Franz Kafka: differenze tra le versioni

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====Citazioni====
*Il mio undicesimo figlio è gracile, certo è il più debole di tutti; ma la sua debolezza inganna, perché a volte sa esser forte e risoluto; ma anche allora la sua debolezza è in qualche modo determinante. Non è però una debolezza di cui s'abbia a vergognare, ma qualcosa che sembra tale soltanto su questa nostra [[terra]]. Non è per esempio anche la disposizione al volo la debolezza, trattandosi di un vacillare incerto, di uno svolazzare a caso? Qualcosa di simile appare nel mio figliuolo. Il [[padre]], di tali qualità non può certo rallegrarsi, perché tendono evidentemente alla disgregazione della [[famiglia]]. A volte mi guarda quasi mi volesse dire: Ti prenderò con me, babbo. Ed io, penso allora: Saresti l'ultimo a cui mi affiderei. E il suo sguardo sembra rispondere: Ebbene, ch'io sia almeno l'ultimo:<br>questi sono i miei undici figli. (1979)
 
====''Nella colonia penale''====
====[[Incipit]]====
«È veramente una macchina curiosa» disse l'ufficiale all'esploratore, e avvolse con uno sguardo quasi ammirativo l'apparecchio, a lui tuttavia ben noto. A quanto pareva il viaggiatore aveva accettato soltanto per pura cortesia l'invito del comandante ad assistere all'esecuzione di un soldato, condannato per insubordinazione e offese al suo superiore. Nemmeno nella colonia vi era grande interesse per questa esecuzione. Almeno, qui nella piccola valle profonda, sabbiosa, cinta da pendii brulli, non c'erano, oltre all'ufficiale e al viaggiatore, che il condannato, un individuo dall'aspetto ottuso, con un largo muso schiacciato e i capelli e la barba incòlti, e un soldato che teneva la pesante catena cui mettevano capo le catene, collegate anche tra di loro, che avvincevano le caviglie, i polsi e il collo del condannato. Costui d'altronde aveva un aspetto di così bestiale sottomissione da far pensare che lo si sarebbe potuto lasciar correre su e giù per il pendio e sarebbe poi bastato fischiare, venuto il momento dell'esecuzione, perché egli accorresse.<br />
{{NDR|Franz Kafka, ''Nella colonia penale'', traduzione di Anita Rho, Adelphi, 1981}}
 
*[[Epitaffi dai libri|Qui giace]] il vecchio comandante. I suoi seguaci, che ora non possono avere alcun nome, gli hanno scavato la tomba e posto questa pietra. Una profezia afferma che fra un certo numero di anni il comandante risusciterá e da questa casa guiderá i suoi seguaci alla riconquista della colonia. Credete e aspettate!<br />{{NDR|Franz Kafka, ''Nella colonia penale'', traduzione di Luigi Coppé, Newton compton}}
 
===[[Incipit]] di altri racconti===
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Ho provveduto ad allestire la tana, e pare ben riuscita. Dall'esterno, a dire il vero, non si vede altro che un gran buco, che di fatto non porta da nessuna parte, dato che già dopo qualche passo si cozza contro la roccia naturale, dura e compatta.<br />
{{NDR|Franz Kafka, ''La tana'', in ''Racconti'', traduzione di Giulio Schiavoni, BUR, 1985}}
 
====''Nella colonia penale''====
«È veramente una macchina curiosa» disse l'ufficiale all'esploratore, e avvolse con uno sguardo quasi ammirativo l'apparecchio, a lui tuttavia ben noto. A quanto pareva il viaggiatore aveva accettato soltanto per pura cortesia l'invito del comandante ad assistere all'esecuzione di un soldato, condannato per insubordinazione e offese al suo superiore. Nemmeno nella colonia vi era grande interesse per questa esecuzione. Almeno, qui nella piccola valle profonda, sabbiosa, cinta da pendii brulli, non c'erano, oltre all'ufficiale e al viaggiatore, che il condannato, un individuo dall'aspetto ottuso, con un largo muso schiacciato e i capelli e la barba incòlti, e un soldato che teneva la pesante catena cui mettevano capo le catene, collegate anche tra di loro, che avvincevano le caviglie, i polsi e il collo del condannato. Costui d'altronde aveva un aspetto di così bestiale sottomissione da far pensare che lo si sarebbe potuto lasciar correre su e giù per il pendio e sarebbe poi bastato fischiare, venuto il momento dell'esecuzione, perché egli accorresse.<br />
{{NDR|Franz Kafka, ''Nella colonia penale'', traduzione di Anita Rho, Adelphi, 1981}}
 
==''Il castello''==