Giuseppe Garibaldi: differenze tra le versioni

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*L'Internazionale è il sole dell'avvenire.<ref>Citato in [[Leo Longanesi]], ''In piedi e seduti'', Longanesi, 1968.</ref>
*In conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare in nessun tempo il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d'un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell'Italia in particolare.<ref>Dal testamento; citato in G. Sacerdote, ''La vita di Giuseppe Garibaldi'', Rizzoli, 1933, p. 938.</ref>
*Io domando ai rappresentanti della Nazione se, come uomo, potrò mai stringere la mano a colui {{NDR|[[Camillo Benso, conte di Cavour]]}} che mi ha reso straniero in Italia.<ref>Dal discorso del 18 marzo 1961 alla Camera dei Deputati del Regno d'Italia</ref>
*Io non tollero all'[[Internazionale]], come non tollero alla [[monarchia]], le sue velleità antropofaghe. E così come manderei in galera chi studia tutta la vita il modo di estorcere la sussistenza agli affamati per pascere grassamente i vescovi, io vi manderei pure gli archimandriti della [[Internazionale|società in quistione]], quando questi si ostinassero nei precetti: guerra al [[capitalismo|capitale]]; la proprietà è un furto; l'eredità è un altro furto, e via dicendo.<ref>Lettera del 21 ottobre 1871 a Giuseppe Petroni.</ref>
*Io son fatto per romper i coglioni a mezza umanità, e l'ho giurato; sì! Ho giurato per Cristo! Di consacrar la mia vita all'altrui perturbazione, e già qualcosa ho conseguito, ed è nulla a paragon di ciò che spero, se mi lasciano fare, o se non possono impedirmi il farlo.<ref>Citato in Alfonso Scirocco, ''Garibaldi: battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo'', Laterza, 2001.</ref>