Konrad Lorenz: differenze tra le versioni

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==''L'anello di Re Salomone''==
===[[Incipit]]===
<!--è necessario mantenere il corsivo?-->''Per scrivere sugli animali bisogna essere ispirati da un affetto caldo e genuino per le creature viventi, e penso che a me questo requisito verrà senz'altro riconosciuto.'' <!--(premessa; p. 9)-->
 
===Citazioni===
*<!--è necessario mantenere il corsivo?-->''Io sono uno scienziato, non un artista, e quindi non mi permetto nessuna libertà e nessuna «stilizzazione». Inoltre ritengo che queste libertà non siano affatto necessarie, e che sia molto meglio attenersi, come nei veri e propri lavori scientifici, semplicemente ai fatti, se si vuole dischiudere al lettore la bellezza del mondo animale.'' (premessa; 1990, p. 410)
*[...] il nostro amore per loro {{NDR|gli [[animale|animali]]}} si misura proprio dai sacrifici cui siamo disposti a sobbarcarci. (2003, p. 13)
*[...] l'animale in libertà, che ''potrebbe'' fuggire e invece rimane perché mi è affezionato, costituisce per me una fonte di gioia ineffabile. (1990, p. 12)
*Purtroppo gli animali superiori hanno una capacità e una tendenza a combinar disastri direttamente proporzionale alla loro intelligenza. (2003, p. 16)
*[...] il nostro amore per loro {{NDR|gli [[animale|animali]]}} si misura proprio dai sacrifici cui siamo disposti a sobbarcarci. (2003, p. 13)
*[...] l'animale in libertà, che ''potrebbe'' fuggire e invece rimane perché mi è affezionato, costituisce per me una fonte di gioia ineffabile. (1990, p. 1218)
*Purtroppo gli animali superiori hanno una capacità e una tendenza a combinar disastri direttamente proporzionale alla loro intelligenza. (2003, p. 16)
*Presso le [[oca selvatica|oche selvatiche]] il giovane fidanzato suole seguire letteralmente ogni passo della sua promessa. Martina però si muoveva con gran disinvoltura per tutte le stanze della nostra casa, senza preoccuparsi del fidanzato che, cresciuto in libertà, era costretto ad avventurarsi in regioni a lui ignote. Se si pensa alla ripugnanza che hanno le oche selvatiche, uccelli che amano gli spazi aperti, a spingersi anche solo fra i cespugli o sotto gli alberi, Martino ci apparirà come un piccolo eroe: col collo teso seguì un giorno la sua amata attraverso la porta principale, fin nell'ingresso, e poi su per le scale, fino in camera da letto. (2003, p. 19)
*E mentre ancora seguivo con lo sguardo le oche che volavano basse sull'acqua e scomparivano alla prossimità curva del fiume, fui improvvisamente colto da quel senso di meraviglia per le cose note e familiari che è all'origine della filosofia. Provai in me un profondo stupore per la possibilità di una tale dimestichezza con un uccello libero e selvatico, e la constatazione di questo fatto mi rese stranamente felice, come se con ciò si fosse potuto un poco riparare alla cacciata dall'Eden. (2003, p. 20<!--; 1990, p. 14-->)
*Chi infatti ha contemplato una volta con i propri occhi la bellezza della natura non è destinato alla morte come pensa [[August von Platen-Hallermünde|Platen]], bensì alla natura stessa, di cui ha intravisto le meraviglie. E se ha davvero degli occhi per vedere, costui diverrà inevitabilmente un [[naturalista]]. (2003, p. 22)
*Davanti all'[[acquario]] si può star delle ore assorti in fantasticherie, come quando si contemplano le fiamme del caminetto o le rapide acque di un torrente. E si imparano molte cose durante questa contemplazione. Se gettassi su di un piatto della bilancia tutto ciò che ho imparato a comprendere in quelle ore di meditazione di fronte all'acquario, e sull'altro tutto ciò che ho ricavato dai libri, come rimarrebbe leggero il secondo! (2003, p. 26<!--; 1990, p. 20-->)
*Tenendo debito conto delle rispettive dimensioni, la voracità e la crudeltà raffinata di questo animaletto eclissano quelle di celebri predatori quali la tigre, il leone, il lupo, la balena, il pescecane e la vespa: tutti sono agnellini in confronto alla larva dei ''[[Ditisco|Dytiscus]]''! (2003, p. 27)
*Sono pochissimi gli animali che, anche sul punto di morire di fame, aggrediscono per divorarle creature della loro stessa specie e di uguale grandezza. [...] Invece le larve di ''Dytiscus'' divorano creature della stessa specie e di uguali dimensioni anche quando potrebbero disporre di altro cibo: e, per quanto io ne sappia, ciò non accade presso alcun'altra specie animale. (2003, pp. 28-29)
*È strana la cieca fiducia con cui si dà credito ai [[Proverbio|proverbi]], anche quando sono assolutamente falsi o ingannevoli: la [[volpe]] non è più furba degli altri animali da preda, ed è assai più stupida del lupo o del cane; la [[colomba]] non è affatto mite, e, quanto al [[pesce]], la ''vox populi'' non diffonde che menzogne: esso né ha quel «sangue di pesce» che si attribuisce alla gente stucchevole, né gode di quella salute invidiabile cui fa pensare l'espressione «sano come un pesce».<br />Al contrario nessun gruppo di animali è come i pesci tormentato dalle malattie infettive anche nello stato naturale di libertà. (2003, p. 33)
*Chi potrebbe esprimere in parole, o riprodurre pittoricamente, quel rosso incandescente che rende diafani e trasparenti i fianchi dello [[spinarello]] maschio, quel verde-azzurro iridescente del suo dorso, dalla luminosità paragonabile solo a certe luci al neon, e, infine, quello squillante verde smeraldo del suo occhio? Secondo le regole del gusto artistico l'accostamento di questi colori dovrebbe dare un risultato orribile e stridente, e invece quale meravigliosa sinfonia producono se composti dalla mano del grande Maestro! (2003, p. 34)
*Nel bel [[pesce gioiello]], rosso con macchie azzurre iridescenti (''Hemichromis bimaculatus''), le ingemmate pinne dorsali della femmina svolgono una funzione particolare, muovendosi su e giù a ritmo assai serrato, mentre le macchie blu iridescenti lampeggiano come un eliografo. A questo segnale i piccoli si avvicinano, raccogliendosi sotto la madre che li invita a entrare nel nido. Nel frattempo il padre esplora tutta la vasca alla ricerca di eventuali ritardatari: se li trova, non perde tempo a chiamarli, limitandosi semplicemente ad aspirarli nella sua cavità orale, e dirigendosi poi verso il nido dove li soffia fuori. (2003, p. 48)
*Pochi sono gli uccelli, anzi pochi in genere gli animali superiori (gli insetti dalla vita gregaria rientrano in un'altra categoria) che hanno una vita familiare e sociale così evoluta come le [[taccola|taccole]], e, di conseguenza, i loro piccoli sono fra i più commoventemente indifesi e deliziosamente dipendenti da chi li alleva. (2003, p. 53<!--; 1990, p. 65-->)
*Una piccola taccola, con tutto il suo giovanile attaccamento per colui che l'alleva, costituisce naturalmente anche un interessantissimo oggetto di studio dal punto di vista scientifico. La si può portare all'aperto, osservando in ambiente del tutto naturale, senza i limiti imposti da sbarre e da gabbie e tuttavia molto da vicino, il suo modo di volare, di nutrirsi, insomma tutto il suo comportamento. (2003, p. 53)
*[...] il cosiddetto «troppo umano» è quasi sempre un «''pre-umano''», qualcosa quindi che è comune a noi e agli animali superiori. (2003, p. 70)
*Contro il pregiudizio che nel mondo animale predomini l'elemento «bestiale», cioè grossolanamente sensuale, dell'amore e del matrimonio, devo far notare che, proprio fra quegli animali per cui l'amore e il matrimonio hanno una funzione importante, il fidanzamento precede quasi sempre di molto l'accoppiamento fisico. (2003, p. 71)
*[...] non è sportivo servirsi di un anello magico nei rapporti con gli animali: anche senza ricorrere alla magia le creature viventi ci raccontano le storie più belle, cioè quelle vere. E in [[natura]] la [[verità]] è sempre assai più bella di tutto ciò che i nostri [[poeta|poeti]], gli unici autentici maghi, possono anche soltanto immaginare.<br />Non è affatto strano che si possa comprendere il «vocabolario» di alcune specie animali; noi possiamo anche parlare ''agli'' animali, per lo meno nell'àmbito dei nostri mezzi fisici di espressione, e nella misura in cui, dal canto loro, gli animali son disposti a prendere contatto con noi. (2003, pp. 93-94)
*Io sono una persona molto [[Pigrizia|pigra]], e la mia pigrizia mi rende assai migliore come osservatore che non come sperimentatore. Se qualche volta lavoro veramente, lo faccio solo sotto la pressione del più rigoroso imperativo categorico kantiano, ma ciò è del tutto contrario alle mie tendenze naturali. (1990, p. 115121)
*I tentativi di tenere in condizioni innaturali animali molto sensibili trovano giustificazione solo nella ricerca scientifica, e se intrapresi a scopo puramente dilettantesco hanno sempre un qualcosa di dubbio dal punto di vista morale. Anche la persona più esperta, prima di prendersi in casa un organismo molto delicato, dovrebbe tener presente non solo la legge scritta, ma anche quella legge non scritta, assai più severa, che esige che agli animali in cattività non manchi nulla del necessario al loro benessere fisico e psichico. (1990, p. 135141)
*Ora, la ''Vita degli animali'' del [[Alfred Edmund Brehm|Brehm]] è uno dei più splendidi libri da biblioteca familiare, un libro che non ha pari in altre lingue, ma quando vi consiglia gli uccelli da prendere in casa, esso è del tutto inattendibile. Il suo entusiasmo per il mondo dei volatili gli fa vedere un ideale animale da salotto in ogni pennuto, mentre proprio sotto questo aspetto vi sono enormi differenze tra una specie e l'altra. Dunque il [[fringuello]] non si abituerà mai ai vostri movimenti, o per lo meno, finora, ne ho incontrati solo pochissimi che si siano abituati ai movimenti normali dell'uomo. Ma sapete che cosa significa dover evitare per settimane e settimane ogni movimento brusco nella propria camera? Vi rendete conto di quel che vuol dire non potersi azzardare a spostare una sedia, perché altrimenti una stupida bestia si rovinerebbe le penne del capo, spuntate di fresco? A ogni minimo movimento vi precipitate alla gabbia dei fringuelli, spaventatissimi all'idea che ricominci il loro dannato svolazzare. (2003, p. 143)
*In generale gli uccelli che dispongono di una sola strofa sempre invariata vanno energicamente sconsigliati alle persone nervose. Ed è quasi inconcepibile che certuni non solo sopportino la [[quaglia]], ma se la tengano in casa proprio per il suo «pic-per-vic». Si immaginino tre pagine di questo libro tutte piene delle sillabe «pic-per-vic», e ci si farà una buona idea del canto della quaglia che, per quanto gradevole all'aperto, al chiuso, almeno secondo me, fa l'effetto di un disco rotto in cui la puntina rimane sempre allo stesso punto. (2003, p. 144)
*Io mi sento molto seriamente impegnato a risvegliare in quanti più uomini possibile una profonda comprensione e venerazione per le meraviglie della natura, e aspiro fanaticamente a farmi dei proseliti. (2003, p. 148)
*Ma, nelle condizioni in cui di solito li si tiene nei [[giardino zoologico|giardini zoologici]], i più infelici sono, di gran lunga, quegli animali intelligenti e vivaci di cui ho parlato prima a proposito del logorio dei nostri nervi. Essi però non suscitano quasi mai la compassione dei visitatori dello zoo, e tanto meno queste creature intelligenti ed evolute fanno pietà quanto più, sotto l'influsso della severa prigionia, si riducono ad essere dei poveri idioti, delle miserevoli caricature di se stessi. Mai nel pubblico ho colto un segno di compassione di fronte alle piccole gabbie dei grossi [[pappagallo|pappagalli]]. [...] E proprio i grossi pappagalli sono non solo intelligenti, ma anche incredibilmente vivaci, in senso sia fisico sia psichico, e assieme ai grossi corvi sono forse gli unici fra gli uccelli a conoscere quella forma di sofferenza che tormenta anche l'uomo in stato di cattività, la noia. [...] La padrona compassionevole che non capisce niente crede che l'uccello le faccia un «inchino» quando ripete incessantemente quel gesto che è rimasto l'unico residuo stereotipato dei disperati movimenti coi quali all'inizio aveva cercato di uscire dalla gabbia, nei suoi ripetuti e vani tentativi di volar via. Se liberate dal suo carcere uno di questi infelici, ci vorranno settimane o anche mesi prima che si azzardi a volare davvero. (2003, pp. 153-154)
*{{NDR|Sull'inibizione che impedisce a un lupo di azzannare un suo simile che gli mostra la gola}} Naturalmente le inibizioni innate, rigidamente istintuali, che impediscono a un animale di usare senza ritegni i propri strumenti d'aggressione sono un equivalente soltanto funzionale, tutt'al più un primo bagliore che, per dir così, preannuncia, nella storia dell'evoluzione, la morale sociale umana. Devo tuttavia confessare che, nel mio sentimentalismo, sono profondamente commosso e ammirato di fronte a quel lupo che ''non può'' azzannare la gola dell'avversario, e ancor di più di fronte all'altro animale, che conta proprio su questa sua reazione! Un animale che affida la propria vita alla correttezza cavalleresca di un altro animale! C'è proprio qualcosa da imparare anche per noi uomini! Io per lo meno ne ho tratto una nuova e più profonda comprensione di un meraviglioso detto del Vangelo che spesso viene frainteso, e che finora aveva suscitato in me solo una forte resistenza istintiva: «Se qualcuno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra...». L'illuminazione mi è venuta da un lupo: non per ricevere un altro schiaffo devi offrire al nemico l'altra guancia, no, devi offrirgliela proprio per impedirgli di dartelo! (2003, pp. 173-174; 1990, pp. 167-168)
*[...] tutti gli [[addomesticamento|animali domestici]] sono dei veri e propri schiavi, solo il [[cane]] è un amico. Certo, un amico devoto, sottomesso [...]. (2003, p. 178<!--; 1990, p. 172-->)
*Non esiste patto che non sia stato spezzato, non esiste fedeltà che non sia stata tradita, all'infuori di quella di un cane veramente fedele. (2003, p. 179)
*[...] gli animali ci aiutano a ristabilire quell'immediato contatto con la sapiente realtà della natura che è andato perduto per l'uomo civilizzato. (2003, p. 189)
*Poche cose mi danno un senso di consolante sicurezza come la fedeltà del mio cane. (2003, p. 190<!--; 1990, p. 184-->)
*È raro che io rida di un animale, e quando ciò accade mi accorgo poi, ripensandoci meglio, che in realtà ridevo di me, dell'uomo, di cui l'animale mi aveva presentato una caricatura più o meno spietata. (2003, p. 191<!--; 1990, p. 183-->)
*All'inizio di questo esperimento io mi ero seduto sull'erba e, per ottenere che gli [[anatra|anatroccoli]] mi seguissero, avevo incominciato a spostarmi rimanendo accucciato. [...] A differenza delle piccole oche, gli anatroccoli selvatici erano dunque pieni di pretese e assai faticosi da allevare. Provatevi un po' a immaginare due ore di passeggiata con quei piccoli, sempre accucciato per terra e con quell'ininterrotto «qua qua qua»...<br />Per amore della scienza mi sottoposi per ore e ore a questo supplizio. (2003, pp. 194-195)
 
==''Storie di cani''==
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*E come sono espressivi i gesti di minaccia del gat­to, come si differenziano radicalmente secondo l'og­getto cui essi si rivolgono, secondo che si tratti di un uomo amico che si è preso un po' troppa confiden­za, o di un vero, temuto nemico. (p. 230)
*[...] mi resi conto di una contraddizione dolorosa ma anche consolante: l'animale da preda uccide senza odio, non è affatto ''arrabbiato'' con la creatura che si accinge ad ammazzare; nella sua preda l'uccisore non vede affatto un «tu»! Se si riuscisse a far capire al leone che la gazzella contro cui si accanisce è sua sorella, se si riuscisse a convincere la volpe a vedere un fratello nel leprotto, i due predatori rimarrebbero non meno stupefatti di molti uomini cui si ricorda che il loro nemico mortale è pur sempre un uomo. (pp. 240-241)
*Tutti gli impulsi istintuali di un animale selvatico sono congegnati in modo da volgersi infine a vantaggio suo e della specie cui appartiene. Nello spazio vitale di un animale non esiste conflitto fra le sue inclinazioni e un certo «dovere»: tutti gli impulsi interiori sono «buoni». Per l'uomo è andata perduta questa armonia paradisiaca, e le funzioni specificamente umane, come il linguaggio e il pensiero concettuale, hanno permesso l'accumulazione e la trasmissione di un sapere comune. Di conseguenza l'evoluzione ''storica'' dell'umanità segue un ritmo enormemente più veloce dell'evoluzione puramente organica, filogenetica, di tutti gli altri esseri viventi. Però gli istinti, cioè le modalità innate di azione e di reazione, rimangono legati anche nell'uomo al ritmo evolutivo degli organi, che è considerevolmente più lento, e non riescono a tenere il passo con la sua evoluzione storico-culturale [...]. (p. 255)
*La voce dell'[[istinto]], cui l'animale selvatico, nello spazio vitale in cui si trova naturalmente collocato, può ubbidire senza freni, perché essa lo consiglia sempre per il bene dell'individuo e della specie, nell'uomo diviene anche troppo spesso fonte di suggestioni perniciose, ed è tanto più pericolosa in quanto ci parla nello stesso linguaggio in cui ci si manifestano anche altri impulsi, ai quali ancor oggi non solo possiamo, ma dobbiamo ubbidire. L'uomo è quindi costretto a vagliare alla luce del pensiero concettuale ogni singolo impulso, [...]per rendersi conto se gli è lecito seguirlo senza offendere i valori di civiltà da lui stesso creati. (p. 256)
*Ogni vera morale intesa nel senso più alto, e più umano, presuppone delle attività mentali di cui nessun animale è capace. Però, d'altro canto, la [[responsabilità]] non sarebbe possibile senza determinati fondamenti ''emotivi'': anche nell'uomo il senso di responsabilità è saldamente radicato nei profondi «strati» istintuali della sua vita psichica. L'uomo non può fare tutto ciò che gli permetterebbe la fredda ragione: può accadere che il [[sentimento]] si opponga in modo inequivocabile a un'azione i cui motivi etici siano del tutto ineccepibili, e guai a colui che in questo caso darà ascolto alla voce dell'intelletto e non a quella del sentimento. (p. 257)
*Se è vero che il termine [[canicola]] è connesso etimologicamente con i Greci e con Sirio, io lo prendo alla lettera: quando infatti ne ho fin sopra ai capelli del lavoro intellettuale, quando non ne posso più di dire cose intelligenti e di comportarmi come si deve, quando alla vista di una macchina da scrivere sono còlto da una nausea irresistibile, sintomi questi che di solito compaiono verso la fine dell'anno accademico, io divento un cane tra i cani, o meglio un animale tra gli animali. Allora mi ritiro dal consorzio umano e vado in cerca delle bestie, per il semplice fatto che non conosco forse nessuna persona che sia spiritualmente abbastanza pigra per farmi compagnia quando sono in questo stato d'animo. (p. 267)
 
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*Konrad Lorenz, ''Io sono qui, tu dove sei? Etologia dell'oca selvatica'', Mondadori, Milano, 2007.
*Konrad Lorenz, ''L'anello di Re Salomone'', traduzione di Laura Schwarz, Adelphi, Milano, 2003. ISBN 88-459-0687-6:
**Konrad Lorenz, ''L'anello di Re Salomone''.
**Konrad Lorenz, ''Storie di cani''.
*Konrad Lorenz, ''L'anello di Re Salomone'', traduzione di Laura Schwarz, Adelphi, Milano, 1990. ISBN 88-459-0687-6:
**Konrad Lorenz, ''L'anello di Re Salomone''.
**Konrad Lorenz, ''Storie di cani''.