Lucio Anneo Seneca: differenze tra le versioni

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*Sacra è la voce del popolo. (da ''Rhetorum controversiae'' I, 1, 10)
*Se vuoi credere a coloro che penetrano più profondamente la [[verità]], tutta la vita è un supplizio. Gettàti in questo mare profondo e tempestoso, agitato da alterne maree, e che ora ci solleva con improvvise impennate, ora ci precipita giù con danni maggiori dei presenti vantaggi e senza sosta ci sballotta, non stiamo mai fermi in un luogo stabile, siamo sospesi e fluttuiamo e urtiamo l'uno contro l'altro, e talvolta facciamo naufragio, sempre lo temiamo; per chi naviga in questo mare così tempestoso ed esposto a tutti i fortunali, non vi è altro porto che la morte. (da ''Consolatio ad Polybium'', 9)
*Siamo tutti schiavi del destino: qualcuno é legato con una lunga catena d'oro, altri con una catena corta e di vile metallo. Ma che importanza ha? La medesima prigione rinchiude tutti e sono incatenati anche coloro che tengono incatenati gli altri... Tutta la vita é una schiavitù. Bisogna quindi abituarsi alla propria condizione, lamentandosi il meno possibile e cogliendo tutti i vantaggi che essa può offrire. (da ''De tranquillitate animi'')
*Una grande [[fortuna]] è una grande schiavitù. (da ''Ad Polybium consolatio'', XXVI)
:''Magna servitus est magna fortuna''.
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*Per quanto tu ne uccida molti, nondimeno non puoi uccidere il tuo successore. (riferendosi a [[Nerone]]; citato in Dione Cassio, ''Istorie'', LXI, 18)
:''Licet, quamplurimos occidas, tamen non potes successorem tuum occidere''.
 
===''De tranquillitate animi''===
===[[Incipit]]===
Esplorando, o Seneca, l'animo mio, vi ho trovato molti difetti, alcuni talmente evidenti da potersi, per così dire, toccare con mano, altri invece rintanati come in un nascondiglio, altri ancora saltuari, riemergenti a tratti, ad intervalli, e che sono forse i più molesti di tutti, simili a nemici sparpagliati qua e là che ti assalgono all'improvviso, quando gliene viene l'estro — come certe tribù nomadi — per cui tu vivi sempre in uno stato ambiguo, che non è di guerra ma nemmeno di pace, ed io mi sono scoperto appunto in un'analoga condizione (te lo confesso come un paziente che si confida al proprio medico), quella, cioè, di non essere né completamente libero dai miei rancori e dalle mie paure, né di trovarmi in loro balia, sicché, pur riconoscendo che la mia situazione non è delle peggiori, avverto un senso di malessere quanto mai sgradevole, che mi rende lunatico e lagnoso: insomma, non sono malato, ma non sto neppure bene.
 
{{NDR|Lucio Anneo Seneca, ''La serenità'', in ''L'ozio e La serenità'', cura e versione di Mario Scaffidi Abate, Newton, 1993. ISBN 8879830082}}
 
===Citazioni===
*In qualunque situazione della vita, troverai momenti di soddisfazione, di riposo, di piacere, se preferirai giudicare lievi i tuoi mali invece di renderteli odiosi. (10, 1; 2000, p. 212)
*Siamo tutti legati alla sorte, alcuni con una lenta [[catena]] d'oro, altri con una catena stretta ed avvilente, ma che importa? Ha messo tutti ugualmente sotto sorveglianza, sono legati anche quelli che ci legano [...]. La vita è tutta una schiavitù.<br />Bisogna, dunque, adeguarsi alla propria condizione, lamentarsene il meno possibile, cogliere tutti i vantaggi che essa presenta: non c'è situazione tanto amara, che l'equilibrio interiore non riesca a cavarne qualche motivo di conforto. Tante volte, superfici ristrette sono diventate ampiamente utilizzabili per merito dell'ingegnere che le ha sapute suddividere e una buona ristrutturazione ha reso abitabili localucci angusti. Applica la ragione alle difficoltà: diventa possibile che il duro s'ammorbidisca, l'angusto s'allarghi e che il carico, portato avvedutamente, risulti meno pesante. (10, 3-4; 2000, p. 213)
*È dunque meglio accettare con calma il comportamento comune ed i vizi degli uomini, senza lasciarsi andare né al riso né al pianto: il provare tormento per i mali altrui è eterna miseria, il dilettarsi dei mali altrui è voluttà disumana. (15, 5; 2000, p. 219)
 
==''La brevità della vita'' (''De brevitate vitae'')==
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Io non esito a dire, mio caro Sereno, che tra gli Stoici e i filosofi delle altre scuole passa la stessa differenza che tra gli uomini e le donne: i quali e le quali contribuiscono in egual misura alla vita della società, ma gli uni sono fatti per comandare, le altre per obbedire.<br>
{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
 
===''De tranquillitate animi''===
====I traduzione – ''La tranquillità dell'animo''====
<Sereno> Ero immerso nell'introspezione, Seneca ed ecco mi apparivano alcuni vizi, messi allo scoperto, tanto che potevo afferrarli con la mano: alcuni più nascosti e reconditi, altri non costanti, ma ricorrenti di quando in quando, che definirei addirittura i più insidiosi, come nemici sparpagliati e pronti ad attaccare al momento opportuno, con i quali non è ammessa nessuna delle due tattiche, star pronti come in guerra né tranquilli come in pace.
 
====Mario Scaffidi Abbate – ''La serenità''====
Esplorando, o Seneca, l'animo mio, vi ho trovato molti difetti, alcuni talmente evidenti da potersi, per così dire, toccare con mano, altri invece rintanati come in un nascondiglio, altri ancora saltuari, riemergenti a tratti, ad intervalli, e che sono forse i più molesti di tutti, simili a nemici sparpagliati qua e là che ti assalgono all'improvviso, quando gliene viene l'estro — come certe tribù nomadi — per cui tu vivi sempre in uno stato ambiguo, che non è di guerra ma nemmeno di pace, ed io mi sono scoperto appunto in un'analoga condizione (te lo confesso come un paziente che si confida al proprio medico), quella, cioè, di non essere né completamente libero dai miei rancori e dalle mie paure, né di trovarmi in loro balia, sicché, pur riconoscendo che la mia situazione non è delle peggiori, avverto un senso di malessere quanto mai sgradevole, che mi rende lunatico e lagnoso: insomma, non sono malato, ma non sto neppure bene.
 
===''L'ozio''===
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*Lucio Anneo Seneca, ''L'ozio e La serenità'', cura e versione di Mario Scaffidi Abate, Newton, 1993. ISBN 8879830082
*Lucio Anneo Seneca, ''Dialoghi morali'', traduzione di Gavino Manca, Einaudi, Torino, 1995.
*Lucio Anneo Seneca, ''Lettere a Lucilio'', traduzione di Monica Natali, in ''Tutte le opere: dialoghi, trattati, lettere e opere in poesia'', a cura di Giovanni Reale, Bompiani, Milano, 2000. ISBN 88-452-9073-5:
**''L'ira'' (''De ira''), traduzione di Aldo Marastoni.
**''La tranquilllità dell'animo'' (''De tranquillitate animi''), traduzione di Aldo Marastoni.
**''Lettere a Lucilio'' (''Epistulae morales ad Lucilium''), traduzione di Monica Natali.
 
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