Aldo Grasso: differenze tra le versioni

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*Com'è noto, «''[[Boris]]''» mette in scena il dietro le quinte di un set televisivo alle prese con una serie tv fasulla, il classico telefilm nostrano. Che finge di ispirarsi alla serialità americana ma non fa altro che ingigantire tutti i difetti di quella italiana, a partire dalle condizioni materiali di realizzazione: budget risicati, attori improbabili, piani di lavorazione approssimativi, troupe al limite della professionalità, telefoni cellulari sempre spenti, ecc. Spesso «Boris» additato come un esempio di satira riuscita, di atto d'accusa contro la tv. Star indiscussa del racconto è proprio Renè Ferretti (Francesco Pannofino), «il Roberto Saviano della fiction», la caricatura del regista cialtrone, figlio di quella tv italiana che vive di budget risicati, di approssimazioni, di balle, di facilonerie, di romanità folkloriche, di indotto Rai.<ref>Da ''[http://www.corriere.it/spettacoli/12_luglio_03/a-fil-di-rete-pannofino-calcio-effetto-boris_1d5c4d8a-c4d9-11e1-a141-5df29481da70.shtml Pannofino, il calcio e l'effetto Boris]'', ''Corriere.it'', 3 luglio 2012.</ref>
*Come tutti i veri buoni, il [[Dr. House - Medical Division|dottor House]] deve mostrarsi cattivo. Non inducano in errore i modi bruschi. Sotto una dura scorza batte un cuore grande così. Conviene ripeterlo: ''Dr. House'' è prima di tutto una grande lezione di diagnostica, un testo da rendere obbligatorio nelle facoltà di medicina.<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2006/luglio/16/Una_Grande_Lezione_Diagnostica_co_9_060716051.shtml Una grande lezione di diagnostica]'', ''Corriere della sera'', 16 luglio 2006, p. 47.</ref>
*Dal 1° dicembre 1973 al 2 giugno 1974 venne decretato dal governo lo stato di «[[austerità]]» per risparmiare energia: le auto non potevano circolare la domenica, cinema e teatri chiudevano alle 23, la Rai doveva cessare le trasmissioni entro le 22.45. Il provvedimento si rivelò del tutto inutile ma fu il perfetto sigillo di un clima sparagnino e provinciale, di una miseria inventiva e culturale.<ref>Da ''La tv del Ra(i)gazzo Vezzoli, La Lettura'', suppl. del ''Corriere della Sera'', 7 maggio 2017, pp. 26-27.</ref>
*Dopo otto stagioni, continue girandole di sentimenti e incroci sentimentali, pazienti in bilico tra la vita e la morte, gesti di generosità e sacrificio, salvataggi e vere carneficine ospedaliere, è ormai evidente che «[[Grey's Anatomy]]» rappresenta la perfetta e più compiuta incarnazione del melodramma nella televisione contemporanea: regole «di genere» oliate alla perfezione, con uno spruzzo di modernità che si esprime al meglio nella colonna sonora che oscilla tra il pop e l' indie americano.<ref name=grey>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2012/gennaio/25/Grey_Anatomy_melodramma_perfetto_co_9_1201254054.shtml «Grey' s Anatomy» melodramma perfetto]'', ''Corriere della sera'', 25 gennaio 2012, p. 47.</ref>
*E giusto per rimpiangere il tempo che fu, spiace che la finale degli Internazionali di Roma di tennis, trasmessa domenica da SkySport, non sia sta commentata da [[Gianni Clerici]] e [[Rino Tommasi]], i padri fondatori della moderna telecronaca a due. Le trasmissioni sportive devono molto ai due (i telecronisti di Sky sono tutti figli loro), inopinatamente spariti, e forse Roma avrebbe potuto rappresentare l'occasione per un grazie, per un congedo con l'onore delle armi.<ref>Da ''[http://www.corriere.it/spettacoli/11_maggio_17/grasso-sabato-sera-in-tv-relitto-tristezza_858210de-8038-11e0-845d-a4559d849f1e.shtml Sabato sera in tv, un relitto di tristezza]'', ''Corriere.it'', 17 maggio 2011.</ref>