Rita Levi-Montalcini: differenze tra le versioni

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*Nel secolo scorso e nei primi decenni del Novecento, nelle società più progredite [...] [[Donna|due cromosomi X]] rappresentavano una barriera insormontabile per entrare alle scuole superiori e poter realizzare i propri talenti. (p. 43)
*La scelta della professione medica maturata in quegli anni era infatti più consona al mio temperamento e alle mie attitudini. Nell'autunno del 1930 entrai per la prima volta nel lugubre e solenne anfiteatro dell'Istituto anatomico della facoltà di medicina a Torino, che ha sede nel viale alberato di corso Massimo d'Azeglio. (p. 59)
*Il 14 luglio 1938 era uscito su tutti i quotidiani il manifesto firmato da dieci scienziati italiani. Di questi due soli godevano di una certa notorietà: il fisiologo [[Sabato VicoVisco]] e l'endocrinologo [[Nicola Pende]] [...] Nel manifesto degli scienziati razzisti, che si diceva vergato o comunque ideato da [[Benito Mussolini|Mussolini]], si dichiarava che gli ebrei non appartenevano alla razza italiana. «Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria, nulla in generale è rimasto...» (p. 107)
*Mi sono molte volte domandata come potessimo dedicarci con tanto entusiasmo all'analisi di questo piccolo problema di neuroembriologia, mentre le armate tedesche dilagavano in quasi tutta l'Europa disseminando la distruzione e la morte e minacciando la sopravvivenza stessa della civiltà occidentale. (p. 121)
*Malgrado le condizioni proibitive, dovute alle difficoltà di procurarmi le uova fecondate e alle continue interruzioni dell'energia elettrica da cui dipendeva il funzionamento del mio termostato e lo sviluppo degli embrioni, portai a termine alcune ricerche che avrei proseguito alcuni anni dopo, negli Stati Uniti. Il tema centrale era lo studio dell'interazione tra i fattori genetici e ambientali, nel controllo dei processi differenziativi del [[sistema nervoso]] nelle prime fasi dello sviluppo. (p. 123)