Carl Gustav Jung: differenze tra le versioni

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*Ma, nello studiare la filosofia delle [[Upaniṣad|Upanishad]], in noi cresce l'impressione che il completamento di questo percorso non è proprio il più semplice dei compiti. La nostra arroganza occidentale verso queste intuizioni del pensiero indiano è un segno della nostra barbara natura, che non ha il più remoto sentore della sua straordinaria profondità e sorprendente accuratezza psicologica. Siamo ancora così ignoranti che abbiamo effettivamente bisogno di leggi dall'esterno, e di una tavola della legge o di un Padre sopra, per mostrarci ciò che è buono e ciò che è giusto fare. E dato che siamo ancora barbari, qualsiasi fiducia nella natura umana ci sembra un naturalismo pericoloso e immorale. Perché questo? Perché sotto la sottile patina della cultura barbara, la belva selvaggia è pronta all'agguato, giustificando ampiamente la sua paura.
:''But, as we study the philosophy of the Upanishads, the impression grows on us that the attainment of this path is not exactly the simplest of tasks. Our Western superciliousness in the face of these Indian insights is a mark of our barbarian nature, which has not the remotest inkling of their extraordinary depth and astonishing psychological accuracy. We are still so uneducated that we actually need laws from without, and a task-master or Father above, to show us what is good and the right thing to do. And because we are still such barbarians, any trust in human nature seems to us a dangerous and unethical naturalism. Why is this? Because under the barbarian's thin veneer of culture the wild beast lurks in readiness, amply justifying his fear.'' (da C. G. Jung, ''Psychological Types'', p. 213, Routledge 1971 (reprinted 1999); citato in ''[http://www.hinduwisdom.info/quotes61_80.htm#Q79 A Tribute to Hinduism]'')
*{{NDR|Sul viaggio a Tunisi compiuto nel 1920}} Mentre ero ancora preso da questa profonda impressione di una durata infinita e di un'esistenza statica, degna dell'[[età dell'oro]], d'un tratto ricordai il mio orologio, e pensai al [[tempo]] accelerato dell'europeo. Era questa. senza dubbio, la nuvola buia e inquietante che pendeva minacciosa sul capo a questi inconsapevoli. Improvvisamente mi apparvero come selvaggina che non vede il cacciatore, ma che con indistinta angoscia ne sente l'odore: in questo caso il cacciatore era il dio del tempo che inesorabilmente avrebbe frantumato in pezzetti - giorni, ore, minuti, secondi - quella loro durata memore ancora dell'[[eternità]]. (C. G. Jung, ''Ricordi, sogni, riflessioni'', Bur Saggi, Milano, 2012, p. 294)
*Non è affatto vero che io provenga esclusivamente da [[Sigmund Freud|Freud]]. La mia impostazione scientifica e la teoria dei complessi precedono il mio incontro con Freud. I maestri che mi hanno influenzato in maggior misura sono [[Eugene Bleuer|Bleuer]], [[Pierre Janet]] e [[Théodore Flournoy]]. (da ''Archivio Jung, Zurigo''; citato in ''Libro rosso. Liber Novus'', p. 197-a)
*Non si può invertire il giro della ruota e tornare a credere per forza ciò «di cui si sa che non è». Ma si può provare a render conto del significato dei simboli. (citato in [[Piergiorgio Odifreddi]], ''Il Vangelo secondo la Scienza. Le religioni alla prova del nove'', Einaudi, 2008)