Luigi Meneghello: differenze tra le versioni

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*Dietro al paese si sentiva il fondo stabile di una maggioranza contadina, inamovibile, testarda. In qualche modo, noi eravamo a nostra volta il fiore urbano di questa società contadina, un centro. Si formava ancora quasi un tutto unico con la campagna, ma il paese travasava e raffinava il costume campagnolo. Di questo complesso lavoro di mediazione esercitato dall'ambiente paesano è difficile documentare bene la natura, soprattutto per difficoltà di lingua. La lingua in cui eseguivamo (senza saperlo, ben s'intende) la nostra mediazione non è scritta, e la lingua che scriviamo in paese e in tutta l'Italia può facilmente tradirci. (cap. 14, p. 97)
*Ma il principio generale riconosciuto da tutti era che bisogna lavorare per la famiglia con tutte le proprie forze, sopportare qualunque fatica e sacrificio. (cap. 14, p. 99)
*La cura dei [[baco da seta|bachi da seta]] era uno di quei lavori supplementari che s'affidavano principalmente alle [[donna|donne]], perché non restassero in ozio: avevano solo da partorire fino a una dozzina di figli, da allevarne mezza dozzina, da cucinare per tutti, lavare, stirare, spazzare, rifare i letti, vuotare i vasi, lavare i piatti, cucire, rattoppare, rammendare, badare alle galline, curare i malati, pregare per il marito, andare in chiesa e baruffare un po' con le vicine. Come riuscissero ad andare anche in filanda non ho mai capito. (cap. 14, p. 101)
*Nei rapporti tra famiglie era quasi onnipotente nel determinare il costume cià che si chiamava l'''intaresse'', naturalmente in funzione della solidarietà familiare. né le leggi dello stato né i precetti morali della religione avevano — nel modificare questo codice di condotta — la forza che aveva invece il senso del decoro ("no sta ben"), di ciò che riscuote la sanzione della comunità, e che può differire profondamente non solo da quello che prescrive la legge, ma anche da quello che ingiunge la religione. (cap. 14, p. 104)
*Questo sentirsi insieme, e contenti, è supremamente importante. Si profilava tra gli amici abituali uno schema di rapporti stabili; gli amici diventavano una Compagnia. Pareva di essere non solo al centro del mondo, ma investiti di un privilegio speciale.<br />Per i ragazzi di un paese la Compagnia è l'istituto-madre. E un'associazione libera, un club senza sede e senza regolamento, mai suoi legami sembrano in quegli anni più forti di ogni altra associazione naturale o tradizionale. Sorge ovviamente tra vecchi compagni di scuola, vicini di contrada, coetanei; corrisponde alle varie generazioni, anzi è uno dei modi fondamentali di contare le generazioni in paese. [...] <br />Negli anni dell'adolescenza e della gioventù la Compagnia è l'istituzione più importante di tutte, l'unica che sembra dar senso alla vita. Stare insieme con gli amici è il più grande piacere, davanti al quale tutto il resto impallidisce.<br>«Il tempo che si trascorreva lontano dagli amici pareva sempre tempo perduto», dice mio fratello. (cap. 20, pp. 146 sg.)