Walter Laqueur: differenze tra le versioni

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*[[Rainer Maria Rilke|Rilke]] aveva proclamato che la bellezza era il principio dell'orrore; essi {{NDR|gli espressionisti}} andarono più oltre d'un passo: la vera bellezza era nell'orrore degli individui tormentati, nell'annullamento dell'equilibrio e della simmetria. L'[[espressionismo]], come altri movimenti radicali, voleva scavare alla ricerca delle radici, era spinto dal desiderio di ritornare alle origini. (cap. IV, p. 145)
*Gli [[espressionismo|espressionisti]] furono un sismografo sensibilissimo dell'epoca; nel migliore dei casi erano quasi altrettanto commoventi di certi poeti del XVII secolo che scrivevano dopo il grande olocausto della guerra dei Trent'anni. Il punto più vulnerabile del movimento fu che non conobbe limiti... un difetto tedesco tutt'altro che raro. Non seppe più controllare le proprie emozioni, divenne disordinato e incoerente, incapace di parlare in maniera chiara al mondo esterno. Se fosse stato soltanto uno dei tanti movimenti d'avanguardia, le sue manchevolezze non avrebbero avuto gran peso. Ma siccome si proponeva di cambiare la vita e non soltanto di offrire una nuova forma d'arte, non è possibile valutarlo sulla base d'un metro puramente estetico. L'espressionismo, come disse [[Alfred Döblin|Döblin]] in anni successivi era ''Gärung ohne Richtung'', un fermento senza scopo. (cap. IV, p. 150)
*In Germania lo spirito carnevalesco {{NDR|del [[dadaismo]]}} finì con l'essere il padrino di battesimo del [[realismo socialista]]. (cap. IV, p. 153)
*{{NDR|[[Thomas Mann]]}} Sarebbe un tentativo destinato all'insuccesso voler riconoscere nel suo pensiero una costante definita, coerente. Un socialista conservatore in politica, un innovatore tradizionalista in letteratura, un credente nel progresso che traeva ispirazione da [[Arthur Schopenhauer]] e da [[Richard Wagner]]... le contraddizioni della sua personalità d'intellettuale erano le stesse di cui soffriva la cultura del tempo. (cap. IV, p. 157)
*Chi si trovò nell'occhio del ciclone, per quanto fosse tutto, per carattere, tranne che un rivoluzionario, fu [[Arnold Schönberg]]. [[Claude Debussy|Debussy]] aveva scritto, è vero, che ''le siècle des {{sic|aeroplanes}} a droit à sa musique''<ref>Il secolo degli aeroplani ha diritto alla sua musica.</ref>, però Schönberg non aveva la minima intenzione di entrare nella storia della musica come il compositore dell'era dell'aeronautica: «Detesto che mi si definisca rivoluzionario... sin dai miei esordi sono stato sensibilissimo alla forma e ho avversato con tutta l'anima le esagerazioni». (cap. IV, p. 199)