Michele Valori: differenze tra le versioni

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*Io sono nato il 23 giugno 1923. Dal 28 ottobre 1922, da otto mesi, poco meno, [[Benito Mussolini]] era salito al potere con la sua solita ridicola [[marcia su Roma]], fatta in vagone letto. Penso Mussolini in pigiama, o forse in camicia (non nera, speriamo!) farsi la barba la mattina del 27 ottobre all'arrivo a Roma, dopo la sveglia del conduttore, con il giornale ed il caffè! Otto mesi dopo, in Piazza Calderini sono nato: e debbo quindi arguire di essere stato concepito un po' prima di quei fatidici giorni, in una Bologna ormai attesa al destino, ormai quasi pacificata, in vista di un futuro finalmente pieno di promesse. Alla fine di settembre del 1922, mio padre {{NDR|[[Aldo Valori]]}} era ancora al [[Resto del Carlino]], il giornale degli agrari emiliani e romagnoli, il giornale liberal-massonico-conservatore che Missiroli aveva diretto e Monicelli spinto verso il fascismo alla fine di un processo di evoluzione incerto e prudente, ma senza speranza di liberazione dell'ormai decisiva rivoluzione reazionaria. Mio padre si trovò coinvolto in quella vicenda. Mi sono chiesto spesso negli ultimi anni dopo la seconda guerra mondiale, perché il babbo aderisse al fascismo. Se ripenso a tutta la vicenda, durata in fondo pochi anni, debbo concludere che noi non comprenderemo mai completamente questo dramma. Il babbo, per educazione e carattere, per formazione culturale e morale, non poteva essere fascista nel senso che ha acquistato in seguito questa parola. Estraneo ad ogni violenza, mansueto di carattere e di modi, anche se molto passionale ed impulsivo, (specialmente negli anni della giovinezza e della maturità), non poteva trovare la sua adesione al Fascismo squadrista. Né poteva trovare, romantico e liberale com'era affinità con il Mussolinismo (culto puerile e comodo della personalità).
*L'aeroporto di Praga è come i nostri, non si nota alcuna differenza. Solo i [[Cecoslovacchia|Cecoslovacchi]] amano il mosaico di grès bianco, mi sembra eccessivamente. Lo mettono dappertutto per rivestire. Dentro, fuori, sopra sotto, negli aeroporti, nelle case, nelle scuole, nei cessi, negli uffici, in Parlamento, ci foderano tutto. (da una lettera alla moglie del 20 gennaio 1970)
*L'[[architettura]] nasce dalla civiltà di un popolo, da un'industria attrezzata, da scuole serie e selezionatrici, dall'educazione della gente, dall'onestà delle imprese, da buone semplici sensate legislazioni e da un minimo di fede nell'avvenire.
*L'intellettuale americano è un individuo molto astratto, estremamente tormentato. Non riesce a liberarsi dell'America e vorrebbe. Si vergogna di non poterci capire e ci invidia la nostra sciatteria, e il nostro scetticismo.
*L'[[Italia]] è un paese: sta all'America, alla Russia, alla Cina, come Enna sta a Roma.
*Lo schema delle città americane (il reticolo) è la conseguenza dello spirito americano. Una trama molto semplice su cui ricamare liberamente. Qualcosa che assicuri l'essenziale e che lasci aperte tutte le possibilità.
*{{NDR|Sulla città di [[Malta]]}} Malta è una strana faccenda, ed è troppo breve la coscienza per giustificarne i caratteri. Si presenta come un misto di forme urbane siculo-lucane-arabo-spagnole con qualche influenza di elementi architettonici inglesi.
*Ogni volta che muore qualcuno che abbiamo conosciuto ed amato ritornano tutti i soliti confusi pensieri sulla morte, il mistero che incombe su tutti i nostri atti, pensieri, cose. Grandioso, solenne, terribile e semplicissimo episodio della natura che ci rilancia nell'infinito sconosciuto e inconoscibile. Ma non provo terrore. Sono stato due volte in rischio serio di morire e non ho avuto paura. Solo uno struggimento, una commozione al pensiero di non vedere fisicamente le persone, i luoghi, le cose care. La cosa più dura è la fine della percezione fisica, il grande distacco dai sensi: ma l'infinito ci attira, ci risucchia, ci avvolge, ci fa rinascere.
*{{NDR|Sulla città di [[Malta]]}} Malta è una strana faccenda, ed è troppo breve la coscienza per giustificarne i caratteri. Si presenta come un misto di forme urbane siculo-lucane-arabo-spagnole con qualche influenza di elementi architettonici inglesi.
*Pensare "prima" ai figli è irreale, non si sa cosa sia un figlio. Un figliolo è la nostra privata conferma del grande mistero della vita. Si osservano queste creature venute dal cosmo per causa tua, per volontà tua e vi riconosci una parte di infinito, di trascendente, che ti appartiene anche fisicamente, in forma tangibile. Posso toccare una creatura che è a metà, a mezzadria tra me e Dominedddio. Cosa meravigliosa, divina, la paternità. Quei sederini, quelle coscine, quei pelini, quegli occhini sono venuti da lontano per me. Non è sciocco né banale chiamarli un dono: sono veramente qualcosa che ti è stato donato dall'eternità, ma sono anche proprietà privata. Che visione antiquata è mai questa in tempi di collettivi!
*Questa parte occidentale dell'Olanda è veramente la luna. Boschi e giardini. In mezzo ai giardini le città e i paesi. Sembra tutta una città termale (Montecatini). Non c'è un pelo fuori posto. L'urbanistica non esiste perché non c'è bisogno di regolare niente. Case, case, case tutte eguali e tutte diverse. Le finestre illuminate, si vede dentro. Gli Olandesi mangiano, leggono sotto il paralume. Davanti hanno un giardino senza recinzioni. A me sembra, italiano, di venire dall'inferno. Sono stato fino ad oggi in fondo ad un vulcano e improvvisamente mi portano in Olanda. Non si capisce perché dagli alberi non si colgano i prosciutti e le strade non siano pavimentate di tavolette di cioccolata. Poi biciclette, biciclette. Gli Olandesi devono avere il sedere di cuoio. Parlano olandese. È un guaio. Per la prima volta ho la sensazione del paese straniero. Difficile comprare un francobollo. (1955)