August Strindberg: differenze tra le versioni
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*Verrà, comunque, forse un giorno in cui saremo tanto avanzati, così illuminati, da poter osservare con indifferenza lo spettacolo brutale, cinico, crudele, che ci propone l'esistenza. Allora avremo disinnescato gli strumenti inferiori ed inattendibili di pensiero detti [[sentimento|sentimenti]], divenuti superflui e nocivi per la maturazione dello strumento di giudizio. (1988, p. xvii)
*Per di più si pretende, con insistenza, la [[gioia]] di vivere, tanto che i direttori dei teatri non fanno altro che ordinare farse quasi che la gioia di vivere si riduca a fare gli scemi in scena e a descrivere gli uomini come tanti invasati o idioti. Io trovo invece la gioia di vivere nelle forti crudeli lotte dell'esistenza e godo sempre nell'apprendere qualcosa, nell'istruirmi. (1988, p. xvii)
*Ho motivato la tragica sorte della signorina Julie molto analiticamente: con i «cattivi» istinti di fondo della madre; l'educazione paterna sbagliata nei confronti della ragazza la sua indole e la suggestione del fidanzato sul suo cervello debole e degenerato; poi, nello specifico: l'atmosfera di festa della notte di mezza estate; l'assenza del genitore; il disturbo mestruale della giovane; la sua passione per gli animali; l'eccitazione della danza; quella notte crepuscolare; il potente effetto afrodisiaco dei fiori e, per concludere, il caso che trascina lui e lei, insieme, in una camera discreta, cui va aggiunta la risolutezza del maschio in calore. Così, non ho usato unilateralmente il metodo fisiologico e neppure maniacalmente quello psicologico, né ho dato la responsabilità solo all'ereditarietà materna né ho scaricato un'accusa so-lo sulle mestruazioni, né ho esclusivamente sottolineato l'«immoralità», né semplicemente ho predicato la morale
*No, io non credo ai caratteri teatrali semplici e ai giudizi sbrigativi sugli individui: è uno sciocco, un brutale, un geloso, un avaro, che dovrebbero essere ricusati dai naturalisti che hanno cognizione della grande complessità dell'anima e di come pure il «[[vizio e virtù|vizio]]» abbia un risvolto che assomiglia non poco alla [[vizio e virtù|virtù]]. (1988, p. xix)
*Le mie anime (caratteri) sono conglomerati di stadi culturali passati ed attuali, stralci di libri e giornali, frammenti d'umanità, sbrendoli di abiti festivi fattisi cenci, proprio come è assemblata l'anima. (1988, p. xix)
*La signorina Julie è un carattere moderno e non perché in ogni epoca non ci siano state {{sic|mezzefemmine}}, spregiatrici del maschio, ma solo perché il tipo è stato individuato adesso, si è rivelato e ha sollevato scalpore. Vittima di una superstizione (che afferra anche i cervelli più forti), per cui la [[maschio e femmina|donna]], questa forma distorta d'[[maschio e femmina|uomo]], intermedia rispetto al maschio, signore della creazione e artefice della cultura, dovrebbe essergli uguale ovvero diventare simile a lui, ella inciampa in un'aspirazione assurda sulla quale cade. Assurda, dicevo, perché una forma distorta, subordinata alle leggi della procreazione, si riproduce sempre distorta e non può mai raggiungere chi le è superiore, secondo la seguente formula: A (l'uomo) e B (la donna) partono da uno stesso punto C; A (l'uomo) con velocità, poniamo, 100 e B (la donna) con velocità 60. Quando, chiediamo, B raggiungerà A?
*Senza contare che Jean è in ascesa, egli è superiore alla signorina Julie in quanto è un uomo. Sul piano sessuale è quindi un aristocratico in virtù della sua forza virile, dei suoi sensi più acuti, della sua intraprendenza. La sua inferiorità sta per lo più nel milieu sociale in cui al momento si trova e dal quale probabilmente si emanciperà. (1988, p. xxii)
*Per quanto concerne la tecnica compositiva, ho soppresso sperimentalmente la suddivisione per [[Atto (teatro)|atti]], perché ho creduto di capire che le nostre labili capacità d'illusione possono essere disturbate dagli intervalli, durante i quali lo spettatore ha agio di meditare e quindi liberarsi dall'influsso suggestivo dell'autore-ipnotista. Il mio dramma dura circa sei quarti d'ora e se si possono ascoltare conferenze, prediche o dibattiti che durino tanto o anche più, mi sono convinto che un lavoro teatrale non dovrebbe stancare in un'ora e mezzo. (1988, p. xxiv)
*[...] ho voluto una sola scenografia, tanto perché i personaggi germoglino con l'ambiente quanto per tagliar corto con i fatti scenografici. Disponendo di un solo scenario si può inoltre ben pretendere che sia realistico. Eppure non c'è niente di più introvabile di una stanza che ricordi all'incirca una stanza, nonostante i pittori sappiano tranquillamente rendere un vulcano che sputa fiamme o una cascata. Concesso pure che le pareti debbano essere fatte di tela, potrebbe essere anche arrivata l'ora di piantarla con l'abitudine di dipingerci su mensole e utensili da cucina. Abbiamo così tante convenzioni sulla scena cui dobbiamo credere che ci potremmo pure risparmiare la fatica di credere alle pentole pitturate. Ho piazzato il fondale e il tavolo di traverso per far sì che gli attori recitino di faccia e di mezzo profilo quando si fronteggiano seduti al tavolo
*Se potessimo inoltre rinunciare all'orchestra visibile con le sue luci che disturbano e le facce verso il pubblico; se la platea fosse sopraelevata in modo tale che l'occhio dello spettatore mettesse a fuoco più in su delle ginocchia delle interpreti; se potessimo eliminare i palchi di lato (di proscenio) coi loro pancioni che ridacchiano stupidi e le signore beone, se avessimo inoltre buio completo in sala per tutta la durata della rappresentazione e, primo ed ultimo, avessimo una piccola scena e una piccola sala, forse sorgerebbe una drammaturgia nuova e il teatro potrebbe, se non altro, ritornare ad essere un'istituzione in cui si divertono le persone istruite. In attesa di questo teatro, possiamo sempre scrivere opere da conservare nei cassetti, per il repertorio di domani. (1988, p. xxviii)
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