Alberto Moravia: differenze tra le versioni

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*Un male incerto provoca [[inquietudine]], perché, in fondo, si spera fino all'ultimo che non sia vero; ma un male sicuro, invece, infonde per qualche tempo una squallida tranquillità.<ref>Da ''Il disprezzo'', Bompiani, Milano, 1963, p. 77.</ref>
 
==''Racconti romani''==
==''Gli indifferenti''==
===[[Incipit]]''I racconti''===
*[[Anima]] è quello che appartiene a tutti e a nessuno. Anima è amore. Anima è idea. Anima è libertà. Anima è Dio. (da ''La solitudine'')
*C'è nei [[sogno|sogni]], specialmente in quelli generosi, una qualità impulsiva e compromettente che spesso travolge anche coloro che vorrebbero mantenerli confinati nel limbo innocuo della più inerte fantasia. (da ''L'avaro'')
*Le amicizie non si scelgono a caso ma secondo le passioni che ci dominano. (da ''La provinciale'')
 
===''Nuovi racconti romani''===
*L'[[invidia]] è come una palla di gomma che più la spingi sotto e più ti torna a galla e non c'è verso di ricacciarla nel fondo.
*La [[disoccupazione]] è una cosa per il disoccupato e un'altra per l'occupato. Per il disoccupato è come una malattia da cui deve guarire al più presto, se no muore; per l'occupato è una malattia che gira e lui deve stare attento a non prenderla se non vuole ammalarsi anche lui.
*Le [[Donna|donne]] sono come i camaleonti, che dove si posano prendono il [[colore]]. (da ''La fortuna di Irene'')
 
===''Racconti romani''===
*Per una donna i [[Corteggiamento|corteggiatori]] sono come le collane e i braccialetti: ornamenti di cui, se può, preferisce di non disfarsi. (da ''L'amicizia'')
*Quando si agisce è segno che ci si aveva pensato prima: l'[[azione]] è come il verde di certe piante che spunta appena sopra la terra, ma provate a tirare e vedrete che radici profonde. (da ''L'incosciente'')
*Si vede che lo [[sport]] rende gli uomini cattivi, facendoli parteggiare per il più forte e odiare il più debole. (da ''Perdipiede'')
*Vedi, non c'è [[coraggio e paura|coraggio]] e non c'è [[coraggio e paura|paura]]... ci sono soltanto coscienza e incoscienza... la coscienza è paura, l'incoscienza è coraggio. (da ''L'incosciente'')
 
==Romanzi==
===''Gli indifferenti''===
====[[Incipit]]====
Entrò Carla; aveva indossato un vestitino di lanetta marrone con la gonna così corta, che bastò quel movimento di chiudere l'uscio per fargliela salire di un buon palmo sopra le pieghe lente che le facevano le calze intorno alle gambe; ma ella non se ne accorse e si avanzò con precauzione guardando misteriosamente davanti a sé, dinoccolata e malsicura; una sola lampada era accesa e illuminava le ginocchia di Leo seduto sul divano; un'oscurità grigia avvolgeva il resto del salotto.
 
====Citazioni====
*Un disgusto opaco l'opprimeva; i suoi pensieri non erano che aridità, deserto; nessuna fede, nessuna speranza alla cui ombra riposare e rinfrescarsi; la falsità e l'abbiezione di cui aveva pieno l'animo egli le vedeva negli altri, sempre, impossibile strapparsi dagli occhi quello sguardo scoraggiato, impuro che si frapponeva tra lui e la vita; un po' di sincerità, si ripeteva riaggrappandosi alla sua vecchia idea fissa, "un po' di fede… e avrei ucciso Leo… ma ora sarei limpido come una goccia d'acqua."<br />Si sentiva soffocare; guardò Lisa, pareva contenta: "Come vivi?" avrebbe voluto gridarle: "sinceramente? con fede? dimmi come riesci a vivere." I suoi pensieri erano confusi, contraddittori: "E ancora" pensava con un brusco, disperato ritorno alla realtà, "forse questo dipende soltanto dai miei nervi scossi… forse non è che una questione di denaro o di tempo o di circostanze." Ma quanto più si sforzava di ridurre, di semplificare il suo problema, tanto più questo gli appariva difficile, spaventoso. "È impossibile andare avanti così." Avrebbe voluto piangere; la foresta della vita lo circondava da tutte le parti, intricata, cieca; nessun lume splendeva nella lontananza: "impossibile." (XVI; p. 284)
*Quando non si è [[sincerità|sinceri]] bisogna fingere, a forza di fingere si finisce per credere; questo è il [[principio]] di ogni [[fede]].
 
===''IIl racconticonformista''===
*[[Anima]] è quello che appartiene a tutti e a nessuno. Anima è amore. Anima è idea. Anima è libertà. Anima è Dio. (da ''La solitudine'')
*C'è nei [[sogno|sogni]], specialmente in quelli generosi, una qualità impulsiva e compromettente che spesso travolge anche coloro che vorrebbero mantenerli confinati nel limbo innocuo della più inerte fantasia. (da ''L'avaro'')
*Le amicizie non si scelgono a caso ma secondo le passioni che ci dominano. (da ''La provinciale'')
 
==''Il conformista''==
*Ricordò che a tredici anni era stato un ragazzo timido, un po' femminile, impressionabile, disordinato, fantastico, impetuoso, passionale; adesso, invece, a trenta, era un uomo per nulla timido anzi perfettamente sicuro di sé, del tutto maschile nei gusti e negli atteggiamenti, calmo, ordinato fino all'eccesso, quasi privo di immaginazione, controllato, freddo. Gli pareva, inoltre, di rammentare che c'era stata in lui, allora, una ricchezza tumultuosa e oscura. Adesso, invece, tutto in lui era chiaro sebbene, forse, un poco spento, e la povertà e rigidezza di poche idee e convinzioni avevano preso il posto di quella generosa e confusa abbondanza. Finalmente, era stato incline alla confidenza ed espansivo, talvolta addirittura esuberante. Adesso era chiuso, di umore sempre uguale, senza brio se non proprio triste, silenzioso. Il tratto, però, più distintivo del radicale cambiamento intervenuto in quei diciassette anni, era la scomparsa di una specie di eccesso di vitalità costituito dal ribollire di istinti insoliti e, forse, anche anormali; in luogo del quale, adesso, era subentrata, come pareva, una certa mortificata e grigia normalità. (I, I; pp. 67-68)
*Che altro poteva essere infatti la verità se non qualche cosa a tutti evidente, da tutti creduta e ritenuta inoppugnabile. Così la catena era ininterrotta, con tutti gli anelli ben saldati dalla sua simpatia, anteriore ad ogni riflessione, alla consapevolezza che questa simpatia era condivisa da altri milioni di persone nella stessa maniera; da questa consapevolezza alla convinzione di essere nel vero; dalla convinzione di essere nel vero all'azione. Perché, come pensò ancora, il possesso della verità non soltanto permetteva l'azione ma anche l'imponeva. Come una conferma da fornire a se stesso e agli altri della propria normalità che tale non era se non veniva, appunto, approfondita, ribadita e dimostrata continuamente. (I, I; pp. 70-71)
 
===''La ciociara''===
====[[Incipit]]====
Ah, i bei tempi di quando andai sposa e lasciai il mio paese per venire a Roma. La sapete la canzone:<br />
«Quando la ciociara si marita<br />
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Ma io diedi tutto a mio marito, spago e ciocia, perché era mio marito e anche perché mi portava a Roma ed ero contenta di andarci e non sapevo che proprio a Roma mi aspettava la disgrazia. Avevo la faccia tonda, gli occhi neri, grandi e fissi, i capelli neri che mi crescevano fin quasi sugli occhi, stretti in due trecce fitte fitte simili a corde. Avevo la bocca rossa come il corallo e quando ridevo mostravo due file di denti bianchi, regolari e stretti. Ero forte allora e sul cercine, in bilico sulla testa, ero capace di portare fino a mezzo quintale. Mio padre e mia madre erano contadini, si sa, però mi avevano fatto un corredo come ad una signora, trenta di tutto: trenta lenzuoli, trenta federe, trenta fazzoletti, trenta camicie, trenta mutande. Tutta roba fine, di lino pesante filato e tessuto a mano, dalla mamma stessa, al suo telaio, e alcune lenzuola ci avevano anche la parte che si vede tutta ricamata con molti ricami tanto belli. Avevo anche i coralli, di quelli che valgono di più, rosso scuro, la collana di coralli, le buccole d'oro e di coralli, un anello d'oro con un corallo, e persino una bella spilla anch'essa d'oro e di coralli. Oltre i coralli ci avevo alcuni oggetti d'oro, di famiglia, e avevo un medaglione da portare sul petto, con un cammeo tanto bello, nel quale si vedeva un pastorello con le sue pecore.
 
====Citazioni====
*Questo è certamente uno dei peggiori effetti della [[guerra]]: di rendere insensibili, di indurire il cuore, di ammazzare la pietà.
*Questo per dire che ci si abitua a tutto e che la guerra è proprio un'abitudine e che quello che ci cambia non sono i fatti straordinari che avvengono una volta tanto ma proprio quest'abituarsi, che indica, appunto, che accettiamo quello che ci succede e non ci ribelliamo più.
*Se fossi religioso, direi che è venuta l'[[apocalisse]], quando appunto si vedranno i cavalli pascolare il grano. Siccome non sono religioso, mi limito a dire che sono venuti i nazisti, il che, forse, è la stessa cosa.
 
===''La noia''===
====[[Incipit]]====
Ricordo benissimo come fu che cessai di dipingere. Una sera, dopo essere stato otto ore di seguito nel mio studio, quando dipingendo per cinque, dieci minuti e quando gettandomi sul divano e restandoci disteso, con gli occhi al soffitto, una o due ore; tutto ad un tratto, come per un'ispirazione finalmente autentica dopo tanti fiacchi conati, schiacciai l'ultima sigaretta nel portacenere colmo di mozziconi spenti, spiccai un salto felino dalla poltrona nella quale mi ero accasciato, afferrai un coltellino radente di cui mi servivo qualche volta
per raschiare i colori e, a colpi ripetuti, trinciai la tela che stavo dipingendo e non fui contento finché non l'ebbi ridotta a brandelli.
 
====Citazioni====
*Dunque in quei giorni, una impazienza straordinaria dominava la mia vita. Niente di quello che facevo mi piaceva ossia mi sembrava degno di essere fatto; d'altra parte, non sapevo immaginare niente che potesse piacermi, ossia che potesse occuparmi in maniera durevole.
*Il sentimento della noia nasce in me da quello dell'assurdità di una realtà, come ho detto, insufficiente ossia incapace di persuadermi della propria effettiva esistenza.
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*L'erotismo di Balestrieri, che io paragonavo spesso ad un vulcano in continua ma tranquilla attività, ebbe, infatti, verso il suo sessantatreesimo anno di età, come una fase parossistica. Le donne che sfilavano nel cortile e andavano a bussare alla porta del vecchio pittore, mi parvero più numerose; inoltre mi accorsi che erano oramai quasi sempre ragazze molto giovani: come tutti i viziosi, Balestrieri, con gli anni, inclinava verso le adolescenti. Ho parlato di una fase parossistica dell'erotismo; sarebbe più esatto dire che si trattò, se mai, di una fissazione, probabilmente inconsapevole, su un tipo solo di donna ad esclusione di tutti gli altri. Insomma, Balestrieri, senza rendersene conto, stava cessando in quel tempo di essere il dongiovanni collezionista che era sempre stato e, per la prima volta, si dedicava o voleva dedicarsi ad una donna sola.
 
====[[Explicit]]====
Così, alla fine, il solo risultato veramente sicuro era che avevo imparato ad amare Cecilia, o meglio, ad amare senza più. Ossia speravo di avere imparato. Perché anche per questo aspetto della mia vita, il dubbio non era escluso. E io dovevo aspettare, per esserne del tutto sicuro, che Cecilia fosse tornata dalla sua gita al mare.
 
===''Le ambizioni sbagliate''===
====[[Incipit]]====
Nulla ripugnava maggiormente a Pietro Monatti che una condotta ispirata ai calcoli, agli impulsi e a tutte le altre arbitrarie giustificazioni dell'amor proprio. Oltre che da un disprezzo istintivo per le angustie e per le meschinità dell'egoismo, oltre che da un'ammirazione non meno istintiva per le azioni e i propositi generosi, l'odio per tutte le forme che suole rivestire l'amore di sé e specialmente quelle dell'ambizione, della prepotenza e dell'interesse gli era stato riconfermato da certe sfortunate esperienze della sua prima giovinezza. Per mezzo di quelle esperienze, Pietro era infatti arrivato alla convinzione di possedere una coscienza tanto scomoda e rigorosa da non potere andare fino in fondo né trarre alcun vantaggio da quelle azioni nelle quali si fosse lasciato guidare dal solo tornaconto; e a differenza della maggior parte degli uomini, i quali – egoisti per natura – non sanno comportarsi generosamente che per forza di calcolo e di volontà, di essere invece naturalmente portato al disinteresse, alla lealtà, all'altruismo, e a tutte le altre virtù umane.<br />Questa scoperta era stata la conclusione di una lunga crisi, e, fatto anche più notevole, il principio di una serie di fortune. Giacché messosi d'accordo con se stesso e riordinata la propria vita secondo i concetti che gli parevan più rispondenti alla vera conformazione del suo carattere, Pietro aveva finalmente conosciuto quella tranquillità dell'animo senza la quale non sono possibili gli sviluppi del lavoro e i fruttuosi rapporti col mondo.
 
====Citazioni====
*Gli altri si arrabattano con la furbizia, coi calcoli e con gli inganni, e alla fine, machiavellici come sono, si ritrovano tuttavia con un pugno di mosche. A me invece, che agisco sempre con sincerità e seguendo i miei migliori istinti, che odio l'inganno e il calcolo, a me, l'ingenuo, l'uomo che non sa vivere, tutto va di bene in meglio. Loro cercano di farsi largo a furia di imbrogli, e di malafede e non riescono ad uscire dal loro stato mediocre. Io invece, neppure mi curo di farmi avanti, bado soltanto a procurarmi degli amici, a creare dei legami di affetto, ad essere in buoni e veri rapporti con ogni persona che conosco, e mi ritrovo poi alla fine avvantaggiato, e quegli amici, quei legami d'affetto, quei rapporti, si rivelano come i migliori strumenti della mia fortuna. Tanto è vero che la migliore furbizia è non essere furbi. (Pietro: I, XIII; pp. 151-152)
*Gli [[scrupolo|scrupoli]] portano lontano. Guarda gli inglesi, per esempio, che hanno conquistato mezzo mondo: sono pieni di scrupoli. (Pietro: II, VI; p. 249)
 
==''Nuovi racconti romani''==
*L'[[invidia]] è come una palla di gomma che più la spingi sotto e più ti torna a galla e non c'è verso di ricacciarla nel fondo.
*La [[disoccupazione]] è una cosa per il disoccupato e un'altra per l'occupato. Per il disoccupato è come una malattia da cui deve guarire al più presto, se no muore; per l'occupato è una malattia che gira e lui deve stare attento a non prenderla se non vuole ammalarsi anche lui.
*Le [[Donna|donne]] sono come i camaleonti, che dove si posano prendono il [[colore]]. (da ''La fortuna di Irene'')
 
==''Racconti romani''==
*Per una donna i [[Corteggiamento|corteggiatori]] sono come le collane e i braccialetti: ornamenti di cui, se può, preferisce di non disfarsi. (da ''L'amicizia'')
*Quando si agisce è segno che ci si aveva pensato prima: l'[[azione]] è come il verde di certe piante che spunta appena sopra la terra, ma provate a tirare e vedrete che radici profonde. (da ''L'incosciente'')
*Si vede che lo [[sport]] rende gli uomini cattivi, facendoli parteggiare per il più forte e odiare il più debole. (da ''Perdipiede'')
*Vedi, non c'è [[coraggio e paura|coraggio]] e non c'è [[coraggio e paura|paura]]... ci sono soltanto coscienza e incoscienza... la coscienza è paura, l'incoscienza è coraggio. (da ''L'incosciente'')
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
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==Bibliografia==
*Alberto Moravia, ''Viaggio in Inghilterra'', Edizioni de ''Il Mattino'', Napoli, 1996.
 
===Racconti===
*Alberto Moravia, ''I racconti'', Bompiani, Milano.
*Alberto Moravia, ''La villa del venerdì'', Bompiani, Milano, 1992. ISBN 88-452-1877-5
*Alberto Moravia, ''Nuovi racconti romani'', Bompiani, Milano.
*Alberto Moravia, ''Palocco'', Bompiani, Milano, 1990. ISBN 88-452-1647-0.
*Alberto Moravia, ''Racconti romani'', Bompiani, Milano.
 
===Romanzi===
*Alberto Moravia, ''1934'', Bompiani, Milano, 1982.
*Alberto Moravia, ''Agostino'', Einaudi, Torino.
*Alberto Moravia, ''Gli indifferenti'', Bompiani, Milano, 1995. ISBN 88-452-4624-8
*Alberto Moravia, ''I racconti'', Bompiani, Milano.
*Alberto Moravia, ''Il conformista'', Bompiani, Milano, 1998. ISBN 88-452-3797-4
*Alberto Moravia, ''Il viaggio a Roma'', Bompiani, Milano, 1988.
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*Alberto Moravia, ''La noia'', Bompiani, Milano. ISBN 978-88-452-5047-7
*Alberto Moravia, ''La romana'', Bompiani, Milano.
*Alberto Moravia, ''La villa del venerdì'', Bompiani, Milano, 1992. ISBN 88-452-1877-5
*Alberto Moravia, ''Le ambizioni sbagliate'', Bompiani, Milano, 1998. ISBN 88-452-3571-8
*Alberto Moravia, ''Nuovi racconti romani'', Bompiani, Milano.
*Alberto Moravia, ''Palocco'', Bompiani, Milano, 1990. ISBN 88-452-1647-0.
*Alberto Moravia, ''Racconti romani'', Bompiani, Milano.
*Alberto Moravia, ''Viaggio in Inghilterra'', Edizioni de ''Il Mattino'', Napoli, 1996.
 
==Film==