Federigo Verdinois: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Vittorio Imbriani}} È erudito come una biblioteca di libri rari; ed ha dell'erudito tutta la pazienza fratesca, la passione rabbiosa, la memoria ferrea, la meticolosità fastidiosa, la boria. Ma ha questo di più, che gli eruditi generalmente non hanno, una fantasia fervida, un finissimo gusto artistico, una impetuosità di cuore da poeta....non elzeviriano. (da ''Profili letterari, Vittorio Imbriani'', p. 58)
*{{NDR|[[Luigi Tosti|Luigi Tosti]]}} Ritiratosi fanciullo su quella vetta<ref>L'abbazia di Montecassino</ref>, la solitudine, l'aspra natura, gli studi severi, la monotonia della vita claustrale non lo staccarono dalla società degli uomini. Nobile di sangue, fu anche nobile di mente e di affetto. Frate, non volle assorgere con l'anima ad un arido cielo senza affetti e senza poesia; castellano, discese a vivere coi suoi vassalli e li guardò con occhio d'amico e di fratello. (da ''Profili letterari, Luigi Tosti'', pp. 70-71)
*{{NDR|Luigi Tosti}} Le sue visioni sono calde, colorite, febbrili, piene di un movimento così fuori del rettorico e del convenzionale, che vi rapiscono in un mondo sconosciuto e fantastico, che vi scoprono sconfinati orizzonti. Ci è lo spirito moderno, che si stringe in un caldo amplesso allo spirito biblico; Jehova terribile che sorride amorevolmente fra le minaccie. (da ''Profili letterari, Luigi Tosti'', pp. 73-74)
*Il {{NDR|[[Giovanni Bovio|Bovio]]}} o che parli, o che rida, o che si lamenti, o che solo si muova, è cavernoso. Lo si direbbe una sibilla nell'antro o uno di quei barbuti profeti dell'antichità che si divertivano a preconizzare ogni sorta di disgrazia e di finimondo sul capo sciagurato del prossimo loro. Per questo ho detto che è nato troppo tardi. Porta il soprabito, ma è un anacronismo. Un pizzo lungo, folto, nero, ch'egli accarezza volentieri, pare che lo tiri in giù a pescare i suoi pensieri profondi nel centro della terra. (da ''Profili letterari, Giovanni Bovio'', p. 78)
*{{NDR|Su [[Antonio Ranieri|Antonio Ranieri]]}} [...] Un altro mondo, assai più vasto e popolato, si chiude ora fra quelle mute pareti: un mondo di affetti e di memorie: affetti profondi e vivi com'erano testè, quando le persone a lui più care vivevano, recenti memorie acerbe e dolorosissime. Tutto questo mondo non è riempito che da due nomi: un poeta<ref>Giacomo Leopardi, legato ad Antonio Ranieri da amicizia fraterna.</ref> e una donna<ref>Paolina, sorella di Antonio Ranieri.</ref>. Basterebbe un solo di questi due esseri a riempire l'universo. ( da ''Profili letterari, Antonio Ranieri'', p. 106)
*{{NDR|Sull'ascesa e sull'improvviso declino della fama di [[Achille Torelli|Achille Torelli]]}} [...] Accade così, questo è il guaio. Quando vi avranno levato su, e tenuto su per un pezzo, si stancheranno: voi pesate troppo. Poi si accorgeranno di un'altra cosa: a quell'altezza voi togliete che altri si scaldi al sole delle lodi e dell'amor proprio. Toglietevi di là in tutta fretta, tornate piccolo, nascondetevi, o quest'altro San Cristoforo del pubblico vi getterà in acqua. (da ''Profili letterari, Achille Torelli'', pp. 165-166)
*{{NDR|Su [[Matilde Serao|Matilde Serao]]}}[...] C'è, per esempio, il ''Cuore infermo'', una specie di romanzo, che è naturalmente tutto cuore da un capo all'altro, benché ci sia dentro dell'analisi minuta e fastidiosa. Credete forse che il cuore non analizzi? ci sono tante delle sue novelle, che il sentimento solo ha saputo inspirare, e lo si sente serpeggiare tra frase e frase, tra una riga e l'altra. (Da ''Profili letterari, Matilde Serao'' , pp. 180-181)
*{{NDR|Francesco Mastriani|Francesco Mastriani}} Ebbene, se la Francia ha uno [[Emile Zola|Zola]], Napoli ha un [[Francesco Mastriani|Mastriani]]. Poco è mancato che questo non si credesse; certo è che si è scritto, cioè lo ha scritto lui, ed un giornale ha stampato le sue parole in nota di un suo romanzo. «Che è mai cotesto rumore che si leva intorno al realismo? il realismo l'ho inventato io. Che è cotesta ''Nanà'', che tutto il mondo n'ha da discorrere come dell'ottava maraviglia? Io ho scritto ''I vermi''. C'è niente di più ''realista'' dei vermi? Io vi domando in coscienza se si può scendere più in basso. Di più, voi, realisti da strapazzo, sguazzate nel sudiciume; ed io, come vedete, vi servo in tavola l'anima stessa del medesimo in tante pagine strappate dall'albero della mia fantasia ancora verdi e sanguinanti». In questa sentenza, come dicevano un tempo gli storici facendo concionare i loro capitani, ha parlato il Mastriani. E la frase colorita di verde e di rosso, se non è proprio sua, avrebbe potuto essere, e scommetto ch'ei se l'appropria e vi aggiunge di suo qualche altro colore. (da ''Profili letterari, Francesco Mastriani'', pp. 191-192)
*{{NDR|Per una singolare coincidenza, F. Verdinois trova nel salotto di Sofia Novikov una copia del Quo Vadis di cui lo scacchista Ivan Ivanovic Scerscenowski gli aveva parlato con entusiasmo la sera del giorno precedente}} [...] Volevate avere il libro? Prendetelo. Me ne direte poi qualche cosa. Dev'essere un libro noioso.... Un titolo latino, figurarsi! <br/> Presi il libro, tornai a casa, lo lessi in una notte, lo divorai, fui invaso da una smania che altri provasse il mio diletto, la commozione, l'entusiasmo. Si sa che le emozioni si raddoppiano, quando son divise. Non accade lo stesso col danaro, pur troppo. (da ''Ricordi giornalistici, Perché tradussi il «Quo Vadis?»'', pp. 247-248)