Isabella Vincentini: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*C'è qualcosa di mostruoso all'origine della [[forza]], ma senza quest'idea grandiosa di forza non ci sarebbe la nascita della bellezza e del valore, l'''areté'', né la storia di Atene. (p. 15)
 
*Questo legame con la terra, con la forza, con la natura, la ''physis'', è più antico della nascita di Atena. I [[Ciclope (mitologia)|Ciclopi]] sono la controparte di Atena: il lato vigoroso della civiltà muscolo-cerebrale dei Greci. (p. 16)
 
*Tutto ciò che nella nostra letteratura è reminiscenza mitologica, in [[Grecia]] è modalità familiare del sentire. L'antico agone, la capacità di lottare dentro il mondo con l'anima e con il corpo, risponde a una concezione dell'esistenza che arriva fino a noi senza mutare paradigma. (p. 17)
 
*L'Olimpo non è una città come la immaginavano i Romani. Non si ascende all'Olimpo lungo la Via Lattea, come ci racconta Ovidio. In Grecia la città degli dèi non ha, come a Roma, le porte aperte e gli atri a destra e a sinistra abitati dalla nobiltà celeste. Non vi sono luoghi in disparte per la plebe e sulla facciata ai lati i potenti Penati. L'Olimpo non è il Palatino del cielo, non è una replica del mondo urbano con i bei quartieri delle classi ricche e la sede di Iuppiter, dove si esercita il potere e la politica. L'Olimpo è un PAESAGGIO. (p. 22)
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*La lotta tra il cielo e la terra non è solo il mito olimpico della creazione. È una lotta che va oltre la supremazia del patriarcato sul matriarcato verificatasi in seguito alle invasioni elleniche. È l'eterna lotta tra il simbolo della luce spirituale e la forza tellurica di tutte le cose esistenti: il sole, la luna, i pianeti, le stelle, la terra con i suoi monti, il mare, i fiumi, gli alberi e le erbe. (p. 41)
 
*I [[Grecia|Greci]] non hanno mai smesso di credere agli dèi, ce ne rendiamo subito conto leggendo i loro poeti: Odisseas Elitis, Giorgio Seferis, Ghiannis Ritsos e Costantino Kavafis. (p. 44)
 
*Quando bere del [[vino]] sarà come bere il dio stesso allora sì, avremo scoperto cosa vuol dire essere greci. Ma abbiamo ancora la curiosità del turista che cerca la ''retsina'' nei ristoranti della Plaka. (p. 67)
 
*[[Atene]] ci assomiglia, è l'archetipo di tutte le malattie del moderno: la piazza, il mercato, l'opinione pubblica, la persecuzione, l'ostracismo. (p. 75)
 
*È una strana tristezza quella che si diffonde la sera sulle rovine di [[Atene]]. Una tristezza così lontana dalla disperazione esistenziale delle nostre città, che guarisce chiunque l'avvicini. Per scoprirlo dobbiamo lasciarci condurre per mano unicamente dai poeti. (p. 78)
 
==''Diario di bordo''==