Karel Čapek: differenze tra le versioni

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*Anche Perugia è un sogno, una visione e una Betlemme tra il cielo azzurro e la terra azzurra; una Betlemme un po' più grande, una cittadina di palazzi e di case fortificate, porte etrusche e vedute stupefacenti. (cap. ''Dolce Umbria'', p. 91)
*''Che cosa non mi è piaciuto?'' [...] 3. La spaventosa folla di turisti a Venezia. La maggior parte dei tedeschi porta zaini da montagna o abiti di loden, gli inglesi macchine fotografiche, gli americani si riconoscono dalle spalle e i ciechi per il fatto che sembrano quasi tedeschi, ma parlano vistosamente a voce alta, forse perché da noi l'aria è più rarefatta [...] 5. Gli sposini. Senza rivelarne i motivi. 6. I veneziani, visto che sono russi. Una donna nera come il carbone e dagli occhi d'anguilla, che portava il vestito tradizionale dalle frange lunghe due palmi e il pettine sulla crocchia, un purissimo tipo veneziano, proprio mentre la guardavo ammirato, ha detto al suo cavaliere ''Da, da, jasnyj moj''; e io ho perso un'altra illusione. (cap. ''Venezia'', pp. 23-24)
*E poi la stessa [[Monreale]], strana città incollata al pendio di una collina, tra cactus arborei, palme, fichi e non so quanti altri alberi strani, una città piena di grate spagnole e saracene, di un [[barocco]] dolce e insolitamente colorato, di biancheria sporca, asinelli, bambini, maiali, di insegne popolari e di meravigliose vedute fino alle isole Lipari - la prima città che mi ha abbagliato. (cap. ''Palermo'', p.63)
*E su quel palmo di terra, tra moreschi archi ogivali dei portici, è cresciuto ed è fiorito tutto quello che con folle generosità il cielo ha versato nel grembo della Conca d'Oro del golfo di Palermo. Alcuni aranci e limoni si incurvano sotto il peso dei frutti maturi e ciò nonostante fioriscono: palme di datteri, roseti carichi, cespugli, con fiori a mo' di tromba della capacità di un litro buono, una vegetazione a me sconosciuta, ingarbugliata di fiori e di profumi. Su un cielo terribilmente azzurro si stagliano cinque rosse cupole saracene, simili a strani globi. Dio mio, forse è l'angolo più bello. (cap. ''Palermo'', p.63)
*Ho fatto questa esposizione storica per non dovermi vergognare quando dirò che [[Roma]], tutto sommato, a me non piace. Né il Foro Romano, né gli spaventosi ruderi in mattoni del Palatino, né nient'altro ha evocato in me sentimenti sacri; quelle dimensioni maniacali delle terme, dei palazzi e dei circhi, quella strana passione di costruire in modo sempre più colossale, sempre più esteso, è la vera ossessione barocca, che in seguito spinse Paolo V a deturpare la Basilica di San Pietro. (cap. ''Roma'', p. 51)