Lorenzo Bedeschi: differenze tra le versioni

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*Dell'autoscioglimento della Sinistra Cristiana, [...] se ne interessavano per opposti motivi solo la pubblicistica cattolica o [[Democrazia Cristiana|democristiana]] da un lato e quella comunista dall'altro. Per la prima, naturalmente, la risoluzione dello scioglimento era la prova provata dell'impossibilità di "conciliare l'inconciliabile" [...]; per la seconda invece, attraverso un articolo a caldo di [[Mario Alicata|Alicata]]<ref>M. Alicata, ''Morte di un partito'', in "L'Unità" 12 dicembre 1945. {{NDR|N.d.A}}</ref> e poi un corsivo più meditato di [[Palmiro Togliatti|Togliatti]],<ref>Palmiro Togliatti, ''Fine della Sinistra Cristiana'', in "Rinascita" novembre 1945, (nonostante la data, il fascicolo comparve solo nel gennaio 1946). {{NDR|N.d.A}}</ref> il fatto appariva più complesso politicamente e in un certo senso sintomatico. Entrambi riconoscevano nobile l'obiettivo dell'unione delle masse cattoliche e socialiste in una democrazia progressiva che questi giovani "intelligenti e coraggiosi" (Togliatti), ricchi "di un tale innegabile fermento di buona volontà" (Alicata), si erano proposti; concordavano altresì nell'attribuire il fallimento sia ad errori di orientamento ideologico sia a pressioni esterne [[Vaticano|vaticane]]. (Capitolo quarto ''I precedenti dello scioglimento della Sinistra Cristiana'', 7. ''Le interpretazioni sullo scioglimento'', p. 146)
 
*Non c'è dubbio che l'unità politica dei cattolici, di cui il magistero ecclesiastico doveva diventare sempre più geloso durante il pontificato pacelliano {{NDR|di [[Papa Pio XII|Pio XII]], al secolo Eugenio Pacelli}}, aveva assunto via via una preminente funzione [[Anticomunismo|anticomunista]] che veniva esasperata ad ogni scadenza elettorale, almeno fino al 1958. Il propugnato "votare uniti" si avvaleva di evocazioni storiche e di giustificazioni di necessità politica che il papa nei suoi discorsi manteneva a livello universale, ma che i vescovi poi adattavano spesso meno felicemente alla realtà italiana. Civiltà cristiana, libertà della Chiesa, valori dell'uomo, ordine sociale diventavano gli ambigui temi della propaganda per la mobilitazione compatta a cui il gesuita Brucculeri, nelle elezioni del '53, poteva affibbiare il manicheistico slogan "o Cristo o Barabba."<ref>"Civiltà Cattolica" 18 aprile 1953. {{NDR|N.d.A}}</ref> (Capitolo sesto ''Trent'anni dopo'', 1. ''Dall'ufficializzazione del dialogo al suo superamento'', p. 207)
 
==Note==