente come in tutti gli altri esercizi di attore. Fra le tante sequenze che si ricordano una fa parte della più bella mitologia: la scena fra Lancaster e Kerr che si baciano nella risacca. (''[[Da qui all'eternità]]'', p. 564)
*Il dèjà vu è un mero pretesto per raggiungere l'happy end sentimentale. (''[[Déjà vu - Corsa contro il tempo]]'', p. 574)
Riga 38:
*Si tratta di un autentico ''cult movie'', tra i pochi che può vantare il cinema italiano del dopoguerra. Un'intuizione geniale è all'origine del film, che può essere definito un ''road movie''; il confronto di due generazioni nel territorio neutro di una giornata di vacanza. La complementarietà dei caratteri dei due protagonisti è un supporto dalle solide basi. La sceneggiatura di [[Ettore Scola|Scola]], Risi e [[Ruggero Maccari|Maccari]] è in perfetto equilibrio tra la commedia all'italiana e il dramma sociale, questo appena accennato con alcune allarmanti sequenze disseminate nel film e concluso nell'impietoso finale. Il cialtronesco [[Vittorio Gassman|Gassman]], finalmente libero, come lui stesso ammette, dai vincoli delle caratterizzazioni, dai ghigni classicheggianti, esprime in alcune sequenze la sua dirompente fisicità. Distrugge con l'intuizione del superficiale i luoghi comuni che lo studente [[Jean-Louis Trintignant|Trintignant]] si era costruito in un'intera vita, sui suoi parenti. Libera lo ''charme'' opaco di una zia del suo amico. In ogni spostamento, dalla Roma deserta del mattino di Ferragosto lungo le strade della Versilia fino alla Costa Azzurra, si gioca la sua dignità e persino la sua figura di padre. la partita a ping-pong con [[Claudion Gora|Gora]] è al riguardo esemplare. L'attonito Trintignant in questa scuola dei diritti è infatti l'unico a soccombere, emblematicamente. Non pochi hanno lamentato il cambio di atmosfera dell'epilogo: un brusco risveglio dalla partitura scoppiettante di una pellicola che sembrava dover dispensare un eclettico piacere a fior di pelle. Come in ''[[La grande guerra]]'' e ''[[Una vita difficile]]'' il cinema italiano aveva trovato, se non un vero e proprio stile, un equilibrio basato su una precisa rappresentazione della società italiana, senza dover ricorrere ai macchiettoni che il depravato cinema d'oggi mostra con lugubre allegria. Il rimpianto di quel cinema è presente in ogni spettatore che abbia solo visto quei film pur non facendo parte di quella generazione. Ed ecco allora la Lancia Aurelia Sport diventare un oggetto mitico. Così come alcune battute di questi film vengono tramandate con puntuale approssimazione, ma con sincera partecipazione. ''Il sorpasso'', al suo apparire quasi snobbato dalla critica, si è ritagliato col tempo uno spazio che appartiene di diritto alle grandi memorie del cinema. (''[[Il sorpasso]]'', p. 1892)
*Film ipercitazionista che parla ai ragazzini con un linguaggio che ben conoscono. (''[[Super Mario Bros. (film)|Super Mario Bros]]'', p. 1973)
*''The Last Samurai'' porta la firma di [[Tom Cruise]] più che del suo regista, [[Edward Zwick|Zwick]], che si conferma un discreto mestierante: la sua è una regia senza impennate né cadute, prevedibile ma godibilissima. Nel complesso il film è molto curato e la minuziosa rappresentazione di una cultura da noi così lontana tiene alta l’attenzionel'attenzione fino alla fine, nonostante le due ore e mezzo di durata complessiva. (''[[L’ultimo samurai]]''; p. 2121)
*Scritto e prodotto dai registi di ''[[Matrix]]'', ''V for vendetta'' è un cocktail "esplosivo" che unisce effetti speciali ad un ritmo incalzante non privo di efficacia. Come può accadere per i film tratti da opere letterarie e fumetti, resta il dubbio che il testo di partenza sia stato interpretato più o meno correttamente. Lasciamo agli esperti di fumetto l'ardua sentenza. (''[[V per Vendetta]]'', p. 2245)