Amélie Nothomb: differenze tra le versioni

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*La morte era il soffitto. Quando si conosce il soffitto meglio di se stessi, questo si chiama morte. Il soffitto è ciò che impedisce agli occhi di salire e al pensiero di elevarsi. Chi dice soffitto dice tomba: il soffitto è il coperchio del cervello. Quando arriva la morte, un coperchio gigante si posa sulla vostra pentola cranica.
*Chiesi a Nishio-san chi fosse [[Gesù]]. Mi disse di non saperlo esattamente.<br>— So che è un dio, — azzardò — Aveva i capelli lunghi.<br>— Tu credi in lui?<br>— No.<br>— E in me, ci credi?<br>— Sì.<br>— Anch'io ho i capelli lunghi.<br>— Sì. E poi a te, ti conosco.
*Senza dubbio gli abitanti del paese del crocifisso {{NDR|[[Gesù Cristo]]}} avevano gli stessi principi dei [[Giappone|Giapponesi]]: salvare la vita di qualcuno significava ridurlo in schiavitù per un debito di riconoscenza troppo grande. Era meglio lasciarlo morire anzichèanziché privarlo della sua libertà.
*Avevo appena scoperto l'orribile notizia che ogni essere umano scopre un giorno o l'altro: quello che ami, tu lo perderai. "Quanto ti è stato dato, ti verrà ripreso": è così che formulai il disastro che sarebbe diventato il ritornello della mia infanzia, della mia adolescenza e di tutte le successive peripezie.
 
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*Tanto il [[Natale]] mi deprime quanto la [[Pasqua]] mi riempie di gioia. Un Dio che si fa bambino è avvilente. Un poveraccio che si fa [[Dio]] è tutt'altra cosa.
*Curiosamente, tutto questo ha una sua logica: i sistemi più [[autorità|autoritari]] provocano, nei paesi in cui vengono applicati, allucinanti casi di devianza - e, per la stessa ragione, inducono a una relativo tolleranza rispetto alle stranezze umane più strabilianti.
*Se bisogna ammirare la [[Giappone|Giapponese]] (e bisogna farlo) è perchèperché non si [[suicidio|suicida]].
*{{NDR|A proposito della donna [[Giappone|giapponese]]}} Le ingessano il cervello. Se a venticinque anni non sei ancora sposata, hai di che vergognarti", "se ridi non sei fine", "se il tuo viso esprime un sentimento sei volgare", "se menzioni l'esistenza di un pelo sul tuo corpo sei immonda", "se un ragazzo ti bacia sulla guancia in pubblico sei una puttana", "se mangi con piacere sei una scrofa", "se provi piacere a dormire sei una vacca". Precetti del genere sarebbero ridocoli se non ti si conficcassero dentro.
*Da piccola volevo diventare [[Dio]]. Molto presto compresi che era chiedere troppo e versai un po’ di acqua benedetta nel mio vino da messa: sarei stata [[Gesù]]. Presi rapidamente coscienza del mio eccesso di ambizione e accettai di ‘fare’ la [[martire]], una volta diventata grande. Adulta, mi decisi a essere meno megalomane e a lavorare come interprete in un’azienda giapponese. Sfortunatamente, era troppo per me e dovetti scendere di un gradino per diventare ragioniera. Ma non c’erano stati freni alla mia folgorante caduta sociale. Mi venne dunque assegnato il posto di nullafacente. Purtroppo – avrei dovuto sospettarlo – era ancora troppo per me. Ottenni così l’incarico estremo: guardiana dei cessi. Dalla divinità alla latrina: c’era di che estasiarsi del mio percorso inesorabile. Di una cantante che riesca a passare dal registro di soprano a quello di contralto si dice che possiede una vasta estensione: io mi permetto di sottolineare la straordinaria estensione del mio talento, in grado di cantare tutti i registri, tanto in quello di Dio che in quello di signora Pipì. Passato lo stupore, la prima cosa che provai fu uno strano sollievo. Quando si lustrano i bagni sporchi, il vantaggio è che non c’è da temere di cadere più in basso.