Giorgio Vasta: differenze tra le versioni

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*Noi vogliamo che il mondo ci dia del lei, che ci percepisca e ci rispetti, ma siamo impantanati in un’origine scolastica, puzziamo di quell’acqua terribile che agonizza nelle acquasantiere delle chiese, di tabelline imparate a memoria, di qualche rima incatenata, di segni della croce frettolosi e di eroismi isterici. (p. 69)
*È allora che l’Italia, per un puro caso che però ha una prevedibilità statistica, fa dei rimpalli in avanti che sono come dei rutti, dei rantolamenti, la squadra avversaria è colta di sorpresa, il pallone finisce tra i piedi di Paolo Rossi – piccolo e turpe, le gambette glabre e il sorriso delirante – e l’Italia fa un gol. Pareggia o vince, porta via. Ingenerosa, vile, guadagnando la partita senza merito. O forse con il merito, l’unico, di avere compreso che tutto ciò che accade è sempre indifferente al merito e che non c’è logica e non c’è giustizia. (p. 82)
*È vero, penso, Tardelli e Bettega sono belli, ma in [[Romeo Benetti]] c’è una dignità asciutta, non italiana e addirittura anti-italiana, un nitore che lo rende, sul campo, vertice e nucleo. (p. 83)
*Quando avanza palla al piede, [[Romeo Benetti|Benetti]] tiene la testa sollevata e osserva feroce il campo estorcendogli spazio. Il suo torace grande e azzurro si riempie di sole, e tutta la squadra se ne sta dietro a quel torace, si fa femmina difesa dal maschio. (p. 83)
 
==Note==