Léon Bloy: differenze tra le versioni

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*Nessuna creatura umana è capace di dire, con certezza, ciò che essa è. Nessuno sa ciò che è venuto a fare in questo mondo; a che cosa corrispondono i suoi atti, i suoi sentimenti, i suoi pensieri; chi sono i suoi più prossimi tra tutti gli uomini; quale è il vero ''nome'', il suo nome imperituro nel registro della Luce. Imperatore o facchino, nessuno conosce il suo fardello o la sua corona. (da ''Introduzione, cap. II'', p. 34)
*La [[Storia]] è come un immenso testo liturgico in cui gli iota e i punti valgono quanto i versetti o i capitoli interi; ma l'importanza degli uni e degli altri è indeterminabile e profondamente nascosta. (da ''Introduzione, cap. II'', p. 34)
*I fatti storici sono lo stile della parola di Dio e questa parola non può essere condizionale. (da ''Introduzione, cap. XI'', p. 54)
*Le lampade o i fari del suo {{NDR|di Napoleone}} genio diffusero uno splendore che dura ancora e che si estinguerà all'alba del Giorno di Dio. (Da ''cap. I, L'anima di napoleone'', p. 62)
*«Ogni [[uomo]] è l'addizione della sua razza» ha detto profondamente un filosofo. Ogni grande uomo è una addizione di anime. (da ''cap. II, Le altre anime, p. 70)
*{{NDR|La Francia}} [...] l'anima vivente di tutti i popoli. (da ''cap. IV La battaglia, p. 77)
*«Il deserto, dice Las Cases, aveva sempre avuto per l'Imperatore un fascino particolare... Egli si compiaceva di fare notare che «Napoleone» vuol dire ''Leone del deserto''». In quale lingua? Non lo so. Ma è certo che questo miraggio della sua fantasia è una profonda realtà. Lui stesso era il deserto, e faceva attorno a sé, vivo o morto, un deserto così vasto che gli uomini di tutta la terra non sarebbero capaci di riempirlo e dove la loro moltitudine vi apparirebbe come inesistente, sotto l'occhio di Dio, nel silenzio dello spazio. (da ''cap. V, Il globo'', p. 86)
*Certo, è una tradizione costante ed è una giurisprudenza immutabile degli uomini di Stato che tutti i mezzi sono buoni in politica e che il denaro viene nobilitato dall'intenzione di prevaricare o assassinare. (da ''cap. XI, I mercenari'', p. 119)
*Non si può capire nulla di [[Napoleone]] se non si vede in lui un poeta, un incomparabile poeta in azione. Il suo poema è tutta la sua opera, e non c'è chi l'uguagli. ( da ''cap. XIV La guardia indietreggia!...'', p. 135)
*«''Ubi thesaurus, ibi cor''. Dov'è il tuo tesoro c'è anche il tuo cuore». Il cuore di Napoleone non era una cittadella imprendibile, ma quelli e quelle che vi penetrarono dentro credettero che non ci fosse niente perché il tesoro era ''invisibile''. Questo tesoro era il segreto della sua poesia grandiosa, l'arcano di questo Prometeo che ignorava se stesso, le cui colpe più gravi hanno avuto la stessa scusa di Polifemo o di Anteo: che egli cioè non si sapeva così colossale e così predestinato. ( da ''cap. XIV La guardia indietreggia!...'', p. 138-139)
 
==''La tristezza di non essere santi''==