Strage dell'Heysel: differenze tra le versioni

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*A dispetto di quella che fu comunque una partita vera, abbiamo sempre fatto fatica a sentire quel trofeo come una coppa nostra. ([[Andrea Agnelli]])
*Acciaio scadente: nostalgia dell'Heysel.<ref>Striscione esposto dalla Curva Nord (settore occupato da alcune frange della tifoseria organizzata dell' [[Internazionale Football Club|Inter]]) durante la partita Inter – Juventus del 30 ottobre 2011. Lo striscione si riferisce ad un'inchiesta della procura di Torino sulla costruzione dello [[Juventus Stadium]] e ovviamente alla strage dell'Heysel.</ref> ([[striscioni del calcio|striscione]])
*Non conoscevamo la realtà dei fatti. Ci era stato detto solamente di un morto in un tafferuglio fuori dallo stadio. [[Giampiero Boniperti|Boniperti]] non voleva giocare per onorare la memoria del tifoso deceduto. Si riunì d'urgenza il comitato dell'UEFA che intimò a Boniperti di giocare minacciandolo di assegnare lo 0-3 a tavolino e di considerarlo da quel momento in poi responsabile di tutti gli episodi che potevano scatenarsi in caso di sospensione dell'incontro. La [Juventus] fu pertanto messa di fronte all'obbligo di scendere in campo. Ribadisco, all'oscuro di quanto stava succedendo. La partita, per quel poco che conta, fu partita vera. Chi dice o crede il contrario non è juventino. ([[Sergio Brio]])
*''Chi ha schiacciato i cuori dell'Heysel? | Mille aghi nella mente | e niente mai risposte.'' ([[Claudio Baglioni]])
*Curva Z: come mai quei tifosi della Juventus nello stesso settore dei tifosi del Liverpool? E come mai un cordone di pochi poliziotti? Neppure il tempo di riflettere un attimo, e, 2 ore prima dell'incontro, cominciarono le cariche degli inglesi contro i nostri connazionali. Famiglie, e non ultras, miti e terrorizzate. Io ero al fianco di [[Enrico Ameri]], per raccontare, via radio, la partita. Notai che la curva finiva in un punto in cui non era possibile, dalla tribuna stampa, scorgere se esistevano uscite di sicurezza. Vedevamo gli italiani indietreggiare, compressi uno sull'altro, sparendo in una zona d'ombra. Non lo potevo ancora sapere, ma quella macabra zona d'ombra era lo spartiacque fra la vita e la morte, e anche fra il mio passato e il mio futuro, fra il calcio-fiaba e il calcio-strazio, fra l'incantesimo del fanciullo e la disillusione dell'adulto. Si immolarono 39 persone, calpestate e soffocate. Per la prima, e unica volta, senza volerlo, mi trovai alle prese con un fatto di cronaca nera. Ma non uno qualsiasi, bensì l'Hiroshima del pallone, la "bomba atomica", nella storia del teppismo da stadio, che, quando esplode, cambia chiunque di noi. Era la fine del mondo, per chi, come me, sognava ancora a occhi aperti. ([[Carlo Nesti]])
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*Nella strage dell'Heysel l'uomo "bestiale" ha aggredito l'uomo "innocente". Caino ha scelto la violenza, e ha ucciso Abele. ([[Carlo Nesti]])
*Noi della Juventus sapevamo che all'Heysel c'erano stati dei morti laggiù nel settore Z. A dircelo erano stati i tanti, tantissimi tifosi che erano giunti nello spogliatoio per farsi medicare subito dopo l'aggressione degli hooligans inglesi. Una scena che non dimenticherò mai e che, come ha detto il mio compagno [[Michel Platini|Platini]], ha cambiato il nostro modo di vedere il calcio. C'era gente insanguinata ovunque, sul volto, lungo il corpo. Molti avevano perso le scarpe, altre i giubbotti. Fummo noi giocatori a dar loro i vestiti, i k-way e le scarpe per proteggerli dal freddo. Non so se i brividi di quei tifosi dipendessero dalla paura o dalla temperatura. I loro sguardi disperati non li ho più cancellati. È difficile spiegare esattamente lo stato d'animo in quegli attimi. Mi ricordo i tifosi terrorizzati: "Assassini, assassini: ci stanno uccidendo tutti" gridavano spaventati. Mi ricordo il nostro medico La Neve, che correva da un tifoso all'altro per le prime cure. Molti di loro piangevano, altri urlavano e singhiozzavano. Noi giocatori decidemmo che quella gara non si doveva giocare. Andammo perciò sotto la doccia ed eravamo ormai tutti vestiti quando un ufficiale delle forze armate entrò nello spogliatoio chiedendoci di giocare per motivi di sicurezza. Nessuno aveva voglia di scendere in campo. [[Giovanni Trapattoni|Trapattoni]] non ci disse nulla, non ci spiegò nessuno schema come solitamente accadeva. Basta: dovevamo giocare per evitare un'ulteriore disgrazia, ma del fatto tecnico non ci interessava nulla. ([[Stefano Tacconi]])
*Non conoscevamo la realtà dei fatti. Ci era stato detto solamente di un morto in un tafferuglio fuori dallo stadio. [[Giampiero Boniperti|Boniperti]] non voleva giocare per onorare la memoria del tifoso deceduto. Si riunì d'urgenza il comitato dell'UEFA che intimò a Boniperti di giocare minacciandolo di assegnare lo 0-3 a tavolino e di considerarlo da quel momento in poi responsabile di tutti gli episodi che potevano scatenarsi in caso di sospensione dell'incontro. La [Juventus] fu pertanto messa di fronte all'obbligo di scendere in campo. Ribadisco, all'oscuro di quanto stava succedendo. La partita, per quel poco che conta, fu partita vera. Chi dice o crede il contrario non è juventino. ([[Sergio Brio]])
*Quella finale fu giocata per ragioni di ordine pubblico, per pura convenzione. Il gioco doveva continuare perché c'erano già dei morti sugli spalti e interromperlo avrebbe significato una tragedia ben più grande. Ma la partita doveva essere invalidata e ripetuta. Accettare quella coppa è stata una grave mancanza di stile da parte di Agnelli, della squadra e dei suoi dirigenti. ([[Geno Pampaloni]])
*Qui ricordiamo le 39 vittime di Bruxelles il 29 maggio 1985 trucidate da brutale violenza. Quando onore, lealtà, rispetto cedono alla follia, è tradita ogni disciplina sportiva. Alla nostra memoria il compito di tenerla viva.<ref>Queste parole sono state incise poi su un cippo nella vecchia sede bianconera in piazza Crimea.</ref> ([[Giovanni Arpino]])
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