Franco Fochi: differenze tra le versioni

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== Citazioni di Franco Fochi ==
*Joram:— Si fa per gli altri, una cosa, ma...perché serva a noi, sì...Tutti così... Nessuno può fare diversamente, nemmeno gli uomini più giusti, nemmeno Caifa... nessuno...<br>Giuda: (gli tronca la parola in gola, strozzandolo. Fuori le urla, che s’eranos'erano un po’po' allontanate, si riavvicinano e si fanno più alte. Giuda corre alla finestra e, guardando fuori: ) No! tu, Maestro, non facevi per te! tu non facevi per te! (da ''Maschere in ombra'', ''Giuda'', p. 349)
*Un efficace e serio messale italiano non s’avràs'avrà mai fuori dal solco d’unad'una lingua viva, chiara, corretta e di facile pronuncia. Altro che “lingua"lingua sacra”sacra", come sognano alcuni [...]. Van lasciati da parte [...] certi surrogati stranieri di quella che è stata la nostra “lingua"lingua sacra”sacra" per secoli: per i quali avremmo rinunciato al “latino"latino sincero, sacrosanto”sacrosanto" “della"della messa”messa", che Renzo, in fondo, sapeva in qualche modo afferrare. Abbiamo rinunciato a questo — e non è esagerato il verbo, che implica l’ideal'idea di sacrificio: cfr. Paolo VI, Insegnamenti, vol. VII, 1969, pp. 1121-1128 — per averla in casa la messa, col parlare di casa, di casa nostra: nostra, nostra, nostra il più possibile. E qui è il caso di dire: così sia. (da ''E con il tuo spirito'', pp. 66-67)
 
==''Lingua in rivoluzione''==
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== ''La festa turbata'' ==
* Pensare è inevitabile. Privilegio della creatura ragionevole, è anche il suo continuo tormento. La mamma, contemplando il bimbo che dorme, beato, nella sua culla, arriva a invidiarlo “perché"perché ancora non pensa”pensa"...<br> Ma si tratta, nella generalità dei casi e degl’individuidegl'individui, d’occupared'occupare la mente in bisogni immediati o poco più. Raramente vuol dire immergersi in ciò che, né semplice né trasparente, si presenta come un abisso da mozzare il fiato. Domandiamoci se quest’altroquest'altro pensare — che è considerare, scrutare, meditare — sia da tutti, o se invece non abbia in sé qualcosa che, come effetto più naturale e comune, dia lo sgomento ai più e li induca a rifuggirne. Per meditare, bisogna esserci avvezzi, o nati addirittura.<br>Ecco allora che la ragione, impreparata e tuttavia chiamata a pronunciarsi sulla più grave questione che si possa offrire, rivela una miserevole impotenza: le sue risposte sono spesso le più meschine e goffe che si possano immaginare; le sue contraddizioni hanno dell’incredibiledell'incredibile. Per esempio, che cosa può esserci di più sciocco e assurdo che la frase di conforto usuale: ''Fatti coraggio, la vita è tutta così?'' Bel conforto. Eppure è formula di dovere nelle visite a persone colpite da un lutto o da altra grave disgrazia. Intanto si augura ai vicini, o a noi stessi, di campare il più a lungo possibile; per tornare poi, di lì a un momento, all’deaall'dea squallida che ''meglio sarebbe non esser mai nati''. E il coro dei presenti fa eco: ''Proprio''. (p. 18)
* In un terreno dove, trattandosi dei nostri destini, siamo noi stessi i giocatori e il gioco, l’esaminatol'esaminato e gli esaminatori, la ragione umana viene a essere altro da quella facoltà autonoma e fredda che si può osservare di fronte a una partita di scacchi, pur difficile, o al problema di matematica anche più complesso. Qui è il sentimento, a precedere e quasi sempre a dominare: non limitandosi a impedire quanto più possibile il pensiero della morte, ma spingendosi oltre e aumentando la sua forza, quanto più la mente s’addentras'addentra nel cupo mistero di quel fatto. (p. 19)
* In altri termini, più forte della ragione è, nell’uomonell'uomo comune, la paura d’usarlad'usarla. [...] Ma è così: l’uomol'uomo [...] si china alle contraddizioni grottesche e alle buffe scappatoie. [...] Una selva di domande s’affaccias'affaccia in un momento; e l’unal'una è legata all’altraall'altra, sì che non puoi dire: comincio da questo punto o da quello... È un bene la vita? è un male? Se è un bene, perché viene a cessare? Se è un male, perché c’èc'è dato? E ancora: se è un male, perché tanta sua parte è bella e buona? E se è un bene, perché vedo tanto male intorno a me e anche dentro di me? Che cosa mi si offre, in compenso di questo male, così che io possa dire in piena coscienza: “Sì"Sì, la vita è, in fondo, solamente un bene”bene"? E che cosa, soprattutto, mi verrà dato al posto del bene che dovrò cedere da un momento all’altroall'altro? Ho bisogno di sapere “se"se ciò che qualcuno ci prende,/ c’èc'è qualch’altroqualch'altro che ce lo rende!" (G. Pascoli, ''Commiato'', in ''Canti di Castelvecchio'').<br>Quest’ideaQuest'idea del ''compenso'' fa apparir chiaro che il problema di cui stiamo parlando coincide con quello, notissimo, della felicità: tormento vano della ragione umana e suo scoglio invalicabile. Dunque anche il Pensiero con la maiuscola [...] non sa rispondere agli enigmi della vita e della morte. La risposta verrà solamente dal Verbo, fattosi carne e “sapienza"sapienza nostra”nostra" (S. Paolo, 1a Corinzi, 1, 30): vera sapienza, antagonista vittoriosa di quella umana, che è “stoltezza"stoltezza dinanzi a Dio”Dio" (''Id.'', 3, 19). (p. 22)
 
==Note==
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*Franco Fochi, ''Lingua in rivoluzione'', Feltrinelli, Milano, 1966.
*Franco Fochi, ''La festa turbata. Postille al testo unico dei destini umani'', Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, 1986.
*Franco Fochi, ''E con il tuo spirito. Chiesa e lingua italiana a più di trent’annitrent'anni dalla riforma liturgica'', Neri Pozza, Vicenza, 1997.
 
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