Massimo d'Azeglio: differenze tra le versioni

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[[File:Battle of Legnano.png|thumb|upright=1.4|''La battaglia di Legnano'' (M. d'Azeglio, 1831)]]
*Fatta l'[[Italia]], bisogna fare gli italiani.<ref group="fonte" name=gigante>{{cfr}} C. Gigante, ''Fatta l'Italia, facciamo gli Italiani. Appunti su una massima da restituire a d'Azeglio'', ''Rivista europea di studi italiani'', 2011, pp. 5–15; riportato in parte in ''[http://www.rivista-incontri.nl/articles/abstract/10.18352/incontri.830/ Rivista-incontri.nl]''.</ref><ref group="fonte" name=studicassinati>{{cfr}} ''[http://www.studicassinati.it/db1/jupgrade/archivio/74-anno-xi-n-4-ottobre-dicembre-2011/790-editoriale-fatta-litalia-bisogna-fare-gli-italiani "Fatta l'Italia, bisogna fare gli Italiani"]'', ''StudiCassinati.it''.</ref><ref group="fonte" name=magdi>{{cfr}} [[Magdi Allam]], ''Io amo l'Italia: ma gli italiani la amano?'', Edizioni Mondadori, 2006, [https://books.google.it/books?id=Sn_-RMnE7a8C&pg=PA255 p. 255]. ISBN 8804556552</ref><br />L'Italia è fatta, gl'italiani sono ancora da farsi.<ref group="fonte" name=rivi>Citato in ''Rivista sicula di scienze, letteratura ed arti'', vol. 3, 1870, [https://books.google.it/books?id=ds9IAAAAcAAJ&pg=PA507 p. 507].</ref><br />L'Italia è fatta, gli Italiani sono da farsi.<ref group="fonte" name=carpi>Citato in Leone Carpi, ''L'Italia vivente: {{small|aristocrazia di nascita e del denaro-borghesia-clero burocrazia; studi sociali}}'', F. Vallardi, 1878, p. 229.</ref>
:{{NDR|[[Citazioni errate|Errata]]}} La frase viene spesso attribuita a d'Azeglio in diverse forme. In realtà essa rappresenta una sintesi non completamente fedele di un [[#Il primo bisogno|pensiero espresso]] dallo stesso d'Azeglio ne ''[[#I miei ricordi|I miei ricordi]]'': «[...] il primo bisogno d'Italia è che si formino Italiani dotati d'alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani.»<ref group="fonte" name=gigante/><ref group="fonte" name=studicassinati/> Molte fonti riportano che il primo a citare la frase di d'Azeglio in questa forma fosse stato [[Ferdinando Martini]] nel 1896<ref group="fonte" name=studicassinati/> e per questo motivo qualcuno arriva ad attribuire questa versione della frase allo stesso Martini.<ref group="fonte" name=magdi/><ref group="fonte">{{cfr}} {{en}} Timothy Baycroftm e Mark Hewitson, ''What Is a Nation?: Europe 1789-1914'', OUP Oxford, 2006, [https://books.google.it/books?id=VG01nx2vezoC&pg=PA256 p. 256]. ISBN 0191516287</ref> In realtà le prime attribuzioni a d'Azeglio di questa versione (o comunque di versioni molto simili) della frase risalgono a ben prima del 1896: ''Rivista sicula di scienze, letteratura ed arti'' (1870), conferenze di [[Francesco De Sanctis]] a Napoli (1872-1873), ''L'Italia vivente'' di Leone Carpi (1878).<ref group="fonte" name=gigante/><ref group="fonte" name=rivi/><ref group="fonte" name=carpi/>
 
*Se vogliono fare l'Italia, bisognerà che pensino prima a fare un po' meno ignoranti gli Italiani.<ref group="fonte">Citato in [[Ferdinando Martini]], ''Illustrazione italiana'', 16 febbraio 1896, p. 99.</ref>
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===Citazioni===
*[...] gl'Italiani hanno voluto far un'[[Italia]] nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ''ab antico'' il loro retaggio; perché pensano a riformare l'Italia, e nessuno s'accorge che per riuscirci bisogna, prima, che riformare sé stesso; [...]. (''Origine e scopo dell'opera''; vol. I, pp. 6-7)
*{{Ancora|Il primo bisogno|[...] il primo bisogno d'Italia è che si formino Italiani dotati d'alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani.}}<ref>Per approfondire sulla citazione, vedi la sezione [[#Attribuite|Attribuite]].</ref> (''Origine e scopo dell'opera''; vol. I, p. 7)
*L'Italia è l'antica terra del ''[[dubbio]]''. [...] Il dubbio è un gran scappafatica; lo direi quasi il vero padre del ''dolce far niente'' italiano. (cap. I; vol. I, pp. 30 e 33)
*[...] non è l'ingegno sottile (''l'esprit'') quello che forma le [[nazione|nazioni]]; bensì sono gli austeri e fermi caratteri: [...]. (cap. I; vol. I, p. 33)